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Beato Michele Pini Monaco

27 gennaio

Firenze, 1445 c. - 1522


Michele Pini era fiorentino, forse di famiglia senese. Non si sa nulla della sua vita prima del suo ingresso nell'eremo di Camaldoli, che avvenne nel primo anno del '500. E anche della sua vita nell'eremo quasi nulla, probabilmente, ci sarebbe rimasto, se un caso poco comune non ci avesse tramandato le sue virtù e anche le sue parole.
Il caso fu questo: nel 1510, un nobile veneziano, Tommaso Giustiniani, chiese di essere ammesso nell'eremo di Camaldoli. I superiori, naturalmente, presero un po' di tempo, per accertarsi della sincerità nella vocazione dell'insolito postulante. Nel frattempo, il Giustiniani salì a Camaldoli, osservò il luogo, i religiosi, la loro vita.
Ed ecco che cosa scrisse di Don Michele Pini: " C'è un solitario, già prete secolare, eremita da più di cinque anni... L'ho visitato il giorno del mio arrivo, con il reverendissimo Padre generale. A mio avviso, ha circa sessant'anni. " Ha una lunga barba bianca, e sembra un secondo San Girolamo. E' un po' pallido, ma non troppo magro. Sembra di natura dolce, e pieno di santa umiltà. A giudicare dalle poche parole che mi ha detto quando gli ho fatto visita, mi è parso pieno di prudenza e assai spirituale.
" Quando il Generale gli ebbe detto che ero colui di cui gli aveva parlato, mi dichiarò che avrei fatto bene se, seguendo le parole del nostro Santissimo Signore, avessi abbandonato tutto per seguire il Signore, il quale ha promesso eterna felicità a chi lo segue...
" Tali parole sono press'a poco quelle da lui dettemi al momento del mio arrivo e del commiato, quando mi ha abbracciato. Richiestolo di pregare per me, mi ha risposto: "E tu, figlio mio, prega affinché Dio esaudisca le preghiere che ho già rivolto a te, e che ancora rivolgerò; e prega per la mia salvezza" ".
Qualche mese dopo, Tommaso Giustiniani prese anch'egli l'abito bianco dei Camaldolesi. Restò sempre grande ammiratore dell'eremita alle cui preghiere si era raccomandato. Lo volle per proprio confessore e consigliere spirituale, soprattutto nell'opera di riforma che il Giustiniani intraprese. Con dolore se ne distaccò, quando i Superiori lo inviarono a fondare una nuova Congregazione di eremiti.
Il Beato Michele Pini resta così, nel secolare ricordo, come figura di perfetto camaldolese, esemplare tra tutti gli esemplari confratelli.
Contemplativo, più che uomo di azione; mistico, più che riformatore, viveva nella fede come in una realtà tangibile. Alla fine della sua vita, poteva dire, al suo commosso discepolo: " Per me, ormai, la fede è diventata una conoscenza vera e certissima ".


Fonte:
Archivio Parrocchia

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Aggiunto/modificato il 2001-10-30

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