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Beata Maddalena Panattieri Domenicana
13 ottobre
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Trino, Vercelli, 1443 - 1503
Da principio, le opere di Maddalena Panattieri furono più che altro di misericordia. Ebbe una speciale predilezione per i fanciulli nei quali, come il Savonarola, vedeva l'innocenza e l'avvenire del mondo. Ma il successo maggiore lo ottenne, non tanto come predicatrice, quanto come maestra di spiritualità. Ella catechizzava in una piccola cappella e le sue modeste conferenze furono destinate, sul principio, a un gruppo di donne, le quali riconoscevano nella Panattieri un'ottima consigliera. A poco a poco, qualche uomo si uni alle donne, ed avvenne che gli stessi sacerdoti dei luogo si sentirono attratti dalla parola ispirata della terziaria domenicana. La Panattieri insisteva soprattutto sulla riforma dei costumi, e spesso trattava il problema dell'usura, vivo e scottante in quel tempo, in cui la moneta scarseggiava e i commerci si andavano fortemente espandendo. Per merito della Panattieri, Trino divenne un centro di predicazione. Il Priore generale dei Domenicani vi giunse da Milano, e da ogni parte del Piemonte molti predicatori andavano - diciamo così - a prendere l'imbeccata a Trino, dove, d'altra parte, la terziaria domenicana non si insuperbiva ma, al contrario, dava prova di profonda umiltà. Ad un uomo che, urtato dalle sue parole, la colpì con uno schiaffo, la Panattieri, cadendo in ginocchio, disse evangelicamente: "Fratello, ecco l'altra guancia; colpisci pure. Ti ringrazio per amore di Cristo". Come il Savonarola, ella fu profetessa di sventure, e nelle sue prediche ripeteva il grido che ritroviamo anche nei sermoni del domenicano di San Marco: "Guai all'Italia! Vedo avvicinarsi il flagello".
Martirologio Romano: A Trino nel Monferrato in Piemonte, beata Maddalena Panatieri, vergine, suora della Penitenza di San Domenico.
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Maddalena Panattieri fin dai primi anni apparve un’anima tutta piena di grazia. Adorna di rara bellezza, seppe sfuggire all’insidiosa rete della vanità in cui restano impigliate miseramente tante giovinette, e suo specchio fu solo il Crocifisso. Vestì giovanissima l’Abito del Terz’Ordine di San Domenico abbracciando con gran fervore tutte le austerità dell’Ordine. Portò sempre la ruvida camicia di lana, osservò con estremo rigore l’astinenza e i lunghi digiuni, e nelle veglie fu eroica. Fece suo il duplice spirito di contemplazione e di azione, divenendone espressione vivente. Contemplò con appassionato amore la Passione di Gesù, meritando di partecipare nell’anima e nel corpo a tutti i dolori del Salvatore. Si accese di zelo per la salvezza delle anime per le quali lavorò e pregò. Ebbe il dono della predicazione, e in una cappella accanto alla chiesa dei Domenicani di Trino, teneva calde esortazioni a cui non disdegnavano di assistere sacerdoti e religiosi, e perfino il Maestro dei Novizi vi conduceva i suoi giovani religiosi. Aveva un’arte tutta celeste per piegare gli animi al bene, e si deve alle sue opere se i Domenicani di Trino abbracciarono la stretta osservanza restaurata da Raimondo da Capua. Il Marchese di Monferrato ebbe per lei particolare venerazione e la chiamava la “sua mamma". Del resto fu la mamma di tutti, e da tutti fu amata. Predisse la sua morte, avvenuta il 13 ottobre 1503, e quando fu in agonia, con voce dolcissima, intonò l’Inno “Jesu nostra Redemptio” e “l’Ave Maris stella”. Papa Leone XII il 26 settembre 1827 ha confermato il culto. Il suo corpo, sepolto nella chiesa conventuale, fu subito oggetto di molta venerazione. Nascosto nel secolo XVII nel vicino oratorio di San Pietro Martire, fu rinvenuto nel 1964. Nel 1970, con l’autorizzazione della Santa Sede, fu solennemente ricollocato nella chiesa.
Autore: Franco Mariani
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