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San Cipriano di Calamizzi Abate

20 novembre

m. 20 novembre 1190

Martirologio Romano: In Calabria, san Cipriano, abate di Calamizzi, che, custodendo fedelmente gli insegnamenti e gli esempi dei Padri orientali, fu severo con se stesso, generoso con i poveri e per tutti buon consigliere.


Alcuni km sopra Pavigliana, località situata sulle colline a Sud-Est di Reggio Calabria, vi sono una serie di grotte, testimonianze di una presenza attiva di eremiti che qui conducevano vita ascetica in penitenza ed in preghiera.
Proprio in queste grotte trascorse parte della sua vita un santo tra i più importanti di Reggio, cioè San Cipriano.
Nacque verso il 1110-1120 da una nobile e ricca famiglia; il padre era medico ed anche Cipriano divenne ben presto, come attestano i biografi, “esperto della scienza medica”. Tuttavia alla salute fisica, preferì quella spirituale: a 25 anni chiese di far parte dei monaci del monastero del SS.mo Salvatore di Calanna.
La austera vita monacale caratterizzata da veglie, lavoro e penitenze, non lo convinse completamente; pertanto chiese ed ottenne dal Superiore di praticare vita eremitica. Si ritirò nei possedimenti paterni a Pavigliana, dove vi era una Chiesa dedicata a Santa Veneranda martire.Qui trascorse venti anni nella più totale solitudine, lavorando attivamente per guadagnarsi da vivere, pregando, meditando e facendo penitenza.
La notizia della sua presenza si diffuse ben presto nella vallata, conseguentemente tutti gli abitanti dei centri vicini, si recavano da lui per ottenere aiuti di ogni tipo, particolarmente per le loro infermità; alcuni chiedevano anche di poter restare con lui. In questo stesso tempo moriva l’abate del monastero di San Nicola di Calamizzi, Paolo, ed i monaci si recarono da Cipriano che aveva sessant’anni, per chiedergli di essere loro nuovo abate. L’eremita, pensando che questa fosse volontà di Dio, accettò. Durante questo periodo, Cipriano incitò con ogni modo la vita spirituale e culturale di tutti i monaci, fece restaurare la Chiesa, costruire il campanile, le celle per i confratelli, il refettorio, acquistò arredi e libri.
Ormai la sua attività non conosceva sosta: di giorno lavorava e curava gli ammalati, di notte pregava. Mangiava e dormiva quanto era appena sufficiente per sopravvivere.
Non mancarono purtroppo per lui le sofferenze; soprattutto perché cadde dal carro che utilizzava per spostarsi, procurandosi la frattura di una gamba che lo rese claudicante per tutta la vita.
Cipriano morì il 20 novembre 1190 dopo aver chiesto perdono a tutti; venne seppellito nella Chiesa del monastero, distrutta dal terremoto del 1783. I monaci che popolavano l’edificio, restarono prodigiosamente illesi.
L’Arcidiocesi di Reggio Calabria- Bova ricorda San Cipriano abate il 20 novembre con memoria obbligatoria.

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Aggiunto/modificato il 2001-11-02

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