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Beato Guglielmo di Fenoglio Laico certosino

19 dicembre

1065 - 1120

Nato nel 1065 a Garresio-Borgoratto, diocesi di Mondovì, il beato Guglielmo di Fenoglio, dopo un periodo di romitaggio a Torre-Mondovì, si trasferì a Casotto - sempre in zona - dove dei solitari vivevano secondo lo stile di san Bruno, fondatore dei Certosini. Fu così tra i primi religiosi della Certosa di Casotto. Vi morì da fratello laico (è patrono dei conversi certosini), intorno al 1120. La tomba fu da subito meta di pellegrini. Pio IX confermò il culto nel 1860. Tra le circa 100 raffigurazioni note del beato (solo nella Certosa di Pavia ce ne sono 22) una fa riferimento al leggendario «miracolo della mula». Guglielmo vi è ritratto con una zampa dell'animale in mano. Con essa si sarebbe difeso da alcuni malintenzionati per poi riattaccarla al corpo dell'equino.

Emblema: Zampa di mula

Martirologio Romano: Nella Certosa di Casotto in Piemonte, beato Guglielmo da Fenoglio, religioso, che aveva condotto in precedenza vita eremitica.


Il beato Guglielmo Fenoglio, nato a Garessio (in provincia di Cuneo) nel 1065, è morto, con ogni probabilità nel 1120, nella Certosa di Valcasotto. E’ perlomeno sorprendente che un semplice converso (cioè “fratello laico) abbia goduto di così tanta fama non solo nel monregalese ma addirittura in mezza Europa (tra l’altro è patrono dei conversi certosini) e sia stato così frequentemente raffigurato in pitture e sculture (almeno cento raffigurazioni, alla faccia, magari, di altri santi molto più “famosi” , ma dall’iconografia scarsa se non inesistente). E questo non lo si può spiegare soltanto con la fama, che si era acquistato, di “santo dai miracoli burleschi” (stacca e riattacca la zampa ad una mula, dorme per cent’anni, patteggia con il diavolo per la costruzione di un ponte): Guglielmo è una personalità molto forte, che quasi magneticamente sa attrarre le folle grazie alla sua testimonianza di vita, alla sua disarmante semplicità ed all’ondata di eventi prodigiosi che si verificano anche dopo la sua morte. Quando, a 20 anni, fa il suo ingresso nella Certosa di Casotto ha già fatto un intenso cammino di perfezione e di profonda unione con Dio. Qui gli chiedono di provvedere ai viveri per il monastero, ed gli se ne va questuando per le cascine e i paesi della zona, spingendosi anche fino a Mondovì e Albenga. E’ il bersaglio preferito dei briganti che una volta infestavano le strade e che più di una volta gli portano via tutto quanto è riuscito ad ottenere in elemosina. Guglielmo va in crisi e si lamenta con il Priore, che tra il serio ed il faceto lo invita a difendersi “anche con la zampa della mula”. L’umile certosino, che dell’obbedienza ha fatto lo scopo della sua vita, alla prima occasione di assalto dei briganti “per obbedienza” afferra una zampa della mula, la stacca e la impugna come originale clava contro gli assalitori, che se la danno a gambe terrorizzati da quel gesto. Guglielmo rimette la zampa al suo posto e torna alla Certosa, ma nella fretta la riattacca a rovescio, così che la malcapitata mula zoppica in modo vistoso. Se ne accorge il Priore, e per accertare quanto di prodigioso effettivamente ci sia su quanto in giro si dice sul conto di Guglielmo, lo rimprovera per la sbadataggine e gli ordina di mettere la zampa come si conviene; cosa che Guglielmo fa con tutta naturalezza, staccando e nuovamente riattaccando, questa volta dal verso giusto, la zampa e scusandosi per il suo errore. Il tutto, naturalmente, senza che l’animale perda sangue o ragli dal dolore, come accertano il Priore e numerosi testimoni. Di questo fatto si è impadronita l’agiografia del Beato, che sempre lo rappresenta nell’atto di impugnare la fatidica zampa, tanto che nella Certosa di Pavia è scherzosamente chiamato “il santo del prosciutto”. Quando Guglielmo muore, attorno alla sua tomba si verificano prodigi, la gente accorre, il monastero è in subbuglio. Perché l’accorrere dei pellegrini non disturbi troppo la vita della Certosa (anche se fa piovere offerte, come attesta una donazione ex voto del 1224) spostano spesso il suo corpo, conservatosi prodigiosamente incorrotto per tre secoli, che però regolarmente ritorna nella sua posizione originaria. In piena era napoleonica, per paura di profanazioni, lo nascondono in qualche muro della Certosa, ma così bene che non sono più riusciti a trovarlo. Pio XI, il 29 marzo 1860, approva il culto di Guglielmo, ufficializzando con il titolo di beato quella venerazione che da sempre la gente ha avuto verso di lui. Viene festeggiato il 19 dicembre.

Autore: Gianpiero Pettiti
 


 

Guglielmo Fenoglio, nato nel 1065 a Valsorda-Borgoratto (Garessio, Cuneo), si sente attratto dalla vita solitaria. Decide di rifugiarsi nei pressi della vicina Torre Mondovì per condurre un’esistenza da eremita. Vuole cavarsela da solo. Per lui, infatti, importanti sono la Parola di Dio, la preghiera, il contatto con la natura, l’aiuto ai bisognosi. Si aggrega, poi, come semplice fratello laico, ad altri credenti solitari, in località Valcasotto (Cuneo), dove viene fondato un edificio religioso: la Certosa di Casotto. La vita dei certosini scorre operosa: si coltivano i campi, si curano le mandrie, si lavora il latte, si raccoglie la legna. Alcuni si recano al mercato a vendere o ad acquistare merce, altri riparano o costruiscono edifici.
Guglielmo ha il compito di viaggiare tra le campagne circostanti in compagnia di una mula, per caricare e trasportare granaglie e legumi. Il buon Guglielmo si inoltra fino ad Albenga (Savona) e a Mondovì (Cuneo). Purtroppo spesso è vittima di attacchi da parte dei briganti che infestano la zona e lo derubano senza tanti complimenti. La leggenda narra che un giorno Guglielmo abbia ricevuto dal priore un suggerimento scherzoso: «La prossima volta difenditi con la zampa della mula». Guglielmo, ingenuo e puro di cuore, appena incontra i malfattori ubbidisce al suo priore, così stacca una zampa all’animale brandendola minaccioso. I briganti, sconvolti da quanto hanno visto, scappano terrorizzati. Subito dopo il certosino rimette al suo posto la zampa alla mula, ma nella fretta la riattacca al contrario, senza che venga versata una goccia di sangue e senza che la mula emetta nessun lamento. Guglielmo torna nella Certosa con l’animale zoppicante. Il priore corre a vedere di persona ciò in cui non vuole credere e, notando la zampa della mula capovolta, ordina a Guglielmo di porvi rimedio. Ubbidiente, il certosino stacca la zampa e la rimette nel verso giusto, senza far emettere alcun raglio all’animale.
La leggenda narra anche di altri miracoli prima e dopo la morte del “Santo del prosciutto”, come viene chiamato Guglielmo, soprattutto di guarigioni da malattie e da epidemie. Muore nel 1120 nella Certosa di Casotto. Ancora oggi si possono ammirare antichi dipinti che lo raffigurano nel Santuario Madonna del Brichetto a Morozzo (Cuneo). E presso la Certosa di Pavia è visibile una scultura dove il Beato Guglielmo impugna il cosciotto della mula.


Autore:
Mariella Lentini


Fonte:
Mariella Lentini, Santi compagni guida per tutti i giorni

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Aggiunto/modificato il 2023-12-11

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