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Santi Felice e Fortunato Martiri di Aquileia

14 maggio

Già in S. Cromazio, i due martiri sono ricordati come ‘ornamento’ della città di Aquileia per i loro glorioso martirio. Ai due santi era dedicata una basilica aquileiese, sorta fra il IV e V secolo, a sud della città antica, in un’area cimiteriale. In una composizione di Venanzio Fortunato (sec. VI) Felice è detto vicentino e Fortunato aquileiese. Sono ricordati anche dal Martirologio geronimiano.

 

Patronato: Vicenza, Chioggia

Martirologio Romano: Ad Aquileia, oggi in Friuli, santi Felice e Fortunato, che onorarono questa cittą con il loro glorioso martirio.


Felice e Fortunato, fratelli vicentini dei quali non si hanno molte notizie certe, subirono il martirio ad Aquileia, forse nel 303, a seguito della persecuzione di Diocleziano: arrestati e condotti fuori della città nel quartiere oggi denominato di San Felice, furono decapitati. Nel luogo stesso del loro martirio la primitiva comunità cristiana aquileiese ne raccolse i resti e costruì un edificio di culto attorno al quale si sviluppò poi un cimitero cristiano. Il dissidio immediatamente sorto tra Vicenza ed Aquileia per l'attribuzione delle reliquie dei due martiri portò nella seconda metà del quarto secolo alla divisione dei corpi: Vicenza ebbe quello di San Felice, immediatamente deposto nel martyrion presso l'antica basilica omonima fuori delle mura della città, mentre ad Aquileia rimase la salma di san Fortunato, traslata in epoca longobarda a Malamocco e nel 1080 a Chioggia dove è tuttora conservata nella cattedrale. Questa divisione, che smonta la bizzarra e tardiva tradizione secondo la quale si separarono le teste dai corpi mischiandoli, risulta confermata tanto dalla testimonianza poetica di Venanzio Fortunato nel quinto secolo che dal privilegio redatto dal vescovo Rodolfo per il monastero di san Felice, mentre le analisi antropologiche redatte nel 1769 sui resti conservati a Vicenza convalidano l‚appartenenza ad un solo individuo, morto per decapitazione. Nonostante la spartizione delle reliquie, la memoria dei due fratelli martiri rimase comunque unita, fissata però al 14 agosto secondo la tradizione aquileiese, ereditata poi a Chioggia, e al 13 maggio a Vicenza, vicina invece alla tradizione ambrosiana. La tradizione del martire nella fede assume un risalto particolare: egli è visto come colui che, offrendo in sacrificio la vita per testimoniare la fede, ripercorre la Passione e morte di Cristo. Diventa in questo modo un esempio per tutta la Chiesa, degno della beatitudine celeste, tanto vicino a Dio per i propri meriti da poter intercedere per tutti i fedeli. Ecco perché la memoria dei martiri è per la Chiesa un giorno di festa e di celebrazioni speciali, mentre la conservazione delle loro reliquie ha richiesto l'erezione di spazi privilegiati per il loro culto e per l'incontro con Dio. I santi Felice e Fortunato sono titolari della basilica che sorge nell'omonimo corso a Vicenza, lungo l‚antica via consolare Postumia, nel luogo dove la prima comunità cristiana di Vicenza nel IV secolo aveva edificato un ambiente di culto ora chiamato 'basilica antica'. Le reliquie di San felice sono conservate assieme a quelle di Santa Bertilla, nell'altare maggiore della chiesa di Brognoligo di Monteforte d'Alpone.

Autore: Marco Benetti

 


 

All’inizio del quarto secolo, durante la violenta persecuzione contro i cristiani, decretata dagli imperatori Diocleziano e Massimiliano, si narra che i fratelli vicentini Felice e Fortunato si recarono ad Aquileia per ragioni di commercio.
I due fratelli, ferventi cristiani, furono scoperti un giorno mentre pregavano in un bosco: fatti subito arrestare dal prefetto Eufemio, dichiararono con grande coraggio la propria fede. Si corse a vari espedienti per indurli ad abbandonare la loro fede: si passò dalle lusinghe alle minacce, dalla proposta di bruciare l’incenso in onore degli imperatori alle torture che, a quanto narra la tradizione, dovettero essere sempre più gravi e strazianti.
Essi perseverarono nella loro testimonianza invocando il nome di Cristo. Risultando allora vana ogni forma di dissuasione, il prefetto ordinò che fossero decapitati. Condotti nei pressi del fiume Natisone, compresi della gravità del momento, Felice e Fortunato si abbracciarono con affetto e, in ginocchio, resero grazie a Dio, mentre i carnefici si accingevano a decapitarli.
 Di notte accorsero nel luogo del martirio alcuni cristiani di Aquileia e altri che provenivano dalla città natale dei due martiri: i primi per dare loro onorevole sepoltura, questi per trasportare i corpi a Vicenza.
Per non provocare l’ira del prefetto, si decise che le reliquie fossero divise tra Aquileia e Vicenza. Quelle assegnate ad Aquileia furono traslate nel tempo, attraverso vaie peripezie, prima a Grado, poi a Malamocco e nel 1110, insieme con la sede vescovile, a Chioggia dove furono collocate nella chiesa principale che divenne la Cattedrale, titolata alla Madre di Dio e con la ricostruzione del XVII secolo a Maria, Assunta in cielo.
Lo slancio di fede e di amore patrio con il quale il popolo clodiense accolse le reliquie dei Santi Martiri fu così ardente che ben presto furono proclamati Patroni principali della città e diocesi.
E l’entusiasmo non venne mai meno: lo testimoniano la devozione con cui si venerano le sacre spoglie, la cura prestata nella costruzione della cappella loro dedicata nel secolo XVII, la munificenza con cui si volle impreziosire la nuova urna d’argento e collocarla nel ricco ed artistico sacello ove tuttora, e specialmente nella ricorrenza annuale del loro martirio, i fedeli tributano l’omaggio della propria fede. Solennità nei vicariati di Chioggia e Sottomarina; Festa in tutte le altre chiese della diocesi.
Il 27 settembre, si ricorda, invece, la Traslazione delle Reliquie dei Santi Martiri Felice e Fortunato, patroni della città e diocesi, avvenuta nell’anno 1110, con il trasferimento della sede vescovile da Malamocco a Chioggia. Per una vera utilità pastorale, il Proprio, consiglia, a giudizio del rettore della Chiesa o del celebrante, di celebrare la messa comunitaria dei Santi Martiri.


Autore:
Giorgio Aldrighetti

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Aggiunto/modificato il 2008-05-14

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