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Santi Eleuterio ed Anzia Martiri

18 aprile

Le vicende di Eleuterio, narrate in atti greci e latini, lo descrivono come figlio di Anzia, ordinato diacono, prete e vescovo da Aniceto. Inviato in Illirico, fu catturato e condotto a Roma per essere giudicato da Adriano. Il colloquio si concluse con la condanna a morte di Eleuterio e di sua madre, avvenuta il 15 dicembre. La tradizione latina offre una versione alternativa: Eleuterio sarebbe stato vescovo ad Aeca (Troia) in Puglia e martirizzato a Roma con la madre il 18 aprile, con i loro corpi traslati ad Aeca.



ELEUTERIO, vescovo dell’ILLIRICO, e ANZIA, sua madre, santi, martiri.

Non è da confondere con il Sant'Eleuterio di Parenzo, ricordato anch'egli il 18 aprile.
Gli Acta di Eleuterio, sia quelli greci (BHG, I, pp. 173-74, nn. 568-71b), sia quelli latini (BHL, I, p. 368, nn. 2450-52), sono molto leggendari. Secondo quelli greci, posteriori al sec. V, Eleuterio figlio di Anzia, vedova del console Eugenio, fu ordinato diacono e prete e consacrato poi vescovo da un certo Aniceto. Inviato come vescovo nell’Illirico, fu prelevato dal comes Felice per essere portato a Roma al giudizio dell’imperatore Adriano. Il colloquio, cominciato con promesse, finì con la condanna a morte di Eleuterio e di sua madre. Il martirio avvenne il 15 dicembre.
Una traduzione latina (BHL, I, p. 368, n. 2452) del testo greco, anteriore al sec. VIII, dice che Aniceto, dopo aver consacrato E., lo destinò vescovo in Apuliam Aecanam civitatem. Questi, insieme con la madre, ritornato a Roma, vi fu ucciso il 18 aprile. I cittadini di Aeca rapirono i corpi dei due martiri e li portarono nella loro città. La qualifica “Episcopi Illyrici” è entrata nel Martirologio Romano per opera del Baronio, il quale l’ha presa da libri greci, e le relazioni di E. con Aeca sembrano, secondo Delehaye, puramente artificiali. Così Floro ha letto, per errore, Apuliam Aecanam come Apuliam Messenam e il suo errore è entrato nel Vetus Romanum e quindi nel Martirologio Romano, ma Eleuterio non ha niente a che vedere con Messina.
Mentre sulla vita di Eleuterio nulla si sa, il suo culto è molto antico ed è bene accertato. Il suo nome (alcune volte nella forma latina di Liberalis) è nei sinassari greci ai giorni 15 dicembre e 21 o 20 luglio; nel Martirologio Geronimiano al 18 aprile e nuovamente al 5 settembre e al 24 novembre (“in civitate Riatensi”, cioè Rieti, dove era venerato); nel Calendario Marmoreo di Napoli al 18 aprile; nei libri mozarabici alla stesa data. Anche i libri liturgici sono testimoni di tale culto.
Numerose chiese sorgevano in Italia in onore di questo santo: a Roma, sulla via Labicana, a Nepi, a Vasto e a Parenzo d’Istria dove era solennizzato il 18 aprile come a Aeca. A Chieti era venerato il 21 maggio, come a Benevento, a Salerno, a Sulmona; il 13 maggio a Terracina; il 23 ad Arce, e il 31 dicembre a Canne in Puglia, come vescovo locale, figlio di Evanzia (corruzione di “Anzia”). Il famoso monastero di Maiella è pure dedicato a s. Liberatore e da lui ha preso il nome S. Eleuterio presso l’antica Aequum Tuticum degli Irpini, sulla via Traiana.
Venendo a qualche conclusione, si può dire, col Lanzoni, che l’identificazione con un martire romano Liberalis non è da escludersi. Nel cimitero ad clivum Cucumeris era sepolto il martire romano Liberale. Qui venivano i pellegrini a venerarlo nel sec. VII secondo gli itinerari, e due iscrizioni, posteriori a Damaso, situate presso il sepolcro, pretendevano che egli fosse stato prima del martirio “patricio clarus de germine consul”.


Autore:
Filippo Caraffa

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Aggiunto/modificato il 2002-10-12

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