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San Ciriaco di Buonvicino Abate

19 settembre

Buonvicino (Cosenza), sec. X - † Buonvicino, 19 settembre 1030

Nato a Buonvicino (Cosenza), nella diocesi di San Marco Argentano, verso la metà del X secolo, fin da giovane fu anacoreta, prima in una grotta presso Buonvicino, poi da cenobita nel monastero di Santa Maria dei Padri presso Trepidone, dove in seguito fu abate per molti anni. Nella valle del fiume Crati, sulla Sila Grande, la sua fama si diffuse presto: in molti si accostarono alla vita monastica. Fu convocato a Costantinopoli dall'imperatore d'Oriente Michele IV († 1041) che si vide la figlia posseduta dal demonio guarita grazie al santo abate. Ciriaco morì a Buonvicino il 19 settembre 1030. Fu sepolto nella chiesa dell'abbazia di Santa Maria dei Padri. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Buonvicino vicino a Cosenza in Calabria, san Ciriaco, abate.


S. Ciriaco nacque nel paese di Buonvicino (Cosenza), diocesi di San Marco Argentano, verso la metà del X secolo; visse da anacoreta in una grotta, poi entrò da cenobita nel monastero greco di S. Maria dei Padri, presso Tripidoro; in seguito ne fu nominato abate, carica che mantenne a lungo.
La fama della sua santità si diffuse in tutta la valle del fiume Crati, che sorge sulla Sila Grande, bagna Cosenza e la piana di Sibari; tanti uomini furono attirati da tale fama, desiderosi di vestire “l’abito angelico”, come veniva definito l’abito dei monaci osservanti la Regola di s. Basilio (basiliani).
Nello stesso tempo anche sua sorella Maria, fondava a Romano contrada di Buonvicino, un monastero femminile, che ebbe una buona fioritura.
Ciriaco fu convocato a Costantinopoli dall’imperatore d’Oriente Michele IV, ‘il Paflagone’ († 1041), dove gli guarì la figlia posseduta dal demonio, l’imperatore per riconoscenza, gli diede ampi privilegi per il suo monastero, con donazioni di terre e chiese, nei territori di Trigiano e Malvito (Cosenza).
Il santo abate morì a Buonvicino il 19 settembre 1030 e fu sepolto nella chiesa dell’abbazia di S. Maria dei Padri, che da allora venne intitolata al suo nome; sul suo sepolcro fiorirono vari miracoli, per cui i fedeli di Buonvicino lo acclamarono santo, come spesso avveniva allora, il paese lo festeggiò con solennità e lo proclamò suo patrono.
Al tempo del vescovo di San Marco Argentano, Defendente Brusato (1633-47), il padre Daniele da Coserica, predicando la Quaresima a Buonvicino, dichiarò di avere saputo con un avvertimento soprannaturale, che il corpo di s. Ciriaco, giaceva nell’acqua e quindi rischiava la completa distruzione; il popolo fu scettico, allora il predicatore aprì di notte il sepolcro, trovandolo allagato, mentre le ossa emanavano un soave odore.
Il vescovo intervenne e con altri dignitari fece una pubblica esumazione; si trovarono tre cassette con epigrafi greche contenenti i corpi di s. Ciriaco e di due monaci bizantini Cipriano e Basilio; un ossicino del santo fu posto in una teca, appesa poi alla statua del santo, che si porta annualmente in processione, il resto delle ossa fu chiuso in una nuova cassa, sistemata in luogo più decoroso.
Il rogito notarile dell’esumazione, andò perso nel 1647 durante un assalto al palazzo vescovile, di un gruppo di facinorosi.
La festa della ricognizione delle reliquie, il 16 aprile, prese il sopravvento su quella del 19 settembre, giorno della sua morte. Il suo culto è ancora molto vivo a Buonvicino e dintorni.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2002-12-27

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