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San Gemino Anacoreta

9 ottobre

Siria sec. VIII – Ferento (Viterbo), 9 ottobre, 915


S. Gregorio Magno, narra di un’eremita Isacco venuto dalla Siria e morto a Spoleto nel 550; questo per spiegare che era frequente che eremiti pellegrini, provenienti dall’Oriente, finissero i loro giorni nell’Italia Centrale.
Così potrebbe essere stato per Gemino, ma in seguito alla grande venerazione popolare che gli venne tributata, un anonimo autore, riempì i vuoti con un racconto leggendario in parte reale, in parte rifacendosi ad analoghe biografie.
Esso afferma che Gemino nacque in Siria nella seconda metà del secolo VIII, dal padre pagano Milisieno e da Belliade; si convertì al Cristianesimo e dopo aver esercitato, come il padre, il mestiere delle armi, decise di dedicarsi in Siria, alla vita eremitica, rinunciando ad una sicura carriera nella pubblica amministrazione.
Come i pellegrini eremitici di allora, prese a girare per vari luoghi, finché si trasferì definitivamente in Italia. Sbarcato sulle coste marchigiane, dimorò per un certo periodo nella zona di Fano (nel monastero di San Paterniano); poi si addentrò all’interno, giungendo verso Spoleto, ed infine arrivò nell’umbra ‘Casventum’, in provincia di Terni, qui condusse vita eremitica e penitente, suscitando la grande ammirazione del popolo che a lui accorreva per i suoi consigli.
Questa città venne poi distrutta da un attacco saraceno e quando fu ricostruita, cambiò il nome in San Gemini, in onore del santo anacoreta poi eletto a suo patrono; chiamata anche Sangemini, oggi è notoriamente conosciuta per le sue sorgenti di acqua minerale.
Negli ultimi anni della sua vita Gemino, entrò in un monastero benedettino, morì a Ferento, cittadina etrusca in provincia di Viterbo, il 9 ottobre 915, quindi centenario.
E’ venerato oltre che a San Gemini, anche a Narni e Viterbo, dove sono conservate alcune sue reliquie.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2003-02-06

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