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Sant' Angela della Croce (María de los Ángeles Guerrero González) Fondatrice

2 marzo

Siviglia, Spagna, 30 gennaio 1846 - 2 marzo 1932

«Farsi povero con il povero per portarlo a Cristo» era il motto di sant’Angela della Croce e dell’Istituto religioso da lei fondato, le Sorelle della Compagnia della Croce. Nata a Siviglia nel 1846 come María de los Ángeles Guerrero y González, a dodici anni iniziò a lavorare in un calzaturificio per aiutare la famiglia. Passava molto tempo in preghiera e il 22 marzo 1873, durante le orazioni, vide Cristo crocifisso e un'altra croce vuota, di fronte alla sua. Capì che il suo compito doveva essere stare vicina a Gesù e offrirsi per le anime dei poveri. Guidata dal suo direttore spirituale, il canonico José Torres Padilla (per il quale è in corso la causa di beatificazione e canonizzazione), entrò tra le Carmelitane Scalze, poi tra le Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli, ma in entrambi i casi dovette uscirne per ragioni di salute. Tornata a casa, iniziò un diario, nel quale cominciò ad abbozzare la fisionomia di un nuovo Istituto, dedito alla carità soprattutto verso gli infermi. Le Sorelle della Compagnia della Croce nacquero nel 1875 e vennero approvate dalla Santa Sede nel 1904. La “madre dei poveri”, così madre Angela era nota a Siviglia, si spense a ottantasei anni, il 2 marzo 1932. Fu beatificata da san Giovanni Paolo II a Siviglia il 5 novembre 1982 e canonizzata a Madrid, dallo stesso Pontefice, il 4 maggio 2003. I suoi resti mortali sono venerati nella cappella della casa madre delle Sorelle della Compagnia della Croce a Siviglia.

Martirologio Romano: A Siviglia in Spagna, sant’Angela della Croce Guerrero González, che, fondatrice dell’Istituto delle Suore della Croce, non tenne per sé alcun privilegio che non riservasse anche ai poveri, che ella era solita chiamare suoi padroni e servire in tutto.


L’infanzia
María de los Ángeles Guerrero y González nacque a Siviglia il 30 gennaio 1846 da Francisco Guerrero e Josefa González, genitori di modeste condizioni sociali, pieni di virtù cristiane. Fu battezzata il 2 febbraio nella parrocchia di Santa Lucia coi nomi di María de los Ángeles Martina de la Santísima Trinidad, ma tutti la chiamarono Angelita. I suoi ebbero in tutto quattordici figli, sei dei quali arrivarono alla maggiore età.
Angelita crebbe in un ambiente molto religioso, aiutando i suoi genitori nei lavori manuali, specie nel cucito. Di carattere molto docile e discreto, suscitava profonda ammirazione in quanti la conoscevano. A otto anni fece la Prima Comunione e, l’anno successivo, ricevette la Cresima.
Ancora piccola dovette lasciare la scuola per lavorare in un laboratorio di calzature. Nonostante ciò amava appartarsi per dedicarsi alla preghiera e alle mortificazioni. La maestra del laboratorio era una donna molto religiosa, che faceva leggere le vite dei Santi durante il lavoro e faceva recitare ogni giorno il Rosario alle sue operaie.

Una guida preziosa per la ricerca della vocazione
Fu sempre lei a presentare ad Angelita, quando aveva sedici anni, il canonico José Torres Padilla, che a Siviglia era considerato una sapiente guida spirituale, tanto da essersi meritato il soprannome di “El Santero”, ossia “il costruttore di santi”.
Tre anni dopo, seguendo il suo consiglio, chiese di poter entrare fra le Carmelitane Scalze come religiosa conversa, ossia addetta ai servizi più umili. Tuttavia non venne ammessa, a causa della sua salute debole.
Rientrò in famiglia in tempo per poter dare il proprio sostegno durante l’epidemia di colera che era esplosa a Siviglia. In particolare, Angelita assisteva i poveri ammassati nei cortili delle case popolari. Intanto, però, il suo desiderio di consacrarsi a Dio e al servizio del prossimo non veniva meno.
Il canonico Torres, a quel punto, la indirizzò verso le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. Angelita iniziò il postulandato nell’ospedale di Siviglia ma ebbe di nuovo problemi di salute. Le Figlie della Carità fecero di tutto per aiutarla, trasferendola a Cuenca, a Valencia e di nuovo a Siviglia. Dato che non migliorava, alla fine venne costretta a lasciare il noviziato. La famiglia la riaccolse e la curò, tanto che poté riprendere a lavorare nel laboratorio di calzature.

Nuove luci per il suo cammino
Il canonico Torres, intanto, era dovuto partire per Roma come consultore teologo del Concilio Vaticano I. Nel 1870, quando i lavori vennero sospesi a causa della guerra franco-prussiana e dell’occupazione di Roma da parte dell’esercito del Regno d’Italia, riuscì a tornare a Siviglia.
Angelita si affidò nuovamente alla sua guida spirituale, in attesa di capire la volontà di Dio per lei. Il 1° novembre 1871, a venticinque anni, con un atto privato promise al Signore di vivere secondo i consigli evangelici.
Il 22 marzo 1873, mentre pregava, le parve di vedere il Calvario con Cristo crocifisso: di fronte alla sua Croce ne scorse un’altra, vuota. Questo le ispirò di immolarsi insieme a Gesù per la salvezza delle anime, specie di quelle dei poveri.
Seguendo con ubbidienza i consigli del direttore spirituale, nel tempo libero dal lavoro prese a scrivere un diario spirituale, nel quale esponeva dettagliatamente la regola di vita di una comunità di religiose. Quando il canonico Torres giudicò che fosse venuto il tempo opportuno, Angelita lasciò il lavoro e la casa paterna.

La nascita delle Sorelle della Compagnia della Croce
Nel giugno 1875 si unirono a lei tre giovani, con le quali cominciò a far vita comune il 2 agosto del medesimo anno, in una stanzetta in affitto in via San Luis 13. Le quattro donne iniziarono quello stesso giorno a visitare e a curare gli ammalati poveri, tanto che si dimenticarono di preparare il pranzo.
Fu quello l’inizio delle Sorelle della Compagnia della Croce, per la cura degli infermi nell’esercizio della più ardente carità. Il motto che la fondatrice diede alla nuova famiglia religiosa e che cercò di vivere in prima persona fu «Farsi povero con il povero per portarlo a Cristo».

L’espansione dell’Istituto
Non tardò l’apertura delle prime case filiali, a cominciare da quella di Utrera nel 1877. L’anno successivo morì il canonico Torres, che era stato il primo direttore ecclesiastico della Compagnia della Croce, come il nuovo Istituto era chiamato per brevità.
L’operato delle religiose ebbe un impatto enorme sulla Chiesa e sulla società sivigliane di quel tempo. Erano tanto apprezzate che, perfino in tempi di persecuzione religiosa, i cittadini non permisero che venisse fatto loro del male. Nel 1898 papa Leone XIII concesse all’Istituto il Pontificio Decreto di lode, mentre san Pio X diede l’approvazione definitiva nel 1904.

Lo stile di suor Angela
Suor Angela della Croce, come si chiamò dopo la professione dei voti, seguiva personalmente l’apertura delle nuove case e si teneva in contatto con le superiore locali. Voleva che gli ambienti fossero austeri, ma gli arredi più belli dovevano essere riservati alla cappella.
Umile ed energica, seppe infondere nell’animo delle sue figlie un crescente spirito di dedizione e di carità verso i bisognosi. Per questo, ammirata da tutti, venne chiamata dal popolo «madre dei poveri». Naturale e semplice, rifuggì da ogni gloria umana, ricercò la santità con uno spirito di mortificazione al servizio di Dio e dei fratelli.
Fu eletta per la prima volta madre generale nel 1907. Per quattro volte le consorelle non vollero altra superiora a parte lei. Nel 1928, però, la Santa Sede ordinò che l’arcivescovo di Siviglia riflettesse se farla rieleggere o meno. Dopo un lungo discernimento, stabilì che il Capitolo dovesse eleggere un’altra sorella al posto suo, dato che lei era ormai molto anziana.
Quando il visitatore apostolico lesse il decreto, suor Angela s’inginocchiò davanti a lui, gli baciò i piedi e commentò: «Dio ricompensi Dio». Da allora fu superiora generale onoraria e consigliera spirituale di tutte le suore.

La malattia e la morte
Nel giugno 1931 fu colpita da un’embolia cerebrale e rimase paralizzata nella parte destra del corpo. A luglio perse definitivamente l’uso della parola. Per tutta la malattia rimase sdraiata su un tavolaccio di legno, non su un materasso, nella casa generalizia di Siviglia.
Alle 2.40 del 2 marzo 1932 si mise seduta, poi alzò le braccia al cielo, compreso quello destro, aprì gli occhi e sorrise. Emise tre sospiri, poi si lasciò cadere, ormai priva di vita. Aveva ottantasei anni. Una folla di almeno settantamila persone sfilò di fronte alla sua salma, alla quale fu concessa sepoltura privilegiata nella cripta della casa generalizia.

La causa di beatificazione fino al decreto sulle virtù eroiche
La sua causa di beatificazione e canonizzazione cominciò col processo informativo, svolto presso la diocesi di Siviglia dal 1938 al 1946. Il 25 luglio 1952 si ebbe il decreto sugli scritti. La causa fu introdotta presso la Sacra Congregazione dei Riti, l’organismo competente all’epoca, il 10 febbraio 1960; era la tappa per cui, in base alla legislazione dell’epoca, si apriva la fase romana.
Seguì quindi il processo apostolico, dal 1960 al 1964. Il 18 maggio 1962 fu emesso il decreto sull’assenza di culto. Il decreto di convalida degli atti del processo informativo e di quello apostolico, invece, porta la data del 25 settembre 1965.
In seguito alla riunione della commissione degli officiali e dei consultori della Congregazione delle Cause dei Santi, il 10 giugno 1975, e della riunione dei cardinali e dei vescovi membri della stessa Congregazione, il 7 ottobre dello stesso anno, il Papa san Paolo VI autorizzò, il 12 febbraio 1976, la promulgazione del decreto con cui madre Angela veniva dichiarata Venerabile.

Il miracolo per la beatificazione
Come presunto miracolo per ottenere la sua beatificazione fu preso in esame il caso di Concepción García Núñez, una donna di ventidue anni, che nel 1931, a causa della tubercolosi, aveva perso il polmone sinistro.
Nel febbraio 1938 ebbe una infiltrazione polmonare acuta e ipertossica. In seguito si presentarono complicazioni nel sistema circolatorio, in quello nervoso e ai reni, in seguito alle quali la donna entrò in coma per ipervirulenza. I medici la giudicarono ormai in fin di vita.
Un’amica di famiglia portò a sua madre una reliquia di suor Angela e andò al convento delle sue suore per prendere alcuni santini con la novena, che quella sera stessa fu iniziata dai familiari di Concepción e di quella sua amica.
Quando le furono amministrati gli ultimi Sacramenti, precisamente mentre riceveva il Viatico, Concepción ripeté il nome di suor Angela, chiedendo espressamente la sua intercessione. Al secondo giorno della novena, le sue condizioni migliorarono e, l’ultimo giorno, non fu più in pericolo di vita. Concepción morì nel 1995, per cause estranee alla precedente malattia.

La beatificazione
Il 12 luglio 1982, il Papa san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto con cui la guarigione veniva riconosciuta come miracolo ottenuto per intercessione di suor Angela. Lo stesso Pontefice la beatificò il 5 novembre 1982 a Siviglia, durante il suo primo viaggio apostolico in Spagna, fissando la sua memoria liturgica al 5 novembre, giorno anniversario della beatificazione.
Alla celebrazione, la prima del genere avvenuta in Occidente fuori dal territorio vaticano, era presente la superiora generale della Compagnia della Croce, madre Maria della Purissima della Croce, che a sua volta fu beatificata il 18 settembre 2010 e canonizzata il 18 ottobre 2015.

Il miracolo per la canonizzazione
Il miracolo esaminato per la canonizzazione ebbe luogo ad Alcázar de San Juan, a Teodoro Molina Navarro, all’epoca tredicenne. Nel novembre 1986 perse la vista dall’occhio destro, dopo aver avuto vomito e intenso mal di testa. Fu sottoposto a varie visite mediche, dalle quali emerse che aveva avuto un’embolia e che, se l’episodio si fosse ripetuto, sarebbe stato meglio che avesse danneggiato l’occhio destro, o avrebbe rischiato seri danni cerebrali.
Sua nonna, Juliana Calcerrada, ascoltò un programma radiofonico in cui la cantante Antoñita Moreno aveva commentato che mancava un miracolo per ottenere la canonizzazione di suor Angela e che, se all’ascolto ci fossero ammalati gravi, avrebbero dovuto contattare le Sorelle della Croce a Siviglia. La nonna scrisse subito alle suore, che il 15 febbraio 1987 risposero inviando una reliquia della Beata Angela, che il ragazzo si mise al collo, mentre tutta la famiglia iniziò a pregare con fede la novena.
Il 17 febbraio, giorno in cui avrebbe dovuto eseguire una nuova prova oftalmologica, mentre andava in autobus all’ospedale Ramón y Cajal di Madrid, Teodoro disse a sua madre di vedere dall’occhio malato. La dottoressa che lo visitò riscontrò che la vista era migliore dall’occhio destro rispetto a quello sinistro, dato che fu confermato da successivi esami.
La convalida degli atti giuridici del processo sul presunto miracolo fu emessa il 22 settembre 1989. Il 14 dicembre 2000, la Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi dichiarò l’impossibilità di spiegare scientificamente l’accaduto.

La canonizzazione
San Giovanni Paolo II autorizzò, il 20 dicembre 2002, la promulgazione del decreto relativo e canonizzò la Beata Angela a distanza di ventuno anni dalla beatificazione. La cerimonia in cui furono elevati al massimo onore degli altari lei e altri quattro Beati spagnoli si svolse a Madrid il 4 maggio 2003, durante il quinto viaggio apostolico in terra spagnola.

Le Sorelle della Compagnia della Croce oggi
Le Sorelle della Compagnia della Croce attualmente contano case in quasi tutte le regioni della Spagna e in Argentina. In Italia hanno due comunità, a Roma e a Reggio Calabria. Il loro fine specifico è promuovere la salvezza delle anime tra i poveri, mentre i mezzi con cui lo compiono sono la visita quotidiana dei malati a domicilio e l’educazione gratuita delle bambine povere in orfanotrofi e scuole.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2020-03-14

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