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Beato Michele Agostino Pro Juárez Sacerdote gesuita, martire

23 novembre

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Guadalupe, Messico, 13 gennaio 1891 – Cittŕ del Messico, Messico, 23 novembre 1927

Nato a Guadalupe nel 1891, entra nella Compagnia di Gesù nel 1911, dopo che due sorelle avevano preso il velo. Studia in Nicaragua, Spagna e Belgio, dove viene ordinato prete nel 1925. Tornato in Messico, svolge il suo apostolato in un periodo di persecuzione contro la Chiesa. Nel 1927 viene ingiustamente accusato di far parte di un complotto per uccidere un generale candidato alla presidenza della Repubblica. Dopo un processo-farsa, lo fucilano. Ai suoi funerali, sfidando i divieti, accorrono 20mila persone. È beato dal 1988. (Avvenire)

Martirologio Romano: Nel villaggio di Guadalupe nel territorio di Zacatecas in Messico, beato Michele Agostino Pro, sacerdote della Compagnia di Gesů e martire, che, in tempo di persecuzione contro la Chiesa, condannato a morte senza processo come complice di un delitto, subě il martirio che aveva ardentemente desiderato.


Il papà, che oltre ad essere un buon cristiano è anche ingegnere minerario, non lo alleva nella bambagia e fin da piccolo lo porta con sé a visitare le miniere, perché possa rendersi conto della dura vita di quei lavoratori.
Così il bambino cresce affinando la sua sensibilità e con una sollecitudine particolare per i problemi sociali in genere che lo spinge ad entrare a 20 anni nella Compagnia di Gesù: perché da sacerdote potrà maggiormente essere vicino a chi è nel bisogno e predicare il vangelo di Cristo cercando di coniugare carità e giustizia.
Nato nel 1891 a Guadalupe, terra di Maria, da novizio e da chierico studia e matura la sua vocazione – oltreché in Messico – anche in Nicaragua, Spagna e Belgio e qui viene ordinato prete nel 1925.
Ritorna nel suo Messico l’anno successivo, proprio nel bel mezzo della persecuzione che sta insanguinando la Chiesa. C’è tanto da fare per sostenere i cattolici perseguitati, aiutare i poveri, portare la sua assistenza a malati e moribondi.
Lo fa con la sua carica di ottimismo e la sua vitalità ed anche con una buona dose di coraggio, ricorrendo a travestimenti più o meno seri che gli permettono di eludere i controlli della polizia e di svolgere il suo lavoro sacerdotale clandestino, celebrando in segreto l’Eucaristia e predicando di nascosto gli esercizi spirituali. Si calcola che in un giorno sia riuscito a distribuire anche 1500 comunioni. In compagnia della sua chitarra e facendosi aiutare dalle sue battute spiritose e dalla sua inimitabile mimica, cerca di sollevare il morale e di sostenere tutti quelli che incontra.
Questo prete che sembra avere ottimismo da vendere, in realtà passa nel crogiolo della sofferenza e della depressione a causa della persecuzione, delle sofferenze che stanno patendo il suo popolo e la sua famiglia, dei problemi che gli sta dando la sua salute malferma. Il segreto per superare tutto questo e per essere di aiuto agli altri, nonostante tutto, lo trova nell’unione con Gesù, perché ha scoperto che non c’è “un mezzo più rapido ed efficace per vivere intensamente unito a Gesù che la santa messa”.
Tenuto costantemente sotto controllo dalla polizia, viene alla fine arrestato con la falsa accusa di aver partecipato all’attentato contro un generale. Dopo un processo-farsa e in violazione dei più elementari diritti umani lo fucilano a Città del Messico il 23 novembre 1927: ha solo 36 anni di età e due di sacerdozio, ma così intenso e gioioso da valere una vita intera.
Muore con il crocifisso in una mano e il rosario nell’altra, esclamando «Viva Cristo re», tanto che ad un soldato del plotone di esecuzione, come al centurione ai piedi della croce, scappa di dire: «È così che muoiono i giusti».
Al suo funerale, sfidando la polizia e i divieti delle autorità, partecipano 20 mila persone, riconoscenti per quanto da lui ricevuto e certi che egli è un martire di Cristo. Dello stesso parere è anche la Chiesa, che per bocca di Giovanni Paolo II° il 25 settembre 1988 ha proclamato beato padre Michele Agostino Pro.

Autore: Gianpiero Pettiti

 




Guadalupe, in Messico, è un luogo universalmente noto: è qui che, il 9 dicembre 1531, la Madonna apparve all’indio Juan Diego, oggi Santo.
Proprio a Guadalupe, il 13 gennaio 1891, nasce Michele Agostino Pro; il padre è ingegnere minerario e, consentendo al figlio di visitare le miniere, contribuisce alla formazione in lui di un’acuta sensibilità alla triste realtà di quella dura vita e ai problemi sociali in genere.
Nella famiglia Pro si rivela una vena religiosa che porta abbondanti frutti: le due sorelle maggiori pronunciano i voti; nel 1911 Agostino entra come novizio nella Compagnia di Gesù, presso la quale compie i suoi studi, recandosi anche in Nicaragua, in Spagna e in Belgio.
Qui, il 30 agosto 1925, viene ordinato sacerdote ad Enghien; l’anno successivo ritorna in Messico, dove è in corso una spietata persecuzione contro la Chiesa: Padre Pro è costretto a compiere la vita religiosa nella clandestinità, ricorrendo a continui camuffamenti per sfuggire ai militari.
Incurante dei rischi, superando inoltre i problemi che gli derivano dalla fragile costituzione, si prodiga sia nelle attività assistenziali che in quelle pastorali, arrivando a distribuire anche 1500 comunioni al giorno.
Dotato di una natura gioiosa e di un acuto humour, sa catturare l’attenzione della gente con la sua chitarra, le canzoni e le battute di spirito, ma soprattutto con l’assistenza spirituale e materiale: il suo sacerdozio è speso per stare vicino a chi si trova nel bisogno e nella sofferenza.
In una composizione del 1927, dichiara di voler condividere con Gesù il Calvario e la Croce.
Sono parole premonitrici: viene arrestato con l’accusa di aver preso parte ad un attentato contro il generale Alvaro Obregon, che aspirava alla presidenza della Repubblica; in realtà, Agostino non aveva mai condiviso azioni violente, guidato dalla morale della fede e dal rispetto dell’ordine costituito che gli era stato insegnato in famiglia.
Non viene istruito un regolare processo, né si tiene conto delle testimonianze che provano la sua innocenza: il 23 novembre 1927 viene trascinato davanti al plotone di esecuzione.
Si raccoglie in preghiera, nella mano destra ha il Crocefisso, nella sinistra il Rosario, è in piedi di fronte ai soldati, incrocia le braccia: le sue ultime parole sono «Viva Cristo Re!».
«È così che muoiono i giusti», mormora uno dei suoi carnefici.
Ventimila persone, sfidando le autorità, partecipano ai suoi funerali a Città del Messico.

Padre Michele Agostino Pro è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 25 settembre 1988; viene ricordato il 23 novembre.


Autore:
Vito Calise

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Aggiunto/modificato il 2018-01-14

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