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Aldo Marcozzi Adolescente

Testimoni

Milano, 25 luglio 1914 – 24 novembre 1928

Aldo Marcozzi nacque a Milano il 25 luglio 1914. A nove anni divenne allievo semi-convittore dell’Istituto Gonzaga di Milano, retto dai Fratelli delle Scuole Cristiane. S’impegnò molto nello studio e nella fedeltà ai propri impegni quotidiani. In particolare, partecipava tutti i giorni alla Messa e riceveva la Comunione. Molto devoto alla Vergine Maria, recitava quotidianamente il Rosario. Una forma di tifo pose fine ai suoi giorni il 24 novembre 1928, nella sua casa di Milano. Aldo aveva quattordici anni e quattro mesi; aveva iniziato da poco la quarta classe dell’Istituto Tecnico Inferiore al Gonzaga. La sua causa di beatificazione fu prudenzialmente interrotta per ordine di papa Pio XII il 27 giugno 1941, nel corso del processo ordinario diocesano, a causa di alcune testimonianze negative da parte della nonna paterna e della zia paterna. I suoi resti mortali riposano presso il Cimitero Monumentale di Milano, Rialzato B di ponente, numero 1323.



Aldo Marcozzi nacque a Milano sabato 25 luglio 1914. Suo padre, Carlo Marcozzi, era direttore di banca, ma sul piano di fede non era praticante. Sua madre, Vincenzina Fossati, era molto religiosa. Entrambi comunque fecero in modo di dare al loro figlio un’ottima educazione.
Aldo frequentò la scuola statale di via Felice Casati fino alla terza elementare, quando si trasferì con i genitori in via Benedetto Marcello 91. Divenne quindi allievo semi-convittore dell’Istituto Gonzaga di Milano, retto dai Fratelli delle Scuole Cristiane, non lontano dalla sua nuova casa.
Nella sua breve esistenza non si contano episodi straordinari, ma non per questo trascurò di vivere in modo eccezionale la sua vita quotidiana. S’impegnava a essere fedele ai doveri quotidiani e buono verso il prossimo, specie verso i familiari.
Pur non essendo il più intelligente della sua classe, era comunque il primo nello studio. Scrisse a riguardo: «Io sono studente, debbo dunque studiare. Dio mi ha dato una buona intelligenza, debbo dunque farla fruttificare come un tesoro di cui dovrò rendere conto. Genitori e Professori dicono che posso essere il primo: voglio dunque essere il primo e con l’aiuto di Dio lo sarò».
Era appassionato allo sport, alto, slanciato, elegante e gentile nei modi, premuroso, espansivo, sorridente. Amava, più che i romanzi di avventure, i testi di storia: con i suoi soldatini, spesso riproduceva le battaglie di cui leggeva.
Nei suoi occhi puri e gioiosi si poteva leggere tutta la serenità della sua anima. Leggeva ogni giorno il Vangelo, eletto a codice della sua vita. Totalmente fedele a Gesù, rinunciava volentieri a tutto per Lui. Ad esempio, se veniva invitato a qualche gita di domenica, ma non c’era la possibilità di partecipare alla Messa, respingeva l’invito.
Intendeva la propria esistenza come un’appartenenza alla “milizia” di Cristo Re. Nel suo diario annotò, durante un corso di Esercizi Spirituali, tutta la sua gioia di essere cattolico e l’impegno di professare la sua fede, vivendola intimamente e interamente.
Era anche socio della Gioventù maschile di Azione Cattolica, in qualità di Aspirante. Bastava la sua presenza perché i suoi compagni moderassero i toni nelle loro conversazioni. Esercitava l’apostolato consigliando i compagni, oppure diffondendo la «Devozione a Gesù Crocifisso Risorto», una forma di preghiera ideata da fratel Teodoreto Garberoglio (Venerabile dal 1990).
Aldo, si può dire con certezza, era un innamorato di Gesù Eucaristico. Da quando ebbe dieci anni partecipava alla Messa ogni mattina facendo il chierichetto e ricevendo la Comunione. Si confessava ogni settimana, convinto che anche il più lieve peccato offendesse l’amore di Gesù.
Una giornata senza l’Eucaristia, per lui, era una giornata senza sole e piena soltanto di tristezza. Quando riceveva la Comunione e si raccoglieva per il ringraziamento, il suo fervore suscitava l’ammirazione dei presenti e lo stimolo a pregare per i suoi coetanei.
All’epoca, per ricevere la Comunione, era necessario restare digiuni dalla mezzanotte. Secondo quanto riferì sua madre, lui era invece disposto a rinunciare alla colazione, ma non all’Eucaristia. Una volta lei gli fece presente che non era il caso di alzarsi alle sette di mattina, mentre nessun altro in casa era già sveglio, ma il figlio replicò che, prima di arrivare a scuola, voleva ricevere Gesù.
Dopo la Messa, il Rosario era la sua preghiera prediletta: lo recitava completo, con tutte e tre le serie di misteri previste al suo tempo, approfittando dei ritagli nel tempo libero. Fra tutti i misteri, quello che più gli piaceva era il quinto Mistero Glorioso, in cui si contempla Maria regina del cielo e della terra, nella gloria degli angeli e dei santi.
Aveva da poco cominciato la quarta classe dell’Istituto Tecnico Inferiore, quando fu colpito da una grave malattia intestinale, una forma di tifo. L’ultima volta in cui riuscì ad andare a scuola, già febbricitante, confidò a un compagno che quello era un giorno triste per lui, dato che non poteva fare la Comunione.
Ebbe una lunga agonia, durante la quale non faceva altro che sospirare il nome di Gesù. Nel delirio, chiedeva di aiutarlo a vestirsi, perché doveva andare a servire la Messa. Un’altra volta domandò a sua madre, che piangeva per lui, di recitare il quinto Mistero della Gloria.
Aldo morì, sorridendo ai suoi genitori e ai parenti stretti intorno al suo letto, sabato 24 novembre 1928, nella sua casa di Milano. Fu sepolto presso il Cimitero Monumentale di Milano, Rialzato B di ponente, numero 1323.
I Fratelli delle Scuole Cristiane dell’Istituto Gonzaga promossero varie iniziative in sua memoria. La sua famiglia donò una vetrata per la cappella dell’Istituto, dove Aldo venne ritratto accanto al fondatore dei Fratelli, san Giovanni Battista de La Salle. La sua storia si diffuse nelle scuole lasalliane, negli oratori e nei circoli di Azione Cattolica, grazie a varie biografie, tradotte in almeno sette lingue.
La prima sessione del processo diocesano della sua causa di beatificazione si svolse il 25 gennaio 1941. Tuttavia, la nonna paterna, Giulia Florio, e la zia paterna, Argenide Marcozzi, diedero deposizione giurata che Aldo, nel mese che trascorreva in vacanza da loro a Cernusco sul Naviglio, non era assiduo alla Messa come quand’era a casa; in più, a volte, aveva mancato di rispetto a suo padre.
Il cardinal Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano (beatificato nel 1994), scrisse quindi al cardinal Carlo Salotti, Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti, l’organismo competente all’epoca circa le cause di beatificazione e canonizzazione.
Il 13 giugno 1941, rispondendogli, il cardinal Salotti riferì che papa Pio XII era rimasto impressionato dalla lettura delle testimonianze negative. Ordinava pertanto di sospendere e archiviare gli atti del processo, cosa che avvenne nella settima e ultima sessione del 27 giugno 1941.
Allo stesso tempo, veniva ingiunto al Postulatore Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane e all’Assistente Centrale della Gioventù Cattolica Italiana di cessare ogni propaganda relativa ad Aldo. Tuttavia, anche se in maniera più sporadica, si continuò a parlare di lui.


Autore:
Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2020-09-27

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