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Beato Giovanni Pelingotto Terziario francescano

Festa: 1 giugno

Urbino, 1240 - 1 giugno 1304

Nato ad Urbino nel 1240 da una ricca famiglia di mercanti, fin da giovane si distinse per la sua inclinazione alla preghiera e al raccoglimento. A soli quindici anni vestì il saio del Terz'Ordine francescano, dedicandosi anima e corpo all'amore per Dio e il prossimo. Con ardore giovanile si dedicò all'aiuto dei poveri, privandosi anche del necessario per soccorrerli. La sua fama di santità si diffuse rapidamente, nonostante i suoi tentativi di nascondimento. Celebre fu il suo pellegrinaggio a Roma per il primo Giubileo del 1300, dove fu riconosciuto e venerato come "santo uomo di Urbino". Tornato in patria, intensificò la sua vita eremitica, flagellandosi e sopportando con rassegnazione una grave infermità. Morì il 1° giugno 1304, pronunciando le parole: "Andiamocene ormai con fiducia, alla gloria del Paradiso".

Martirologio Romano: A Urbino nelle Marche, beato Giovanni Pelingotto, del Terz’Ordine di San Francesco, che, mercante, arricchiva gli altri più che se stesso e, ritiratosi in una cella, ne usciva soltanto per aiutare i poveri e i malati.


Quasi contemporaneo del Poverello d’Assisi, il beato Giovanni Pelingotto (Pelino Goto) nacque 14 anni dopo la morte di s. Francesco, nel 1240 ad Urbino, anch’egli figlio di un facoltoso mercante di stoffe.
Il padre a dodici anni lo aveva avviato al commercio, ma Giovanni già a quella età aveva le idee chiare, possedendo una precoce inclinazione alla preghiera e al raccoglimento e sia pure a malincuore il padre dovette acconsentire a lasciarlo intraprendere la strada che desiderava.
Nella vicina chiesa di S. Maria degli Angeli, la prima fraternità francescana di Urbino, appena quindicenne aderì al Terz’Ordine della Penitenza, vestendone il rozzo saio e fedele imitatore del serafico Francesco, prese a vivere austeramente.
Con l’ardore della sua adolescenza ricercò Dio, amando i poveri, arrivando a privarsi anche del necessario per aiutarli, cercò il nascondimento, rifuggendo da ogni esibizionismo, atteggiamento naturale dei giovani di tutti i tempi.
Ma ben presto i suoi concittadini, cominciarono ad intuire lo spessore spirituale di quell’anima, molti l’avevano visto anche in estasi prolungata in cattedrale; la sua carità dentro e fuori le mura della città, era d’altronde sotto gli occhi di tutti, così si diffuse la fama di uomo di Dio.
Per distogliere da lui le attenzioni degli urbinati, si finse anche pazzo, ma più tentava di nascondersi, più il Signore faceva manifestare la sua virtù.
E la fama della sua santità lo precedette a Roma, dove si recò per il primo Giubileo del 1300, indetto da papa Bonifacio VIII (1235-1303), in effetti non era mai stato a Roma, ma per le strade presero ad additarlo come “quel santo uomo di Urbino” e alcuni prodigi confermarono al popolo romano la sua santità:
Ritornato ad Urbino intensificò la sua vita spirituale, girando per le contrade in atteggiamenti e abiti penitenziali e a piedi nudi; volendo imitare anche nel dolore il grande santo innovatore di Assisi, sopportò con rassegnazione una gravissima infermità che lo colpì.
In poco tempo fu ridotto in fin di vita con la perdita dell’uso della parola, riacquistata solo negli ultimi giorni; ormai prossimo alla morte e munito dei conforti religiosi, disse: “Andiamocene ormai con fiducia, alla gloria del Paradiso”, poi serenamente si spense il 1° giugno 1304.
Pur avendo chiesto di essere sepolto nella chiesa di S. Francesco, fu invece inumato nel cimitero francescano posto nel chiostro del convento.
Ma l’accorrere dei fedeli in continuazione e i tanti prodigi e grazie, che si dicevano ottenute per la sua intercessione, indussero i frati ad esumarne il corpo e trasferirlo nella suddetta chiesa.
Con le offerte dei fedeli, fu eretto un altare sulla sua tomba, dove si celebravano Messe in suo onore. Attraverso i secoli si perpetuò il culto per il santo Terziario Francescano, papa Benedetto XV il 13 novembre 1918, approvò ufficialmente il culto secolare del beato Giovanni Pelingotto. La festa si celebra il 1° giugno.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2005-01-29

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