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Santi Dieci Martiri di Creta

23 dicembre

m. Gortina (Creta), 250

Dieci santi martiri (Teodulo, Saturnino, Euporo, Gelasio, Euniciano, Zotico, Ponzio, Agatopo, Basilide ed Evaristo) durante la persecuzione dell’imperatore Decio rigettarono pubblicamente il comando di sacrificare nel tempio dedicato alla dea Fortuna e perciò vennero torturati e decapitati presso Gortina sull’isola di Creta.

Martirologio Romano: A Górtina nell’isola di Creta, santi dieci martiri, Teodúlo, Saturnino, Eupóro, Gelasio, Euniciano, Zótico, Ponzio, Agatópo, Basílide ed Evaristo, che, durante la persecuzione dell’imperatore Decio, per essersi rifiutati pubblicamente di obbedire all’ordine di offrire sacrifici nel giorno della dedicazione del Tempio della Fortuna patirono i supplizi e morirono, infine, decapitati.


Teodulo, Saturnino, Euporo, Gelasio, Euniciano, Zotico, Ponzio, Agatopo, Basilide ed Evaristo: questi sono i nomi dei dieci martiri commemorati in data odierna dal Martyrologium Romanum, che sull’isola di Creta presso Gortina subirono la persecuzione seguita alla promulgazione di un editto anticristiano da parte dell’imperatore Decio.
Due fonti possono costituire delle prove storiche circa l’esistenza di questi santi: innanzitutto una “passio” greca assai antica ed inoltre una tradizione locale tramandata nella regione di Gortina. Il villaggio ove morirono si chiama ancora oggi Hagioi Deka, cioè “Dieci Santi”, e vi è conservato un frammento di lapide recante dieci piccoli avvallamenti, che segnano i punti in cui ricevettero i colpi mortali. Tale sito potrebbe non essere altro che un’attrazione per pellegrini e turisti, ma l’antichità del nome del paese costituisce una prova tangibile della veridicità della tradizione.
Questa vuole che dieci uomini, uniti dalla comune fede in Cristo, furono arrestati e condotti in prigione. Qui furono picchiati e lapidati ed infine condotti al cospetto del governatore locale, che ordinò loro di compiere un sacrificio nel tempio dedicato alla dea Fortuna, della quale si celebrava in quel giorno la festa. Rifiutatisi, furono ancora torturati e la folla li invitò a salvarsi la vita obbedendo al comando ricevuto, ma essi risposero con fermezza: “Siamo cristiani e piuttosto moriremmo mille volte”.
Al governatore non restò allora che condannarli alla decapitazione ed i martiri si avviarono dunque al luogo dell’esecuzione pregando Dio con alcune precise intenzioni: avere pietà in particolar modo di loro, nonché di tutto il genere umano, e di liberare i loro concittadini dalla cecità dell’idolatria.
Le insigni reliquie dei dieci santi martiri furono inseguito traslate a Roma, capitale dell’impero.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2005-12-16

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