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Beato Bartolomeo Xeki Laico giapponese, martire

27 novembre

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Usuki, Bungo (Giappone) – Nagasaki, 27 novembre 1619

Martirologio Romano: A Nagasaki in Giappone, beati Tommaso Koteda Kiuni e dieci compagni, martiri, che furono decapitati in odio alla fede per ordine del governatore Gonzuku.


L’evangelizzazione del Giappone, iniziata con il gesuita s. Francesco Xavier e con i suoi confratelli, e sviluppata notevolmente nei decenni successivi al 1549, ebbe nella sua sofferta evoluzione due periodi di persecuzione efferata, a conferma che ogni opera missionaria ha versato sempre il suo tributo di sangue, quale seme fecondo di nuovi cristiani.
La prima iniziata il 9 dicembre 1596 ad opera dello ‘shogun’ Hideyoshi, portò al martirio i primi 26 cattolici fra cui tre gesuiti giapponesi e sei francescani, crocifissi e trafitti il 5 febbraio 1597, nella zona di Nagasaki sulla ‘santa collina’; i martiri furono proclamati santi da papa Pio IX nel 1862.
La seconda persecuzione, dopo un proficuo periodo di pace che vide l’arrivo di altri missionari, non solo gesuiti e francescani, ma anche domenicani ed agostiniani, si scatenò ad opera dello ‘shogun’ Ieyasu, dal 1614 e con i suoi successori fino al 1632; una furiosa carneficina che colpì missionari, catechisti, laici di ogni condizione sociale, perfino bambini e intere famiglie; uccisi secondo lo stile orientale, fra vari e raffinati supplizi.
La maggior parte dei martiri, che furono migliaia, morirono legati ad un palo e bruciati a fuoco lento, cosicché la ‘santa collina’ di Nagasaki, già teatro della prima persecuzione, fu sinistramente illuminata dalla fila di torce umane per parecchie sere e notti; altri martiri furono decapitati o tagliati membro per membro.
Di questa seconda, più lunga e numerosa persecuzione, raccogliendo testimonianze, la Chiesa ha potuto riconoscere, fra le varie migliaia di vittime, la validità storica del martirio per almeno 205 di esse, che papa Pio IX, il 7 luglio 1867 proclamò Beati.

Fra essi si annovera il beato Xeki, che era nato ad Usuki nel regno di Bungo; trasferitosi poi a Nagasaki, qui visse sempre da fervente cattolico, al battesimo gli fu dato dai Gesuiti anche il nome cristiano di Bartolomeo.
Essendo scoppiata nel 1614 la feroce e crudele persecuzione contro i cristiani, era proibito pena la morte di ospitare o nascondere i missionari stranieri e quanti facevano apostolato collaborando con loro.
Conosciuto come fervente credente, fu facile sospettarlo di aver dato ospitalità a dei missionari (alcuni erano stati trovati nascosti nelle case adiacenti alla sua) e quindi fu imprigionato e gli furono pure sequestrati i suoi beni patrimoniali.
Il governatore di Nagasaki Gonrocu durante l’interrogatorio tentò di farlo abiurare, promettendogli la libertà e la restituzione delle sue proprietà.
Con il conforto di un sacerdote anch’esso prigioniero, Xeki fece una solenne promessa scritta di fedeltà al Signore Gesù.
Fu condannato alla decapitazione, il supplizio avvenne il 27 novembre 1619 sulla tristemente famosa ‘santa collina’ di Nagasaki; con lui morirono altri dieci cristiani: Kimura Antonio, Iwanaga Giovanni, Nakamura Alessio, Nakanishi Leo, Takeshita Michele, Kozasa Mattia, Matsuoka Miota Romano, Nakano Miota Mattia, Motoyama Giovanni, Koteda Kiuni Tommaso.
La sua e loro festa liturgica si celebra il 27 novembre.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2006-02-17

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