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Santa Viborada (o Wiborada) Vergine e martire di San Gallo

2 maggio

Turgovia, IX sec. - San Gallo, Svizzera, 1 maggio 926

La storia di Santa Wiborada, prima donna ufficialmente canonizzata dalla Chiesa nel 1047, emerge dalle pagine di due biografie monastiche e dagli Annali dell'Abbazia di San Gallo, dipingendo un ritratto di una reclusa dedita alla preghiera, all'ascesi e al dono della profezia. Nata in una nobile famiglia alemanna alla fine del IX secolo, Wiborada si dedicò alla cura dei poveri e degli ammalati prima di ritirarsi in una cella presso San Gallo. Rinchiusa a vita nel 916, divenne una delle prime recluse storicamente documentate, offrendo consigli a vescovi e abati, tra cui l'ammonimento di mettere in salvo i tesori del monastero dalle imminenti invasioni ungheresi. Il 1° maggio 926, durante un'incursione dei Magiari, Wiborada trovò il martirio, venendo poi venerata come santa e raffigurata con il libro simbolo della profezia e l'alabarda, strumento del suo martirio.

Martirologio Romano: Nel territorio di San Gallo nell’odierna Svizzera, santa Viborada, vergine e martire, che, ritiratasi in una piccola cella presso la chiesa di San Magno, provvedeva alle necessità del popolo e per la sua fede e la sua condizione di religiosa trovò la morte per mano degli Ungheresi invasori.


Santa Wiborada ha il privilegio di essere stata la prima donna proclamata ufficialmente santa dalla Chiesa; la sua canonizzazione effettivamente testimoniata, avvenne nei primi giorni del gennaio 1047 ad opera di papa Clemente II, alla presenza dell’imperatore di Germania Enrico III.
La vita di questa reclusa di San Gallo, storicamente testimoniata, è descritta in due biografie, una scritta tra il 993 e il 1047 dal monaco di San Gallo Hartmann, e un’altra scritta tra il 1072 e il 1076 dal monaco Erimanno; inoltre santa Wiborada è ricordata in documenti ed Annali della celebre abbazia, fondata in Svizzera da s. Gallo († 646) monaco irlandese.
Wiborada nacque in un anno imprecisato di fine secolo IX, in una nobile famiglia alemanna della regione del Turgovia, attuale cantone della Svizzera nord-orientale.
Dietro suo consiglio, il fratello Itto divenne sacerdote e più tardi monaco a San Gallo; durante la sua giovinezza Wiborada aveva cura nella casa paterna di ammalati e poveri.
Rimasta orfana anche della madre, si ritirò come solitaria in una cella presso la chiesa di S. Giorgio sopra San Gallo dal 912 al 916, dove con preghiere ed esercizi ascetici si preparava alla vita di reclusa; pratica di ascetismo femminile che continuava nell’ambiente occidentale, la vita eremitica dei primi secoli, di solito vicino a delle comunità monastiche, dalle quali ricevevano un po’ di cibo e assistenza spirituale.
Nel 916, Wiborada venne rinchiusa a vita in una cella presso la chiesa di San Magno, dal vescovo-abate di San Gallo, Salomone III (890-920); fu certamente una delle prime recluse, la cui esistenza è provata storicamente; visse in questa condizione dieci anni, dedita alla preghiera e all’ascetismo.
Essendo dotata del dono della profezia, dispensò molti consigli, a lei si rivolse il vescovo Ulrico di Augusta (923-973) per chiederle consiglio nella controversia sorta con la comunità di San Gallo, in quel periodo priva di abate; inoltre consigliò l’abate Engilberto (925-933), per l’approssimarsi delle invasioni ungheresi, di mettere in salvo i monaci e i tesori del monastero.
E agli inizi del 926 visto le continue pressioni, i manoscritti più preziosi furono trasferiti nel monastero di Reichenau, sul Lago di Costanza.
[I Magiari, popolazione pagana conosciuta anche come Ungari, compirono devastanti e periodiche incursioni nei Paesi occidentali, specie in Germania sin oltre la metà del X secolo; furono sconfitti da Ottone I di Sassonia nel 955, la loro conversione al cristianesimo iniziò nel 973 e furono totalmente convertiti dal re s. Stefano I (997-1038)].
Wiborada fu uccisa dai suddetti magiari, durante l’invasione di tutta la zona il 1° maggio 926; l’8 maggio fu sepolta con solennità nel suo stesso reclusorio.
Venti anni dopo nel 946, i suoi resti mortali furono traslati nella Chiesa di S. Magno al tempo dell’abate Cralo; fu proclamata santa come già detto nel 1047; santa Wiborada insieme a san Gallo e sant’Osmaro, formano le tre stelle dei santi sangallesi.
Nell’iconografia, la santa viene rappresentata in abiti di suora benedettina, alla cui Regola si attenevano i monaci di san Gallo, con un libro che simboleggia il dono della profezia e l’alabarda, strumento con cui fu torturata e uccisa dagli invasori pagani. La sua festa si celebra il 2 maggio.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2006-04-06

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