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Venerabile Quirico Pignalberi Sacerdote francescano

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Serrone, Frosinone, 11 luglio 1891 – Anzio Colonia, Roma, 18 luglio 1982

Quirico Pignalberi, nativo di Serrone presso Frosinone, entrò tra i Frati Minori Conventuali nel 1908. Per proseguire gli studi teologici fu inviato a Roma, dove, ospite del Collegio Internazionale dei frati, conobbe un confratello polacco, Massimiliano Kolbe, proprio il futuro Santo: con lui e altri sei compagni fu confondatore della Milizia dell’Immacolata. Ordinato sacerdote, come tanti preti dell’epoca fu arruolato nei reparti di Sanità dell’esercito durante la prima guerra mondiale. Visse anche il secondo conflitto, stavolta mentre si trovava nel convento di San Lorenzo al Piglio, presso Anagni. Morì il 18 luglio 1982 nella casa di cura “La Francescana” ad Anzio Colonia, frazione di Anzio: era l’ultimo compagno di padre Kolbe rimasto in vita. La sua causa si è svolta nella diocesi di Anagni-Alatri, ottenuto il trasferimento da quella di Albano, dal 1992 al 2005. Il 3 marzo 2016 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che lo dichiara Venerabile. I suoi resti mortali riposano dal 1985 nella cappella del Sacro Cuore del convento di San Lorenzo al Piglio.



L’infanzia e i primi segnali di vocazione
Quirico Pignalberi nacque a Serrone, in provincia di Frosinone, l’11 luglio 1891, ultimo dei cinque figli dei contadini Egidio Pignalberi e Caterina Proietti. Venne battezzato nella chiesa del Sacro Cuore a La Forma, frazione di Serrone, il giorno dopo la nascita. Secondo l’uso del tempo, ricevette la Cresima il 29 settembre 1893, quando aveva appena due anni, dal cardinale Angelo Bianchi, vescovo di Palestrina.
Frequentò le scuole elementari e ginnasiali (cioè le medie) nel suo paese natio. Durante le elementari avvenne il primo fatto che sconvolse la spensieratezza della sua giovanissima età: il maestro lo incaricò di far rispettare la disciplina della classe, poi uscì dall’aula. Alcuni istanti dopo, si udì uno sparo: il maestro si era suicidato per evitare di ubbidire alla Massoneria, che gli aveva ingiunto di assassinare re Umberto I. L’incarico fu portato avanti, com’è noto, dall’anarchico Gaetano Bresci il 29 luglio 1900. Quirico ne rimase profondamente colpito, e per tutta la vita portò con sé lo stimolo alla lotta contro i nemici di Dio e della Patria, che a Serrone aveva assunto i caratteri di un dramma.
Un altro evento ben più lieto era accaduto mentre Quirico stava per ricevere la Prima Comunione, quando la suora che lo preparava gli parlò tanto appassionatamente della dignità del sacerdozio da lasciargli una profonda impressione.

Frate e amico di san Massimiliano Kolbe
A 17 anni, il 30 ottobre 1908, entrò nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, iniziando il Noviziato a Zagarolo presso Roma. Emise la professione religiosa il 14 novembre 1909 e, terminati gli studi ginnasiali, fu mandato a Roma per seguire prima il corso filosofico (1911-1913) presso l’Università Gregoriana e poi quello teologico (1914-1917) presso la Pontificia Facoltà di San Bonaventura, oggi denominata «Seraphicum».
In quegli anni fu ospite del Collegio Internazionale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, dove conobbe ed ebbe come compagno di studi un giovane chierico polacco, Massimiliano Kolbe. Il futuro Santo nutrì per Quirico profonda stima ed amicizia, tanto da convincerlo, il 16 ottobre 1917, a diventare cofondatore, con altri sei confratelli, del movimento mariano Milizia di Maria Immacolata.

Sacerdote, in guerra, poi maestro dei novizi
Il 10 agosto 1917 Quirico Pignalberi fu ordinato sacerdote. Come ad altri sacerdoti religiosi e diocesani nel pieno della prima guerra mondiale, fu arruolato nella compagnia di Sanità; precisamente, venne inviato nella seconda linea del fronte bellico, ad Arcade sul Montebello.
Terminata la guerra nel 1918, padre Quirico fu mandato in varie case dell’Ordine, prima a Capranica nel 1919 e poi a Cave (Roma) nel 1920, dove fu rettore dei giovani seminaristi.
Nel 1925 fu nominato maestro dei novizi a Bagnoregio (Viterbo). Da lì passò a Piglio (Frosinone) nel Convento di San Lorenzo al Piglio, come Padre guardiano. In quei delicati incarichi, formò generazioni di giovani alla vita francescana, dimostrandolo soprattutto con la santità di vita. Per la sua disponibilità all’apostolato della predicazione e del confessionale, veniva richiesto continuamente da vescovi e parroci dei paesi vicini.

Una vita semplice e umile
Emulo del santo fondatore Francesco, viveva una vita austera, semplice e povera, dedito alla preghiera e immerso nella contemplazione, praticava una dura penitenza fatta di digiuni, di mortificazione e discipline corporali, veglie notturne prolungate; si cibava con l’indispensabile e si dissetava con acqua calda.
Si poneva sempre in un angolo per non essere notato o per non arrecare disturbo agli altri. Preferiva non intervenire nei discorsi, ma, se necessario, lo faceva con dolcezza e moderazione, salvo quando occorreva difendere la verità: allora dimostrava energia, insistendo fino al puntiglio e alla monotonia. Non voleva assolutamente essere fotografato; si dedicava spesso ai lavori agricoli e di giardinaggio, ciò nonostante vestiva in maniera pulita e discreta senza sciatteria.

L’ultimo incontro con padre Kolbe e la seconda guerra mondiale
Nel 1937, padre Kolbe era di passaggio in Italia, proveniente dal Giappone, per organizzare meglio la Milizia di Maria Immacolata. Volle fermarsi al Piglio per rivedere il suo antico compagno di studi: fu l’ultima volta che s’incontrarono.
Dopo l’8 settembre 1943, con la fine della seconda guerra mondiale, molti ufficiali e sottufficiali dell’esercito italiano allo sbando furono accolti temporaneamente nel convento e vennero fatti passare come religiosi di passaggio o sfollati. Il 3 aprile 1944 i tedeschi si insediarono in parte del convento, come fecero in varie comunità della zona, non ultimo il monastero benedettino di Montecassino, bombardato il 12 maggio dagli Alleati. Padre Quirico fu in prima linea nella lunga e dura opera di ricostruzione e di ripresa delle attività.

Orologiaio per passione e apostolato
Curiosamente, aveva l’hobby della riparazione degli orologi, ma lo trasformò in opera di apostolato: li aggiustava gratuitamente a chi ricorreva a lui. Questa passione per la tecnica di precisione, lo fece partecipare all’Esposizione Europea dei Presepi a Milano, con un artistico presepio, ricevendo un premio per le soluzioni ingegnose.
Lasciò Piglio solo due volte: nel 1958, quando compì un pellegrinaggio a Lourdes nel centenario delle Apparizioni, e nel 1971, quando partecipò in Polonia, a Cracovia, a Niepokalánow e nel campo di Auschwitz, ai festeggiamenti per la beatificazione di padre Kolbe, che era stato riconosciuto come martire.

Gli ultimi anni e la morte
Padre Quirico era di fisico gracile: in più, con la vecchiaia che avanzava, era minato da malattie. Fu prima ricoverato all’Ospedale di Santo Spirito di Roma per una pleurite sierosa, poi in seguito ad una caduta, fu in cura all’ospedale di Anagni. Infine entrò nella casa di cura “La Francescana” ad Anzio Colonia, muovendosi solo in carrozzella.
Nel 1967 celebrò, già invalido, il 50° di sacerdozio. Il 1° aprile 1979 ebbe la consolazione di un incontro con san Giovanni Paolo II: il Papa polacco lo abbracciò, sapendo di aver di fronte l’ultimo ancora vivente dei fondatori della Milizia di Maria Immacolata.
Dopo 15 anni, trascorsi in casa di cura offrendo la sue sofferenze al Signore, morì ad Anzio il 18 luglio 1982; aveva 91 anni. Tumulato inizialmente nella tomba di famiglia a Serrone, il 30 marzo 1985 fu traslato nella cappella del Sacro Cuore, nel suo convento di San Lorenzo al Piglio.

La causa di beatificazione
Poiché era morto in concetto di santità e andava diffondendosi la devozione dei fedeli, l’11 febbraio 1992 il postulatore dei Conventuali, padre Ambrogio Sanna, avanzò richiesta a monsignor Bernini, vescovo di Albano (padre Quirico è morto nel territorio di quella diocesi) perché il processo canonico potesse svolgersi nella zona in cui il religioso operò per circa 50 anni.
Il 20 giugno 1992 il vescovo di Anagni-Alatri aprì quindi l’inchiesta diocesana per la causa di beatificazione; il nulla osta fu concesso dalla Santa Sede il 9 luglio 1992. L’inchiesta, conclusa il 1° luglio 2005, è stata convalidata il 9 febbraio 2007. La “positio super virtutibus” è stata quindi trasmessa a Roma nel 2011.
Sia i consultori teologi, il 3 febbraio 2015, sia i cardinali e vescovi membri della Congregazione per le Cause dei Santi, il 9 febbraio 2016, hanno dato parere favorevole circa l’esercizio delle virtù cristiane in grado eroico da parte di padre Quirico. Infine, il 3 marzo 2016, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che lo dichiara Venerabile.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2016-03-31

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