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San Bessarione Anacoreta

Festa: 6 giugno

Anacoreta egiziano vissuto nella seconda metà del IV secolo, rappresenta un esempio emblematico di ascetismo radicale. Attratto fin dalla giovinezza dalla "vita angelica" degli asceti, si formò sotto la guida di due grandi maestri: Antonio Abate e Macario di Scete. La sua esistenza si caratterizzò per la radicalità della sua scelta di vita, improntata a mendicità, pellegrinaggio e totale dedizione a Dio. Le fonti agiografiche, tra cui il Sinassario Alessandrino e le Vitae Patrum, tramandano numerosi miracoli compiuti da Bessarione: guarigioni miracolose, esorcismi, dominio sugli elementi naturali. Accanto a queste testimonianze prodigiose, emerge la sua figura di asceta radicale, capace di vivere per quaranta giorni tra le spine senza dormire e di spogliarsi di ogni bene materiale per aiutare i bisognosi.

Martirologio Romano: A Scete in Egitto, san Bessarione, anacoreta, che fu mendicante e pellegrino per amore di Dio.


Il Sinassario Alessandrino di Michele, vescovo di Atrib e Malig, commemora Bessarione il 25 misri (= 18 agosto). Nato da genitori cristiani, Bessarione fu attratto ben presto dalla « vita angelica » degli asceti. Ascoltò gli insegnamenti di s. Antonio Abate per molti anni, poi si pose al seguito di s. Macario di Scete. Queste due notizie ci permettono di collocare il tempo della sua vita approssimativamente nella seconda metà del sec. IV. Bessarione lasciò in seguito il suo secondo maestro e divenne mendico e pellegrino per amore di Dio. A questi pochi particolari il sinassario aggiunge l'elenco e la descrizione dei miracoli attribuiti a Bessarione, già conosciuti dalle Vitae Patrum e per la maggior parte tramandati da Dulas, suo discepolo. Secondo queste fonti, dunque, Bessarione guarì un paralitico, liberò un ossesso, camminò sulle acque, arrestò il corso del sole e rese potabile l'acqua salata. La stessa fonte, come esempio della sua pazienza, tramanda che visse per quaranta giorni in mezzo agli spini senza dormire. La Storia Lausiaca, edita come libro VIII delle Vitae Patrum di R. Rosweyde, gli dedica il cap. 116 (non riportato nell'edizione del Butler), che illustra ottimamente il suo spirito di povertà. Spogliatosi del mantello per seppellire un morto e della tunica per vestire un infelice, Bessarione vendette il piccolo evangelo che portava con sé, ultimo suo bene, in nome di quell'Evangelo che ammonisce di dare tutto ai poveri.
La serie alfabetica degli Apophthegmata Patrum ha riservato a Bessarione un capitolo che ci permette di completare i tratti della sua fisionomia spirituale.
Il suo culto non è limitato alla Chiesa copta, ma è penetrato anche nella tradizione bizantina. I menei menzionano il suo nome in diverse date: 20 e 28 febbraio, 6 e 17 giugno. I sinassari bizantini lo citano al 27 e 29 novembre. Il Baronio l'ha introdotto nel Martirologio Romano il 17 giugno scrivendolo a torto nella rubrica dei santi della Frigia.
Non bisogna confondere Bessarione, anacoreta in Egitto, con Passarione, arcivescovo palestinese, noto attraverso Cirillo di Scitopoli.


Autore:
Franco Dieghi

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Aggiunto/modificato il 2008-11-16

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