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Beato Giuseppe Zaplata Religioso e martire

19 febbraio

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Jerka, Polonia, 5 marzo 1904 – Dachau, Germania, 19 febbraio 1945

Fra Józef Zapłata fu un religioso professo della Congregazione dei Frati del Sacratissimo Cuore di Gesù, fondati in Polonia da fra Stanisław Andrzej Kubiak. La sua attenzione per i propri compatrioti, messi in pericolo dall’invasione nazista, gli costò la prigionia nei campi di Mauthausen, Gusen e Dachau. In quest’ultimo morì il 19 febbraio 1945, dopo essersi offerto volontario per curare i prigionieri malati di tifo. Inserito nel gruppo dei 108 martiri polacchi della seconda guerra mondiale, è stato beatificato da san Giovanni Paolo II il 13 giugno 1999.

Emblema: Abito religioso, triangolo rosso con la lettera P e il numero 22099

Martirologio Romano: Nel campo di prigionia di Dachau vicino a Monaco di Baviera in Germania, beato Giuseppe Zapłata, religioso della Congregazione del Sacratissimo Cuore di Gesù e martire, che, tradotto per la sua fede con violenza dalla Polonia, sua patria, ad una crudele carcerazione, colpito da malattia portò a compimento il suo martirio.


Nacque il 5 marzo 1904 nel villaggio di Jerka, vicino a Koscian, nel Voivodato della Vecchia Polonia, e venne battezzato nella chiesa parrocchiale di Lubin. A causa della povertà dei suoi genitori, che lavoravano nei campi, non poté andare oltre le scuole elementari.
Dopo il servizio militare, entrò nel 1927 nella Congregazione dei Frati del Sacratissimo Cuore di Gesù, accolto dal Fondatore in persona, fra Stanisław Andrzej Kubiak. Compì la sua prima professione religiosa a ventiquattro anni, l’8 settembre 1928, a Poznań, località dove professò i voti solenni il 10 marzo 1938.
Venne quindi incaricato di prestare servizio presso la Curia arcivescovile di Poznań, stando quindi a stretto contatto col cardinal August Hlond (per il quale è in corso il processo di beatificazione). Secondo quanto dichiarato da un testimone che lo conobbe all’epoca, «L’amore di Dio e del prossimo traspariva in ogni istante della sua vita quotidiana». Successivamente, venne nominato sacrista della chiesa di Santa Elisabetta a Leopoli (oggi in Ucraina), dove svolse in pari tempo le funzioni di superiore della locale comunità dei suoi frati.
Sin dall’inizio dell’occupazione nazista della Polonia, il 3 settembre 1939, la sua attenzione per i propri compatrioti destò la preoccupazione della Gestapo. Arrestato, venne trasferito nel campo di Mauthausen, poi a quello di Gusen. Infine, l’8 luglio 1940, venne destinato al campo di concentramento di Dachau, dove trascorse l’intero periodo bellico, marchiato col triangolo rosso che identificava i prigionieri politici, accompagnato dalla “P” che segnalava la sua nazionalità. Il suo numero d’identificazione era 22099.
Nel febbraio 1945, pochissimi mesi prima della liberazione, nel campo si diffuse un’epidemia di tifo. Fra Józef si offrì spontaneamente per badare agli ammalati e ai moribondi, tenuti in isolamento in un’apposita baracca. Sapeva che rischiava di restare contagiato, ma volle servire i malati fino alla fine, offrendo il sacrificio della propria vita per ottenere il ritorno in Polonia del cardinal Hlond, che era stato costretto all’esilio. Alla fine morì, a causa del tifo e delle privazioni, il 19 febbraio 1945.
La fase diocesana della causa di fra Józef è stata aperta il 26 gennaio 1992 e chiusa due anni dopo esatti, il 26 gennaio 1994. Nel frattempo, il 10 marzo 1992, è stato rilasciato il nulla osta dalla Santa Sede. Il decreto che convalidava gli atti dell’inchiesta diocesana è stato emesso il 24 febbraio 1995.
Dal 13 ottobre 1995 è stato incluso nel più ampio elenco che comprendeva in tutto 108 potenziali martiri, uccisi durante la persecuzione contro la Chiesa polacca, scaturita durante l’occupazione tedesca, durata dal 1939 al 1945.
La “Positio super martyrio” unitaria è stata trasmessa nel 1998 alla Congregazione delle Cause dei Santi. I Consultori teologi l’hanno esaminata il 20 novembre 1998, mentre i cardinali e i vescovi membri del medesimo Dicastero l’hanno valutata positivamente il 16 febbraio 1999.
Il 26 marzo 1999 il Papa san Giovanni Paolo II ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui i 108 Servi di Dio potevano essere dichiarate ufficialmente martiri. Lo stesso Pontefice li ha beatificati il 13 giugno 1999 a Varsavia, durante il suo settimo viaggio apostolico in Polonia.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2018-01-16

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