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Beato Enrico da Almazora (Enrique Garcia Beltran) Diacono e martire

16 agosto

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1913 - 1936

Martirologio Romano: Nel villaggio di Benicasim vicino a Castellón de la Plana sempre in Spagna, beato Enrico García Beltrán, diacono dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che con il martirio fu reso partecipe della vittoria di Cristo.


Nacque ad Almazora, diocesi di Tortosa e provincia di Castellón de la Plana, il 16 marzo 1913. Fu battezzato lo stesso giorno nella chiesa parrocchiale. Era figlio di D. Vicente García e di Donna Concepción Beltrán.
Nella sua infanzia crebbe in un ambiente profondamente religioso. Dice il Sig. Vicente Beltrán, suo zio: “Nella sua infanzia era quello che si dice un angelo. Il bambino non usciva dalla chiesa; il tempo lo impiegava fra questa, la scuola e la casa paterna”. A 14 anni entrò nel Seminario serafico di Massamagrell. Vestì l’abito cappuccino il 13 agosto 1928 nelle mani di P. Eloy de Orihuela, guardiano, definitore e maestro dei novizi del convento di Massamagrell. Fece la professione temporanea il 1° settembre 1929 a Ollería nelle mani di P. Pio da Valencia, guardiano; e la professione perpetua il 17 settembre 1935.
La Rivoluzione lo sorprese quando era ancora diacono e si preparava a ricevere il sacerdozio. “Era di temperamento gioviale e docile”. Fra i suoi compagni religiosi “godeva di fama di pietà. Era uomo di vita interiore e aveva una grande devozione a san Giuseppe. Amava la liturgia. Si dedicò allo studio della musica sacra con lo scopo di dare splendore al culto divino. Si distingueva nel coro per la sua devozione nel canto delle ore canoniche. Era temperato e mortificato nei pasti; e per il resto era molto umile e notevole per il suo modo di comportarsi e per la sua sottomissione...”. Lo si ricorda ancora “come fedele osservante delle Regole e delle Costituzioni, sia negli atti diurni che notturni”. Allo scoppio della Rivoluzione si era rifugiato in casa dei genitori, preparandosi al martirio con la preghiera e lo studio e con grande serenità e coraggio. Un giorno, nel mese di agosto del 1936, si presentarono nella sua casa due miliziani, che lo arrestarono e lo condussero al posto di guardia della Guardia Civile, che serviva da carcere. D. Miguel Pesudo, compagno di carcere di fr. Enrique, dice che “visse con fr. Enrique come compagno di prigione, osservando come egli conservasse sempre un carattere gioviale e gioioso. Ed era uniformato alla volontà di Dio”. Fu preso fuori dal carcere il 16 agosto 1936 e con un gruppo di secolari fu condotto in un luogo detto “La Pedrera” sulla strada da Castellón de la Plana a Benicasim. Lì furono uccisi, mentre gridavano: “Viva Cristo Re!”.
Terminata la guerra, i suoi resti furono identificati e portati nel cimitero di Almazora.


Fonte:
Santa Sede

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Aggiunto/modificato il 2006-10-30

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