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Beato Emanuele Gómez González Sacerdote e martire

Festa: 21 maggio

San José de Ribarteme, Spagna, 29 maggio 1877 - Feijão Miúdo, Brasile, 21 maggio 1924

Manuel Gómez González nacque il 29 maggio 1877 a San José de Ribarteme, presso Pontevedra, nella diocesi di Tuy in Spagna. Fu ordinato sacerdote il 24 maggio 1902. Due anni più tardi passò alla diocesi di Braga, in Portogallo, ma a causa dei problemi religiosi e politici del Paese ottenne di poter partire, nel 1913, per il Brasile. Accolto nella diocesi di Santa Maria, nel Rio Grande do Sul, in otto anni cambiò radicalmente volto alla parrocchia di Nonoai, che gli era stata affidata. Nel 1924 fu inviato in visita ad alcuni coloni brasiliani di origine tedesca nella foresta di Três Passos. Fu accompagnato da Adílio Daronch, un ragazzo di sedici anni, che era stato suo allievo nella scuola da lui stesso fondata e che spesso gli faceva da chierichetto. Durante il viaggio, però, i due caddero in un’imboscata da parte di alcuni militari, che erano contrari all’azione evangelizzatrice e di promozione umana portata avanti da don Manuel. Lui e Adilio vennero legati a due alberi e fucilati il 21 maggio 1924. Sono stati beatificati il 21 ottobre 2007, sotto il pontificato di papa Benedetto XVI. I loro resti mortali sono venerati presso la chieda parrocchiale di Nonoai, mentre la loro memoria liturgica cade il 21 maggio, giorno della loro nascita al Cielo.



Manuel Gómez González nacque il 29 maggio 1877 a San José de Ribarteme, presso Pontevedra, nella diocesi di Tuy in Spagna. Era il primogenito di José Gómez Rodríguez e di Josefa González Durán. Fu battezzato il giorno stesso della nascita nella parrocchia del suo paese. Ricevette la Cresima il 20 settembre 1878.
Dopo la scuola elementare nel suo paese natale, entrò nel Seminario Minore di San Pelagio a Tuy. Dopo gli studi nel Seminario Maggiore, il 24 maggio 1902 ricevette l’ordinazione presbiterale e iniziò ad esercitare il ministero sacerdotale nella sua diocesi. Dal 1904 fu accolto, dietro sua richiesta, nella vicina diocesi di Braga, in Portogallo, divenendo parroco di Val de Vez e poi, nel 1911, di Monsaò.
Con l’insorgere di problemi politici e religiosi in Portogallo, nel 1913 gli fu concesso di salpare per il Brasile. Qui, dopo una tappa a Rio de Janeiro, monsignor Miguel de Lima Valverde lo accolse nella diocesi di Santa Maria (Rio Grande do Sul).
Per breve tempo fu dunque parroco di Soledade, finché il 7 dicembre 1915 gli fu affidata l’immensa parrocchia di Nonoai, quasi una piccola diocesi: qui svolse una così intensa opera pastorale da cambiare in otto anni il volto della parrocchia, prendendosi cura anche degli indios e dovendosi occupare talvolta anche della vicina parrocchia di Palmeiras de Missoes come amministratore.
Nel 1924 il vescovo di Santa Maria, monsignor Àtico Eusébio da Rocha, chiese a don Manuel di recarsi in visita presso un gruppo di coloni brasiliani di origine tedesca stanziati nella foresta dell’Alto Uruguay, oggi detta Três Passos.
Dopo aver celebrato la Settimana Santa nella parrocchia di Nonoai, don Manuel si incamminò, nonostante la regione fosse scossa da movimenti rivoluzionari. Con lui c’era Adílio Daronch, un ragazzo di sedici anni, che era stato suo allievo e che spesso gli faceva da chierichetto, accompagnandolo nei suoi lunghi e faticosi viaggi pastorali.
Sostò in un primo tempo a Palmeria, dove amministrò i sacramenti e non mancò di esortare al rispetto reciproco i rivoluzionari locali, almeno in nome della comune fede cristiana. I più estremisti non gradirono però l’intervento del religioso, neppure l’aver dato sepoltura per pietà cristiana alle vittime delle bande locali.
Il viaggio proseguì alla volta di Braga, poi nella colonia militare della zona, dove il 20 maggio 1924 don Manuel celebrò per l’ultima volta l’Eucaristia. I fedeli indigeni avvertirono il sacerdote del pericolo che avrebbe corso inoltrandosi nella foresta, ma lui non diede loro ascolto.
Insieme ad Adílio giunse a un emporio, in cerca di informazioni su come raggiungere i coloni di Três Passos. Trovarono dei militari che con gentilezza si offrirono di accompagnarli, ma si trattava in realtà di un’imboscata appositamente organizzata.
Il sacerdote e il chierichetto vennero condotti in una remota zona della foresta: ad attenderli trovarono i capi militari. Giunti su di un’altura, vennero legati a due alberi e fucilati. Era il 21 maggio 1924.
Le bestie della foresta rispettarono quasi miracolosamente i corpi dei due martiri. Solo dopo quattro giorni i coloni di Três Passos riuscirono a dar loro sepoltura. Dal 1964 le loro spoglie, ormai considerate vere e proprie reliquie, vennero traslate nella chiesa parrocchiale di Nonoai, mentre sulla collina di Feijão Miúdo venne eretto un monumento a ricordo dell’eccidio.
I cristiani del luogo mai dimenticarono l’eroica testimonianza del parroco e del chierichetto morti per amore del Vangelo. Numerosi devoti presero ad accorrere sulle loro tombe ed invocare aiuto dal Signore per loro intercessione.
La causa di beatificazione e canonizzazione di entrambi, iniziata con il nulla osta concesso dalla Santa Sede il 29 marzo 1996, si è inizialmente svolta presso la diocesi di Frederico Westphalen dal 1996 al 1997. Gli atti del processo diocesano ottennero la convalida il 4 dicembre 1998.
In seguito alla consegna della “Positio super martyrio”, avvenuta nel 2001, il 13 febbraio dello stesso anno si svolse la seduta dei Consultori Storici della Congregazione delle Cause dei Santi: essendo passati più di cinquant’anni dalla morte dei due candidati agli altari, la loro causa era da ritenersi “antica” o “storica”. Il 26 settembre 2006, invece, si tenne il Congresso dei Consultori Teologi, seguito, il 21 novembre 2006, dalla Sessione Ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi.
Il 16 dicembre 2006, ricevendo in udienza il cardinal José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Benedetto XVI autorizzò la promulgazione del decreto con cui veniva riconosciuto ufficialmente il martirio in odio alla fede da parte di don Manuel e di Adílio.
Il rito della loro beatificazione si è svolto il 21 ottobre 2007 nel Parco Municipale delle Esposizioni a Frederico Westphalen. A presiederlo fu il cardinal Martins come inviato del Santo Padre. La memoria liturgica dei due martiri è stata fissata al 21 maggio, giorno della loro nascita al Cielo.

Autore: Don Fabio Arduino ed Emilia Flocchini

 



Prete e chierichetto siamo più abituati a vederli insieme all’altare che a vederli salire insieme alla gloria degli altari. Dal 21 ottobre 2007, però, non è più così, perché con la beatificazione di don Manuel Gómez González e del giovanissimo Adílio Daronch la Chiesa ha dimostrato che parroco e chierichetto, se capaci di vivere il sacramento che insieme celebrano, possono davvero farsi santi insieme.
Don Manuel, nato in Spagna nel 1877 e sacerdote a venticinque anni, esercita per due anni il ministero nella sua diocesi prima di passare in Portogallo, dov’è parroco per sette anni, e infine in Brasile. Qui gli affidano la parrocchia di Nonoai, vasta quanto una diocesi, e deve subito rimboccarsi le maniche, perché c’è tutto da fare o da rinnovare. E ci riesce, perché in otto anni la parrocchia cambia volto.
È un prete che si spende per catechizzare, celebrare e predicare (tanto che la chiesa torna a riempirsi), ma che contemporaneamente dichiara guerra all’analfabetismo e per questo apre in canonica una scuola gratuita frequentata dai bambini dei poveri, che sono la stragrande maggioranza dei suoi parrocchiani.
Dato che la sua gente, poi, ha bisogno del lavoro come del pane e che l’uno e l’altro scarseggiano, eccolo trasformarsi in imprenditore, grazie allo spirito di iniziativa che si è portato dietro dall’Europa. Tira su un forno per cuocere i mattoni, con questi fa costruire case per i senza tetto, sistemare la canonica e restaurare la chiesa: sono tanti gli operai che così possono assicurare il pane alle loro famiglie, mentre gli altri sono spronati e aiutati a coltivare riso e patate. Un prete in gamba, insomma, che sa farsi amare dalla gente e che è capace di “perdere tempo” con tutti per avvicinare ad ogni costo qualcuno.
Tra le famiglie frequentate da don Manuel c’è anche quella del farmacista Daronch, figlio di un’italiana emigrata in Brasile con il marito a fine Ottocento; è un brav’uomo, padre di 8 figli e cattolico fervente, che insieme alla moglie distribuisce gratuitamente medicine ai più poveri, ma che purtroppo muore nel 1923.
Che i suoi insegnamenti e soprattutto il suo esempio non siano stati inutili per la famiglia, lo dimostra soprattutto Adílio, il suo terzo figlio, che quando muore papà ha solo 15 anni: è sensibilissimo, premuroso, attento ai bisogni degli altri. Prega volentieri e diventa anche il chierichetto più assiduo e fedele di don Manuel: insieme a lui batte palmo a palmo la parrocchia e lo accompagna nei suoi frequenti viaggi pastorali tra gli indios della foresta.
Dopo la Pasqua del 1924, il vescovo manda don Manuel ad amministrare i sacramenti ad un gruppo di coloni stanziati nella foresta: si tratta di un viaggio pericoloso, perché i rivoluzionari hanno iniziato la “caccia al prete”, ma don Manuel non si tira indietro. Destino vuole che improvvisamente si ammali l’uomo che avrebbe dovuto accompagnarlo e fargli da guida ed è così Adílio a venire insieme a lui.
Tutte le comunità cristiane incontrate strada facendo cercano di dissuaderli a continuare il viaggio, ma don Manuel vuole compiere in fretta e bene l’incarico che il vescovo gli ha affidato. Anche i rivoluzionari hanno un loro compito da svolgere: eliminare quel prete troppo intraprendente e troppo coraggioso e sono sulle sue tracce.
Alcuni militari, che si sono offerti di accompagnarli per un tratto di strada, in realtà li portano nella zona più profonda della foresta, dove si annidano i capi rivoluzionari. Qui don Manuel e il suo chierichetto sedicenne vengono legati a due alberi e fucilati mercoledì 21 maggio: una vera e propria esecuzione in odio alla fede.
I loro corpi restano insepolti per ben quattro giorni, durante i quali le bestie della foresta li rispettano quasi miracolosamente, perchè solo il 25 maggio i coloni di Três Passos riescono a dar loro sepoltura. Contrassegnano le loro tombe con una croce, più grande per il parroco e più piccola per il chierichetto, fino a quando riescono a dar loro una più degna sepoltura.
Infine, dal 1964 le loro spoglie, ormai considerate vere e proprie reliquie, sono traslate nella chiesa parrocchiale di Nonoai, mentre sulla collina di Feijão Miúdo viene eretto un monumento a ricordo del loro martirio. È infatti opinione comune che siano morti per amore del Vangelo e sempre più numerosi sono i devoti che accorrono ad invocare aiuto dal Signore per loro intercessione. Un ricordo che si conserva nei decenni e che la Chiesa, ottantatré anni dopo, altro non ha fatto che ratificare e ufficializzare.
 


Autore:
Gianpiero Pettiti


Note:
Per approfondire:
Andrea Maniglia, «Come Melograni! Beati Don Emanuele Gómez González e Adilio Daronch Martiri di Cristo», Tau Editrice 2016

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Aggiunto/modificato il 2019-09-06

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