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> Home > Sezione Servi di Dio > Servo di Dio Stanislao Szulminski Condividi su Facebook Twitter

Servo di Dio Stanislao Szulminski Sacerdote pallottino, martire

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Odessa, Ucraina, 10 luglio 1894 – Ukhta, Russia, 27 novembre 1941

Stanislaw Szulminski nacque nel 1894 a Odessa, in Ucraina. Studiò al seminario di Zðitomir, nel 1923 concluse gli studi al seminario di Luck, in Polonia. Nel 1928 entrò nella congregazione dei pallottini. Divenne professore di teologia al seminario di Luck e al seminario dei pallottini a Ozarow, presso Varsavia. Chiese più volte al papa e ai superiori della sua congregazione il permesso di esercitare il ministero in URSS. Nel frattempo prese il diploma di infermiere, per poter lavorare tra i bisognosi. Era a Novogrudok quando la città fu occupata dalle truppe sovietiche. Nel 1939 fu arrestato in base a false accuse e incarcerato. Nel 1940 fu condannato a cinque anni di lager e inviato al campo di concentramento di Uchta. Nel 1941 gli fu concessa l'amnistia, ma rimase in lager, forse volontariamente, per continuare la sua opera di apostolato. Morì in lager il 27 novembre 1941. Padre Stanislaw aveva chiesto più volte il permesso di esercitare il ministero in territori dove la Chiesa era perseguitata, ed era pronto al martirio. In lager svolse la sua missione di sacerdote e aiutò gli altri detenuti, dividendo con loro fino all'ultimo pezzo di pane. La congregazione dei pallottini considera padre Stanislaw Szulminski un santo e un martire. Sono stati pubblicati degli articoli su di lui in polacco.



Stanisław Szulmiński, sacerdote pallottino, membro della Provincia Polacca, nato il 10 luglio 1894 in Ucraina, morì nel campo di lavori forzati (lager) ad Uchta (Russia) il 27 novembre 1941. La Causa di Beatificazione fu iniziata ufficialmente in Russia, a San Pietroburgo, insieme ad altri 15 martiri il 31.05.2003. Il ruolo di postulatore al livello diocesano, da parte dei pallottini, lo riveste don Henryk Kietliński SAC. La gente chiama don Szulmiński l’apostolo della riconciliazione fra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa.
Stanisław Szulmiński quando entrò fra i pallottini, era già sacerdote diocesano, desideroso di dedicare la sua vita e tutte le sue forze ad unire la Chiesa Ortodossa con quella Cattolica. Questo desiderio lo realizzò insieme al chiaro sforzo di essere pienamente fedele alla vocazione ricevuta. Vedeva le sue debolezze umane, ma allo stesso tempo era consapevole della sua chiamata alla santità. Nelle memorie del 1934 scrisse: “Ma Dio vuole da me santità. In Maria Santissima sono speranza e affidamento che, nonostante tutto, raggiungerò la santità”. Uno dei sacerdoti, che lo conosceva bene, lo caratterizzò come “anima vivente quotidianamente con Dio e in Dio”.
In Polonia don Szulmiński fondò un’associazione, chiamata “Apostolato della Riconciliazione” (Apostolat Pojednania) come una sezione dell’Unione dell’Apostolato Cattolico. All’inizio del 1937 a quest’associazione appartennero diversi pallottini e quaranta persone esterne alla nostra Società; nel 1939 questo gruppo raggiunse già le cento persone. Vi erano anche sacerdoti non pallottini e famosi laici. Il Consiglio Provinciale dei pallottini il 3 febbraio 1938 accettò chiaramente “l’Apostolato della Riconciliazione” come sezione dell’Unione dell’Apostolato Cattolico. Don Stanislao desiderava anche avere i pallottini di rito orientale. Più volte chiese ai Superio­ri la possibilità di recarsi nell’Unione Sovietica per dedicarsi al lavoro pastorale. Per questo motivo, nel 1939 fu inviato da loro alla casa pallottina Okopy Trójcy Świętej (Trincee della Santissima Trinità), nei pressi della congiunzione delle tre frontiere di Russia, Polonia e Romania. Arrestato dai Sovietici il 24 ottobre 1939), fu condannato a cinque anni di lavori forzati ad Uchta, nella parte europea della Russia sul Mar Bianco.
Ad Uchta don Szulmiński prestò i suoi servizi ai carcerati in modo eroico. Nonostante un fermo divieto di esercitare le funzioni sacerdotali, celebrava la S. Messa clandestinamente, consolava i prigionieri e serviva da buon Samaritano. Quando arrivò l’amni­stia, rivelò a tutti i prigionieri il suo sacerdozio e celebrò la S. Messa con coloro che ormai erano liberi.
Benché anch’egli avesse ricevuto il documento della liberazione il 1 agosto1941, non ne approfittò. Rimase nel campo con altri 40 prigionieri per essere di aiuto ai sofferenti. Il pesante lavoro, la fame e l’umiliazione venivano da lui accettati come penitenza per la riconciliazione delle Chiese.
Don Szulmiński si dedicò totalmente all’unione della Chiesa Ortodossa con quella Cattolica, seguendo il desiderio di Gesù Cristo: “ut unum sint!”. Sfinito per i maltrattamenti e consumato dalla fame e dai lavori forzati, morì nel lager durante il riposo notturno. La fama della sua santità e del martirio si è diffusa tra i confratelli e i laici in Polonia e in Ucraina, e rimane sempre molto viva.


Fonte:
www.sac.info

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Aggiunto/modificato il 2021-08-11

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