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Tomas de la Mora Giovane martire

Testimoni

† Messico, 15 agosto 1927


Messico, 5 febbraio 1917. La costituzione entrata in vigore quel giorno, buttava la Chiesa letteralmente sul lastrico: l’insegnamento sarebbe dovuto essere totalmente laicista, di fatto, ateo; venivano soppresse le comunità religiose, si confiscavano il beni della Chiesa, si limitava l’attività del Clero pensando a una sua totale eliminazione.
Era la persecuzione che iniziava con Carranza e Obregon e avrebbe raggiunto il livello più terribile con Calles, i tre “presidenti” del Messico, emuli dei più dichiarati nemici di Cristo, sostenuti dalla finanza e dalla massoneria.
La Chiesa fece di tutto per condurre a ragionevolezza costoro. Non servì a nulla. I cattolici del Messico – cioè la stragrande maggioranza della popolazione – inviarono a Calles, nel 1926, una domanda con cui chiedevano l’abrogazione della legge di 33 articoli che di fatto li strangolava nella loro vita e nella loro azione. Non fu presa in considerazione, come furono ignorate la lettera pastorale dei Vescovi messicani e la vibrante protesta del Santo Padre Pio XI.
Falliti tutti i mezzi pacifici, davanti alla persecuzione ormai dilagante in tutto il paese, i cattolici si organizzarono e insorsero con coraggio nell’esercito dei “Cristeros”: un gruppetto, all’inizio di poche persone, che diventò di alcune decine di migliaia di soldati di Cristo Re, ben addestrati, che avrebbero dato filo da torcere ai “governanti”, con le loro azioni di veri eroi, capaci di giungere alla vittoria.
La storia della “Cristiada”, cioè della “lotta per Cristo”, è ignorata da molti libri di storia, ma è pagina gloriosa di fede e di eroismo del secolo XX e di tutta la Chiesa. I cattolici messicani ebbero i loro martiri e i loro santi – citiamo tra tutti il P. Agostino Pro, Gesuita – molti dei quali il Papa Giovanni Paolo II ha elevato alla gloria degli Altari il 22 novembre 1992. Già Pio XI nell’enciclica Iniquis afflictisque (18 novembre 1926) li aveva indicati come modelli al mondo.
Leggendo l’epopea di questi soldati e martiri per Gesù, siamo stati commossi sino alle lacrime, soprattutto dall’eroismo e dal sacrificio dei ragazzi cattolici: qualcosa di sublime, eroi del puro ideale, che affrontarono la morte solo per difendere l’integrità della loro fede.
Viveva a Colima, bella città sul Pacifico, Tomas de la Mora, e a 15 anni era già membro attivissimo del Circolo Cattolico. La sua passione era fare il catechismo tra i bambini più poveri. Portava lo scapolare del Carmelo come segno di affidamento – consacrazione alla Madonna.
Proprio per questo innocente motivo, il 15 agosto 1927 fu arrestato e condotto in caserma dove il comandante gli domandò: “sei anche tu amico dei fanatici, cioè dei preti, dei cattolici, dei briganti?”. Rispose: “Non sono fanatici, ma liberatori della Chiesa e della patria oppressa dai tiranni”. Lo frustarono, affinché rivelasse il nome dei “fanatici”. Ma lui non disse neppure una parola. Il comandante ordinò che fosse impiccato “all’albero della libertà”, eretto sulla piazza centrale di Colima, Numerosi cittadini protestarono, perché la costituzione messicana escludeva i minorenni dalla pena di morte. Fu inutile.
Al momento di ricevere la corda al collo, Tomas respinse gli aguzzini dicendo: “Via da me, soldati di satana, non toccate il corpo di un soldato di Cristo Re!”. Da solo, si pose la corda al collo, poi calmo e sereno, dichiarò: “Voi combattete contro Dio, ma Dio è più forte di voi e vi vincerà. Sì, Cristo vince, regna, trionfa!”. Quelli gli dissero: “Fa presto a dire il tuo ultimo desiderio”.
Tomas guardò il cielo ed esclamò sorridente: “In Paradiso, pregherò per la mia mamma e per il mio papà, per i miei fratelli, per il Papa e per la Chiesa, per la nostra patria, e anche per voi affinché vi convertiate. Che gioia morire per la gloria di Cristo Re! Viva Cristo. Re del Messico e del mondo intero!”.
Gli fu stretto il laccio al collo e Tomas penzolò nel vuoto. Aveva 16 anni.


Autore:
L. Ziliani


Fonte:
Messico Martire

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Aggiunto/modificato il 2008-09-03

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