Nacque da Bernardo, signore di Montbard di nobile famiglia discendente dai duchi di Borgogna, e da Umberga (Umbelina) di Ricey, nella seconda metà del sec. XI, forse verso il 1070. A quindici anni andò sposa a Tescelino il Sauro, signore di Fontaine-les-Dijon, uomo di grande virtù. Dal matrimonio nacquero sette figli (Guido, Gerardo, Bernardo, Andrea, Bartolomeo, Nivardo, Ombelina) che, al dire dei biografi, Aletta generò non tanto al marito, quanto a Dio : tutti, infatti, entreranno nel chiostro, attratti dall'esempio del terzo di essi, il grande Bernardo. Aletta fu sposa e madre esemplare, che rese i figli perfetti cristiani ed eccellenti gentiluomini. Grande fu anche la sua carità verso i poveri : passava di casa in casa alla ricerca dei più bisognosi e dei malati che poi soccorreva generosamente, non rifuggendo dai servizi più umili. Nel giorno della festa di s. Ambrosiniano, patrono del villaggio, A. invitava nel castello tutti i sacerdoti accorsi alla festa trattenendoli a mensa. E fu proprio nella festa di s. Ambrosiniano, il 1° sett. di un anno imprecisato, tra il 1105 e il 1110, che Aletta rese, ancor giovane, la sua santa anima a Dio. L'abate Geranno di S. Benigno di Digione ne accolse il corpo nella cripta della chiesa del suo monastero : sul sarcofago fece scolpire le immagini dei figli. I biografi dicono che per cinque anni Aletta apparve spesso al figlio Andrea, e che anche s. Bernardo fu sostenuto nel momento della conversione dall'apparizione della madre. Nel 1250 il corpo di Aletta fu trasferito dall'abate Stefano di Lexington a Chiaravalle: il 19 marzo 1251 fu deposto nella chiesa della celebre abbazia presso l'altare, dove riposò fino alla Rivoluzione Francese, quando, distrutto il monastero, anche le reliquie di Aletta furono disperse. Venerata affettuosamente dal popolo, specialmente in Borgogna, Aletta è stata accolta in parecchi menologi e calendari cistercensi col titolo di beata: nell'ultimo (del 1952) tale titolo è stato sostituito con l'altro di venerabile. Vi è ricordata due volte : il 19 marzo giorno della traslazione e il 1° sett. giorno della morte. I Bollandisti l'hanno messa tra i « praetermissi » al 4 apr., dichiarando di voler attendere il giudizio della Chiesa che, finora, non si è pronunziata. La figura soave di Aletta resta indissolubilmente legata a quella del suo grande figlio.
Autore: Benedetto Cignitti
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