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Beata Hildegard Burjan Fondatrice

1 giugno

Görlitz sulla Neisse, 30 gennaio 1883 - 1 giugno 1933

Sposa, madre, studiosa con una visione attenta ai problemi sociali per trovare nuove forme di assistenza e di solidarietà. Fu anche il primo deputato donna cristiano-sociale in Parlamento. Fondatrice della società delle suore della Caritas socialis, trasse dalla fede la forza per il suo impegno. Era ebrea e divenne cattolica dopo una grave malattia.

 



Il 30 gennaio 1883 i coniugi Abraham e Berta Freund, abitanti a Görlitz sulla Neisse, appartenente allora alla Slesia prussiana, ebbero la gioia della nascita di una seconda figlia. La giovane Hildegard crebbe in una famiglia del ceto medio borghese, di origine ebraica, ma non vincolata confessionalmente. Per motivi professionali nel 1895 la famiglia si trasferì da Görlitz a Berlino e nel 1899 nella Svizzera.
Hildegard sviluppava in se stessa una personalità pretesa ad ideali elevati. Come molti giovani del 19° secolo che stava per finire, era alla ricerca di valori, di ideali, di qualcosa di grande. Nel 1903 ottenne la maturità a Basilea e iniziò all’Università di Zurigo lo studio di germanistica. Frequentava però anche delle lezioni complementari di filosofia, perchè era interessata a molti problemi - circa il senso della vita, circa la verità    ... - e cercava delle risposte. Attraverso l’opera del filosofo Robert Saitschik e dello studioso della pace Friedrich Förster per la prima volta fu posta a confronto con il patrimonio del pensiero cristiano.
In Hildegard cominciò a farsi strada l’idea che lo sforzo assoluto dell’ essere uomo perfetto resterà sempre imperfetto, se Dio non è la meta di ogni agire e operare. Lei avvertì di dover prendere una decisione per il resto della sua vita, ma doveva ancor superare degli ostacoli interiori. La grazia del poter credere non le era stata ancor concessa.
Durante il corso degli studi conobbe lo studente di tecnica Alexander Burjan. Questi era di origine ungherese e di famiglia ebrea. Il 2 maggio 1907 i due si unirono in matrimonio e si trasferirono a Berlino. Hildegard si trovava alla vigilia della conclusione dei suoi studi.
Il 9 ottobre 1908 la giovane sposa fu ricoverata nell’ospedale cattolico St. Hedwig per una colica renale. Il suo stato di salute si aggravò a vista d’occhio e dovette sottoporsi a diversi interventi. Durante la Settimana Santa del 1909 era in fin di vita. I medici avevano perso ogni speranza di guarigione e la curarono con la morfina per alleviarle i dolori. Il mattino della festività di Pasqua accadde il fatto inconprensibile - lo stato di salute della moribonda migliorò sensibilmente e la piaga inizió a guarire. Dopo sette mesi di permanenza in ospedale fu dimessa per ritornare a casa. Per tutta la sua vita però ebbe a soffrire a causa delle conseguenze di questa grave malattia.
L’esperienza di questa malattia diede una svolta totale alla sua vita. Hildegard fu profondamente scossa e turbata di come Dio l’avesse guidata nella vita. Ora avvertì in sé la forza di poter credere. Aveva avuto il suo peso in questa vicenda l’esempio cristiano delle suore dell’ordine religioso che l’avevano curata - le suore borromee. Ciò che non le era riuscito con la razionalità, con l’inteletto, lo comprese ora con il cuore. L’11 agosto 1909 ricevette il sacramento del Battesimo.
Hildegard iniziò ad ascoltare la voce interiore – cosa voleva Dio da lei? Essa stessa era solo consapevole che la vita, che le era stata ridonata, doveva appartenere solo a Dio e agli uomini. Nel corso dello stesso anno i coniugi Burjan si trasferirono a Vienna, dove Alexander aveva avuto l’offerta di una funzione direttiva.
Hildegard venne presto a contatto con circoli cattolici di Vienna , sopratutto con gruppi, che discutevano le affermazioni della prima enciclica sociale, la “Rerum novarum” del papa Leone XIII (1891).
Per quanto riguarda il suo impegno sociale Hildegard dovette dapprima trattenersi, perché era in attesa di un figlio. Per la sua salute minata questo evento costituiva un pericolo di vita. I medici a motivo dell’indicazione medica esistente consigliavano di abortire. A ciò lei si oppose decisamente. Il 27 agosto 1910 venne al mondo sua figlia Lisa. La nascita riportò nuovamente la madre in fin di vita e fu indispensabile un più prolungato ricovero in ospedale.
Negli anni successivi Hildegard Burjan cominciò a sviluppare coerentemente la sua “concezione sociale” e a perseguire lo scopo della sua vita, la fondazione di una comunità religiosa di suore. Le sue poliedriche attività caritative e più avanti quelle politiche, che richiedevano molta disponibilità di tempo, portarono lei come ogni altra donna e madre impegnata fuori della famiglia anche in situazioni conflittuali - per poter soddisfare le esigenze di ambedue gli ambiti, quello pubblico e quello della famiglia. Unicamente il suo grande talento organizzativo la mise nella condizione di affrontarli tutti e due.
I Burjan avevano una casa grande. Alexander raggiunse il posto di direttore generale in una grande impresa industriale. A motivo della sua attività poliedrica nel settore pubblico il nome di Hildegard divenne presto degno di considerazione. I vertici del mondo economico e politico erano frequentemente ospiti in casa Burjan. Per Hildegard questa realtà significava vivere in due mondi diametralmente opposti: moglie di un direttore generale e nel contempo difensore degli oppressi e diseredati.
Le smisurate richieste consumarono le sue energie. Alla sua malattia cronica si aggiunse il diabete. Anche gli effetti di una pressione sanguigna alta le crearono problemi. Nel breve arco di tempo concessole per realizzare i suoi ideali, lei diede inizio, assai in anticipo rispetto al pensiero sociale della sua epoca, a dei progetti che trasformarono in maniera decisiva l’ampio ambito dell’assistenza. Punto di partenza e motivazione per l’agire e operare di Hildegard era la sua profonda comunione con Dio. Lei era convinta che la sua missione era di annunciare l’amore di Dio mediante il suo agire sociale. In ascolto della volontà di Dio e dei bisogni degli uomini, cercò di assolvere questa missione.
Già segnata dalla morte, nel ricordo del suo amico e accompagnatore spirituale, il prelato Dr. Ignaz Seipel, incominciò ad avviare la costruzione di una chiesa a Vienna.
Sull’attuale territorio del quartiere “Neu-Fünfhaus”accanto alla chiesa doveva sorgere anche un centro sociale - idea innovativa per quell’epoca. Non sopravisse però alla posa della prima pietra. L’11 giugno 1933 Hildegard Burjan morì, all’età di soli 50 anni.
Sulla sua pietra tombale nel Cimitero Centrale di Vienna si trova la scritta da lei desiderata: In te, Domine, speravi, non confundar in aeternum. (Ho sperato in te, Signore. Non sia confuso in eterno.)
Il 6 giugno 1963 fu introdotto il processo di beatificazione della fondatrice della congregazione delle suore della Caritas Socialis.
Concluso il processo riguardante i miracoli e l’esumazione ad esso annessa, le sue spoglie dal 4 febbraio 2005 riposano nella cappella Hildegard Burjan nella sede centrale della comunitá delle Suore della Caritas Socialis.
E' stata beatificata nel duomo di Santo Stefano, a Vienna, il 29 gennaio 2012.

 


 

Prima donna a far parte nel 1919 del consiglio comunale di Vienna ed eletta deputata l’anno successivo per il Partito Socialcristiano al Consiglio nazionale austriaco. Appartenente a una famiglia ebrea non praticante, studiò filosofia a Zurigo, dove conobbe l’ingegnere ebreo ungherese Alexander Burjan, che sposò nel 1907 e col quale si trasferì a Berlino. Due anni dopo rischiò di morire a causa di gravi problemi renali. Ricoverata all’ospedale cattolico St. Hedwig, i medici la diedero per spacciata, ma le suore-infermiere pregarono per la sua guarigione e le condizioni migliorarono rapidamente. Questo “miracolo”, insieme all’esempio delle religiose, portò Hildegard al Battesimo: completava in tal modo un cammino di studio e ricerca sul senso della vita, che l’aveva portata a confrontarsi anche col pensiero cristiano.
Per motivi di lavoro i Burjan si trasferirono a Vienna. Qui nel 1910 nacque la loro unica figlia, Lisa, sebbene fosse stato consigliato l’aborto per i problemi ai reni, evenienza nettamente rifiutata da Hildegard. Ormai la fede in Cristo era divenuta per lei un faro e nell’Austria uscita a pezzi dalla Prima guerra mondiale diede vita a un gruppo di donne consacrate chiamate Suore della Carità Sociale, oggi presenti in Europa e Brasile. A Vienna organizzarono un ufficio di collocamento, alloggi e strutture sanitarie, mense per i poveri e case per ragazze madri. Proprio quel periodo coincide con l’ingresso di Hildegard nella politica attiva. Da parlamentare difese i diritti dei più emarginati, attenta a trovare nuove forme di assistenza e solidarietà. Azione che condusse fin quando, ancora cinquantenne, la malattia non la portò alla morte. Il suo motto era: «Consegnata completamente a Dio e all’Umanità».
Fu beatificata a Vienna nel 2012.


Autore:
Enzo Romeo

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Aggiunto/modificato il 2012-01-30

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