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Beata Maria Maddalena Bodi Laica, martire

Festa: 23 marzo

Szigliget, Ungheria, 18 agosto 1921 – Litér, Ungheria, 23 marzo 1945

Mária Magdolna (Maria Maddalena) Bódi, detta Magdi, nacque a Szigliget, nella diocesi di Veszprém in Ungheria, l’8 agosto 1921. Ebbe una formazione religiosa da autodidatta, poiché i suoi familiari non l’avevano ricevuta a loro volta. I suoi genitori non avevano potuto contrarre matrimonio né religioso né civile, per cause indipendenti dalla loro volontà: per questa ragione, lei non poté entrare in convento, ma trovò un’altra via per servire il Signore dedicandosi ai bambini e alle giovani operaie sue colleghe. Il 26 ottobre 1941 emise il voto di verginità in forma privata e lo rinnovò, aggiungendo l’impegno a mantenerlo anche a costo della vita, non appena ebbe notizia di ciò che i soldati dell’Armata Rossa stavano compiendo durante l’invasione dell’Ungheria. Morì a ventitré anni, a Litér, il 23 marzo 1945, dopo aver tentato di difendersi da un soldato sovietico che voleva abusare di lei. Il suo processo per l’accertamento del martirio in difesa della castità riprese, dopo lo smarrimento dei documenti già pronti da inviare a Roma, nel 1990. Mária Magdolna fu beatificata a Veszprém il 6 settembre 2025, sotto il pontificato di papa Leone XIV. I suoi resti mortali sono venerati nella cattedrale di Santo Stefano a Veszprém, precisamente nella cappella di Sant’Emerico.


Infanzia e famiglia
Mária Magdolna (in italiano Maria Maddalena) Bódi nacque a Szigliget, nella diocesi di Veszprém in Ungheria, l’8 agosto 1921. I suoi genitori, János Bódi e Mária Nika, contadini fittavoli, non avevano potuto contrarre matrimonio né religioso né civile, perché non era stato possibile rintracciare i documenti del padre, tornato in patria come prigioniero di guerra; tuttavia, la portarono al Battesimo nella chiesa cattolica romana di San Michele a Nemestördemic (dal 1950, Badacsonytördemic) il 15 agosto.
Magdi, così era soprannominata, ricevette una prima educazione da sua madre, la quale, contrariamente al marito, era più incline alla pratica religiosa, che insegnò a lei e agli altri figli: Gyula, maggiore di lei di due anni (in realtà figlio di una precedente unione della madre, ma accolto in famiglia), e l’ultimo nato János.
A scuola approfondì la sua conoscenza della fede, oltre che delle materie necessarie: era un’allieva diligente e buona, ma lo divenne ancora di più in seguito alla sua Prima Comunione. Ricevette invece la Cresima il 26 aprile 1931 a Kővágóörs.

Carità in paese e in famiglia
Nel 1934 si trasferì con la famiglia da Mámapuszta a Köveskál, dove non sempre era garantita la celebrazione della Messa: accettava volentieri di percorrere il tragitto fino a Szentbékkálla, sede della chiesa più vicina.
A undici anni, Mária Magdolna faceva del suo meglio per aiutare i genitori in casa e fuori, in particolare nei lavori agricoli: divenne un vero sostegno per la madre, che, nel frattempo, aveva notato come lei si dedicasse molto anche alla preghiera. 
Fuori di casa, amava passeggiare in mezzo alla natura, nutriva un grande affetto per i bambini e s’impegnava ad aiutarli ad amare Gesù. Tra l’altro, si accorse che a Köveskál viveva un bambino molto povero, che veniva allevata dai nonni: s’impegnò a girare per tutto il villaggio e a raccogliere, riuscendoci, abiti caldi per quell’orfano.
Nel 1934, cambiò di nuovo casa, abitando a Máma-puszta, presso Balatonkenese. L’anno seguente, venne fondata la parrocchia di Fűzfőgyártelep a opera di don István Androsits, il quale divenne il primo direttore spirituale della ragazza. 
Quando scoprì che amava molto leggere, cominciò a prestarle alcuni libri religiosi, in modo che alimentasse la sua spiritualità. Anche nel nuovo paese Magdi continuò ad amare i bambini: passava molto tempo con loro e spesso li portava con sé alla Messa domenicale. Aiutata da altri consiglieri spirituali, decise che avrebbe letto solo testi edificanti e avrebbe abbandonato ogni forma di vanità femminile.

Una vocazione impedita
A diciassette anni, partecipò alla missione popolare indetta a Balatonfűzfő per l’anno giubilare in onore di santo Stefano d’Ungheria e in occasione del Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest. In quei giorni, si rese conto di voler appartenere completamente al Signore: «Quant’è bella la vita di chi può stare vicino a Dio!», confidò a uno dei suoi fratelli.
Si sentiva sempre più orientata alla vita religiosa: chiese consiglio al direttore spirituale, quindi svelò la sua decisione ai familiari. Tuttavia, in base al Diritto Canonico vigente all’epoca, lei e i fratelli risultavano figli illegittimi: questo costituiva un ostacolo insormontabile perché venisse ammessa in qualsiasi congregazione o istituto. Quando venne a saperlo, si dispiacque moltissimo.

Operaia dal comportamento modesto
L’anno successivo iniziò a lavorare alla Nitrokémia, una fabbrica di prodotti chimici a Fűzfőgyártelep, pur non trascurando le faccende casalinghe. Iniziava la sua giornata, che comprendeva tre turni di lavoro, ricevendo la Comunione. 
Si distinse presto per la sua diligenza e la prontezza nell’apprendere le tecniche di fabbricazione nella divisione pirotecnica, dove venivano fabbricati razzi e altri esplosivi. Tuttavia, quando le venne offerta una promozione con il relativo aumento di stipendio, rifiutò, affermando che le donne sposate, avendo famiglia, lo meritassero più di lei, che era giovane e nubile.
Sopportava pazientemente, come dichiararono le sue colleghe, i discorsi sconvenienti che udiva e riusciva a rispondere con tranquillità ai rimproveri per la sua condotta. Quando subiva accuse di stampo anticlericale, riusciva a ribattere con argomenti ferratissimi, pur senza offendere nessuno. 
Di fronte al suo comportamento modesto, compensato da un certo senso dell’umorismo, i colleghi presero a stare attenti a ciò che dicevano quando si trovavano in sua presenza; anche i superiori l’apprezzavano.

Il voto privato di verginità
Quando era libera dal lavoro, montava in sella alla sua bicicletta, che il padre le aveva regalato affinché potesse arrivare prima dove ci fosse bisogno di lei. Nel frattempo, era diventata una giovane donna molto attraente e aveva molti pretendenti. Benché le piacessero i bambini e avesse un’alta stima della maternità, tuttavia, era certa di non doversi sposare. 
Durante il suo primo ritiro spirituale a porte chiuse, vissuto nel 1941 a Pécel, si sentiva come lacerata: da una parte, voleva essere santa e irradiare l’amore di Cristo tra gli uomini; dall’altra, sapeva di dover vivere una vita laicale e apostolica. Oltre alla questione dell’unione non matrimoniale tra i suoi, aveva un altro problema familiare: sua madre era malata, quindi non poteva lasciarla.
A vent’anni, il 26 ottobre 1941, nella festa di Cristo Re, come sigillo dei propositi assunti durante il ritiro, fece voto di verginità in forma privata, di fronte all’altare della chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Balatonfűzfő. Ormai aveva più di vent’anni ed era determinata e consapevole di essere promessa al Signore.

Il suo apostolato tra i bambini e le operaie
Nel 1942 s’impegnò più profondamente in parrocchia e nel servizio ai bambini, mediante l’adesione alla «Szívgárda» («Associazione della Guardia del Cuore»), un’associazione che mirava a curare l’educazione religiosa di bambini e bambine dai sei ai quattordici anni mediante la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Riuscì anche a completare la sua istruzione elementare grazie a una scuola per adulti a Fűzfőgyártelep. 
Dopo un nuovo trasloco, questa volta a Daka-puszta, avvenuto nel 1942, Mária Magdolna aderì alla Congregazione Mariana dei padri gesuiti. Inoltre, dopo aver partecipato a un corso formativo dell’Associazione delle Operaie Cattoliche, di cui era membro, organizzò un gruppo giovanile: lì spiegava la visione cristiana del mondo alle aderenti che, come lei, erano impegnate in servizi caritativi e attività apostoliche, vivendo tutto con facilità e gioia.

Un nuovo desiderio di servizio stroncato
Desiderando servire i malati al fronte, nel 1943 s’iscrisse a un corso da infermiera, ma non ricevette mai l’avviso, pur avendo completato il corso. Successivamente venne a sapere che i dirigenti della Nitrokémia avevano rifiutato di farla partire, affermando che non avrebbero potuto rimpiazzare una delle loro operaie migliori.
Già a quel tempo, Magdi aveva cominciato a pregare il Signore di farla morire prematuramente, così da poter aiutare le giovani ad avvicinarsi a Lui. Amava molto il suo nome di Battesimo: le ricordava da una parte la Vergine Maria, dall’altra la sua vocazione, ovvero conquistare anime erranti al Signore.

Conservare la verginità a costo della vita
Nell’aprile 1944, si trasferì insieme ai familiari a Litér, dove la Nitrokémia aveva dei possedimenti. Immediatamente organizzò una sezione dell’Associazione delle Operaie Cattoliche: sotto la sua guida, le altre donne confezionavano pacchetti di viveri per l’ospedale militare di Balatonfüred, cucivano abiti per i bambini poveri e organizzavano corsi d’infermieristica.
Per le altre ragazze rappresentava un punto di riferimento, tanto che sapevano di potersi confidare con lei in tutta sicurezza. Quando apprese che le donne erano particolarmente in pericolo, incoraggiò le compagne a proteggere la loro verginità, ma non solo: decise che avrebbe mantenuto il proprio voto a costo della vita.

Il martirio
Il 23 marzo 1945, le truppe sovietiche arrivarono al villaggio. Nel pomeriggio dello stesso giorno, Magdi e alcune donne si trovavano all’ingresso di un rifugio antiaereo, quando giunsero due soldati sovietici armati. Uno di loro le ordinò di entrare, ma lei sapeva, per aver ascoltato altre storie di violenza, che cosa le sarebbe accaduto.
Tentando di difendersi, pugnalò il soldato con le forbicine che aveva in tasca e sfuggì alla sua presa. Poco dopo, allertò le altre nel bunker, preoccupata in volto. Cercando di mantenere un tono di voce pacato, pare che abbia esclamato: «Annuska, scappa, perché sta per arrivare il tuo turno. Sto per morire... Portate via mia madre da qui, perché sto per morire».
Nel frattempo il soldato, col volto insanguinato, apparve all’ingresso posteriore del rifugio: appena la vide, fece fuoco contro di lei, colpendola alle spalle. Già al primo dei sei spari si fermò, alzò le mani al cielo e, congiungendole, disse: «Mio Signore, mio Re, ricevi il mio spirito!». Poi mise le mani in tasca e, stringendo il Rosario, ricevette la pallottola fatale dritto nel cuore, cadendo col volto a terra.
Due settimane dopo, i suoi genitori contrassero matrimonio in chiesa, grazie alle concessioni offerte dalla Santa Sede per lo stato d’assedio, che permettevano di celebrare le nozze anche in assenza di documenti. Da allora in poi, vissero religiosamente.

La fama di santità e di martirio e la causa di beatificazione
Dopo la morte della giovane, il cardinal Josef Mindszenty, che all’epoca era vescovo di Veszprém (Venerabile dal 2019), ricevette una minuta di venti pagine che descriveva i fatti. Sulla base del contenuto di quel testo, si procedette alle fasi preliminari della causa di beatificazione: tuttavia, i documenti, già tradotti in latino, non giunsero a Roma perché andarono smarriti in circostanze mai chiarite.
Verso il 1990 fu possibile ricominciare la causa, a partire dalla minuta originale e dalle dichiarazioni di sacerdoti e di altri testimoni che conobbero la potenziale martire. L’inchiesta diocesana è stata avviata nella diocesi di Veszprém il 18 gennaio 2011 e conclusa il 22 ottobre 2016.

Il decreto sul martirio e la beatificazione
Il 25 maggio 2024, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto sul martirio, aprendo la via alla beatificazione di Mária Magdolna, che si svolse il 6 settembre 2025 alla ONE Arena di Veszprém, celebrata dal cardinal Péter Erdő come inviato di papa Leone XIV.
In vista della beatificazione, i suoi resti mortali sono stati traslati dal cimitero cittadino di Litér e collocati nella cappella di Sant’Emerico della cattedrale di Santo Stefano a Veszprém.

Il suo ricordo
Il volto di Mária Magdolna Bódi compare insieme a quelli dei santi e dei beati della sua terra nella cappella della Comunione dei Santi, o Cappella Ungherese, della Basilica della Divina Misericordia a Cracovia-Łagiewniki. 
La città di Litér conserva invece vari luoghi commemorativi: un suo busto si trova nel cortile della scuola elementare, mentre nel 2005 fu eretta una sua statua nel punto in cui ricevette il martirio. Sempre a Litér le è stata dedicata una via, mentre le vetrate della locale chiesa cattolica ricordano i momenti principali della sua vita.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2025-09-03

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