Nueve de Julio, Argentina, 3 dicembre 1920 - Roma, 5 febbraio 1998
Cardinale di Santa Romana Chiesa, fermo ma comprensivo, nel lavoro dava importanza ai rapporti personali. Per lui erano preminenti le relazioni umane: intessere amicizie e far crescere l’altro attraverso l’incontro. Questa pedagogia, per i suoi detrattori, era una forma di debolezza, in realtà costituiva la sua forza. La speranza e la gioia furono i suoi tratti caratteristici, legati alla sua spiritualità mariana, propria del Magnificat. Papa Francesco l'ha dichiarato Venerabile il 18 febbraio 2022.
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Il Venerabile Servo di Dio Edoardo Francesco Pironio nacque a Nueve de Julio (Argentina) il 3 dicembre 1920, in una famiglia di emigrati italiani. Compiuti gli studi primari nella città natale, nel 1932, entrò nel Seminario San José di La Plata. Venne ordinato sacerdote il 5 dicembre 1943, nella Basilica-Santuario nazionale di Nostra Signora di Luján. Svolse il servizio pastorale nel Seminario della sua diocesi come professore di letteratura, dogmatica, cristologia, teologia sacramentale, teologia fondamentale e filosofia. Nel 1953 fu inviato a Roma, dove conseguì la Licenza in Teologia presso l’Angelicum.
Rientrato in Argentina alla fine del 1954, riprese l’insegnamento in Seminario e l’impegno nella predicazione. Nel 1958, venne nominato Vicario Generale e iniziò l’attività di insegnamento all’Università Cattolica Argentina di Buenos Aires. Nel 1960, il Cardinale Antonio Caggiano, Arcivescovo di Buenos Aires, lo nominò Rettore del Seminario Metropolitano di Villa Devoto, avendone i Gesuiti lasciata la gestione all’Arcidiocesi.
Nel 1962, partecipò come Osservatore alla Sessione inaugurale del Concilio Vaticano II e, l’anno seguente, fu nominato tra gli “esperti”.
Nel 1964, fu nominato Vescovo ausiliare di La Plata e, il 31 maggio dello stesso anno, ricevette l’ordinazione episcopale nella Basilica di Luján. Nel 1967 gli fu affidata, in qualità di Amministratore Apostolico, la diocesi di Avellaneda e, l’anno successivo, divenne Segretario del CELAM, di cui fu anche Presidente dal 1972 al 1975. Preziosa fu la sua opera per lo svolgimento della Conferenza di Medellín (26 agosto – 6 settembre 1968).
Nel 1972 venne nominato Vescovo della diocesi di Mar del Plata. Nel 1974 San Paolo VI lo invitò a predicare gli Esercizi Spirituali alla Curia Romana. Il 18 settembre 1975 fu nominato Pro-Prefetto della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari e, il 24 maggio 1976, creato Cardinale. San Giovanni Paolo II lo confermò Prefetto del Dicastero per i Religiosi. In tale compito, si impegnò con tutte le sue forze per favorire e sostenere il rinnovamento conciliare dei religiosi.
Nel 1984 fu nominato Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. La sua azione si sviluppò attorno a tre priorità: formazione, comunione e partecipazione. Si impegnò, in sintonia con San Giovanni Paolo II, per la promozione e il discernimento dei nuovi Movimenti Ecclesiali. Ebbe particolarmente a cuore i giovani. Il suo nome è legato soprattutto ai raduni e alle Giornate Mondiali della Gioventù, di cui fu uno degli ideatori. Nello stesso anno 1984 gli fu diagnosticato un tumore alla prostata. Il 6 agosto 1996, San Giovanni Paolo II accettò la sua rinuncia a Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Peggiorando la malattia, seppe farsi carico con fiduciosa speranza delle sofferenze sempre più acute, offrendole, come egli stesso scriveva, «per la Chiesa, i sacerdoti, la vita consacrata, i laici, il Papa, la redenzione del mondo».
Morì a Roma (Italia) il 5 febbraio 1998.
La salma fu trasferita in Argentina, nel santuario mariano di Luján.
Il Venerabile Servo di Dio fu una persona di grandi qualità umane e dalla spiritualità profonda. Nutrì la fede trasmessagli dalla madre con la preghiera costante e la irrobustì con lo studio, la lettura e la meditazione. L’unione con Dio gli consentiva di avere uno sguardo soprannaturale sulla realtà.
La speranza e la gioia furono i suoi tratti caratteristici, legati alla sua spiritualità mariana, propria del Magnificat. Fu un buon Pastore in circostanze complesse: paterno, mite, accogliente, fermo ma comprensivo. Nel lavoro dava importanza ai rapporti personali. Per lui erano preminenti le relazioni umane: intessere amicizie e far crescere l’altro attraverso l’incontro. Questa pedagogia, per i suoi detrattori, era una forma di debolezza, in realtà costituiva la sua forza. Come uomo di pace soffriva quando si trovava di fronte a conflittualità. Seppe assumere decisioni chiare, che perseguì con impegno. Nutrì un particolare amore per la povertà e visse nel distacco dai beni materiali e dalla ricchezza, mantenendo sempre l’esercizio della virtù dell’umiltà. Le sue capacità di mediazione, frutto di affidamento alla Provvidenza e di una vita all’insegna dell’imitatio Christi, si rivelarono preziose durante i lavori della Conferenza di Medellin. Accettò con fortezza le umiliazioni e l’ultima malattia.
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