VI sec.
Approdati in Toscana, Giusto, Clemente e Ottaviano si insediarono a Volterra, dove si impegnarono nella lotta all'eresia e nella difesa della città. Giusto divenne vescovo e, dopo un periodo eremitico con i compagni, morì il 5 giugno, giorno di Pentecoste. La storicità di alcune vicende è dibattuta: l'origine africana e il vescovato di Giusto sono incerti. Tuttavia, la devozione verso i santi era radicata, come testimoniato dalle cappelle, dai monasteri e dalla basilica eretta sulle loro tombe. Nel XVII secolo fu costruita la chiesa di San Giusto Nuovo. La festa dei santi, il 5 giugno, ha visto l'invenzione delle reliquie nel 1491 e la loro ricongiunzione nel 1904.
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Le vicende dei santi Giusto e Clemente furono narrate dal monaco Blinderanno nel secolo XI, mentre fu scritta nel secolo successivo una cronaca dei loro miracoli. Secondo queste antiche fonti Giusto e Clemente, insieme ad Ottaviano, facevano parte di un gruppo di cristiani, tra i quali alcuni ecclesiastici, che nel VI secolo, guidati dal vescovo Regolo, abbandonarono l’Africa perché perseguitati. Approdarono sulle coste della Toscana: Cerbone e Regolo restarono in Maremma, presso Populonia dove il primo divenne vescovo mentre il compagnò per ordine di Totila trovò la corona del martirio. I nostri tre invece si diressero a Volterra che era soggetta agli Ariani e alle scorrerie dei barbari. Qui si misero a combattere gli eretici e riuscirono a coordinare la difesa della città. Dopo qualche tempo Giusto fu eletto vescovo e andò a Roma per ottenere la conferma della sua nomina. Decise poi, con i due compagni, di condurre vita eremitica rimanendo comunque a capo dei fedeli di quelle terre. Ottaviano si ritirò in una selva, oltre il corso del fiume Era, dove visse presso il cavo di un olmo. Giusto e Clemente invece presero dimora in un bosco presso Campo Marzio. In quel luogo sarebbe poi scaturita una sorgente d’acqua. Entrambi morirono il 5 giugno di un anno imprecisato, nel giorno di Pentecoste. Furono sepolti nel luogo del loro eremitaggio dove vennero erette due cappelle, ben presto meta di pellegrinaggi. Queste vicende non trovano sempre riscontro nei documenti. Gli studiosi avanzano dubbi sull’origine africana dei due santi e se Giusto fu davvero vescovo (è rappresentato come tale solo a partire dal secolo XIV). Ipoteticamente Clemente poté essere stato suo presbitero. Elemento certo è che Giusto è contitolare della cattedrale volterrana in un diploma di Ludovico il Pio e vi erano già da tempi remoti numerosissime cappelle a loro dedicate, insieme a monasteri, in tutta la Tuscia.
Sulle tombe dei due santi fu eretta una doppia basilica che, forse perché danneggiata, fu ricostruita nel secolo X. I benedettini vi fondarono un monastero che passò ai camaldolesi nel 1113. Denominata San Giusto "in Botro", fu luogo assai importante, riferimento religioso, ma anche per mercati e fiere. Nel 1628 fu invece iniziata la costruzione della chiesa di Giusto Nuovo, per sostituire la precedente ingoiata dagli eventi franosi delle balze. L'interno conserva un'antica mensa di altare, oggi murata nel coro, con incisi i nomi di Cuniperto, re longobardo del VII secolo, del vescovo Gaudenziano e del gastaldo Alchis, fondatore del primo luogo di culto dedicato a Giusto. L’antica badia invece, oggi in grave stato di dissesto, fu abbandonata dai monaci nel 1861 a causa del terremoto del 1846 e dalle successive frane.
La festa dei Ss. Giusto e Clemente è fissata al 5 giugno (o al lunedì o martedì di Pentecoste). In tale data, nel 1491, ci fu una invenzione o ricognizione delle loro reliquie che, dopo alterne vicende, furono ricongiunte solo nel 1904. Nel 1568 A. Fortunio pubblicò il libro “Vita e miracoli dei Ss. confessori Giusto e Clemente”.
Autore: Daniele Bolognini
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