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Bogotá, Colombia, 2 agosto 1840 - 28 giugno 1927
Rafael Emanuel Almansa Riaño fu religioso della Provincia dei Frati Minori di Colombia, nella quale emise la professione nel 1865. A seguito delle leggi eversive e della dispersione delle comunità religiose, nel 1866 fu accolto dal Vescovo di Nueva Pamplona che in quell’anno lo ordinò sacerdote. Rientrato a Bogotà, nel 1897 l’Arcivescovo Mons. Bernardo Herrera Restrepo, che molto lo stimava, lo incardinò nell’arcidiocesi e gli affidò la chiesa di San Diego, un tempo officiata dai Frati Minori. Qui P. Almansa, che aveva ottenuto dal Ministro Generale la facoltà di continuare a portare l’abito religioso, continuò il suo fervoroso apostolato nel medesimo spirito di semplicità e di umiltà San Francesco. Vero «angelo della pace» ebbe accesso nelle case dei poveri e dei ricchi, degli umili e dei potenti irradiando attorno a se l’amore a Dio e alla Chiesa. Svolse una grande opera di pacificazione e di mediazione in momenti critici per la storia della sua patria. Povero tra i poveri, modesto e lieto, esercitò il suo ministero di carità fino al termine della sua vita. Circondato da vasta fama di santità morì a Bogotà il 28 giugno 1927. La sua causa di beatificazione ebbe inizio nel 1995, e dal 1999 fu affidata alla Postulazione Generale dell’Ordine. Papa Francesco lo ha dichiarato Venerabile il 9 maggio 2016.
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Il Venerabile Servo di Dio Raffaele Emanuele Almansa Riaño nacque a Santa Fe di Bogotá (Colombia) il 2 agosto 1840, in una famiglia profondamente cristiana. Nel 1859, fu ammesso al Noviziato dell’Ordine dei Frati Minori in Bogotá. Il periodo di formazione religiosa coincise con le manifestazioni di ostilità del governo liberale nei confronti della Chiesa e, in modo particolare, degli Ordini religiosi. In seguito a questa situazione, il Servo di Dio, terminato il cursus studiorum, ricevette l’ordinazione sacerdotale nell’Arcidiocesi Nueva Pamplona (Colombia), il 27 maggio 1866. Il suo primo incarico pastorale fu nella parrocchia di S. Laureano a Bucamaranga come vicario parrocchiale e incaricato della cappellania dell’ospedale. In seguito ad un clima politico di maggiore distensione, la Provincia Francescana poté ricostituirsi e fu convocato il Capitolo Provinciale. Colse il momento favorevole per porre termine al suo servizio presso la Diocesi di Nueva Pamplona e chiese di stabilirsi a Bogotá. In questi anni svolse diversi delicati e importanti incarichi per conto dei vari Arcivescovi, tra cui quello di rappresentante ecclesiastico per i rapporti con lo Stato. Le sue capacità di relazione gli meritarono la stima dei Prelati e l’affetto della popolazione. Nel 1897, la Provincia Colombiana venne commissariata e, nello stesso anno, chiese di uscire dall’Ordine ed essere accolto nel clero diocesano di Bogotá, mantenendo il permesso di conservare l’abito francescano. Fu nominato cappellano di S. Diego dove esercitò il suo ministero pastorale, soprattutto il Sacramento della Riconciliazione, per trent’anni, amato e venerato da tutti. Morì a Bogotà (Colombia) il 28 giugno 1927.
Iter della Causa L’Inchiesta diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Bogotá (Colombia), dal 24 novembre 1995 al 24 febbraio 1997, in ventitré Sessioni, durante le quali vennero raccolte le prove documentali e furono escussi venti testi, di cui tre ex officio. Venne istruita un’Inchiesta Rogatoriale presso il Vicariato di Roma (Italia), in quattro Sessioni, dal 1° ottobre al 20 novembre 1996, durante le quali fu escusso un teste. La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 24 settembre 1999.
Seduta dei Consultori Storici Si svolse il 1° marzo 2011. A conclusione di un approfondito dibattito, il risultato finale per i tre quesiti di rito, sull’esaustività delle prove, sull’attendibilità dei documenti archivistici e sul fondamento delle virtù eroiche, fu affermativo.
Congresso Peculiare dei Consultori Teologi Si tenne il 9 gennaio 2014. I Consultori sottolinearono che il Venerabile Servo di Dio fu un protagonista della storia religiosa e civile della Colombia fra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Operò in un clima di laicismo radicale, caratterizzato da un’aperta opposizione alla Chiesa e dalla persecuzione contro gli Istituti Religiosi. La sua figura emerse per lo zelo pastorale e le virtù. Fu un uomo di grande fede, sempre alla ricerca della volontà di Dio. La sua spiritualità Eucaristica lo spinse ad educare i fedeli alla pratica delle Quarant’ore. Era particolarmente devoto al Sacro Cuore e alla Vergine Maria. Nel difficile contesto sociale e ecclesiale, seppe portare la concordia e la soluzione dei conflitti. Concluse le persecuzioni religiose, che lo costrinsero per un certo periodo ad essere lontano dalla vita comunitaria, venne richiamato a Bogotà per aiutare i confratelli nella restaurazione della vita conventuale. Incardinatosi a Bogotà, ottenne dalla Santa Sede il permesso di continuare ad indossare l’abito francescano e, nella chiesa di San Diego, rimase per circa trenta anni, vivendo nella povertà e nell’esercizio della carità. Al termine del dibattito, i Consultori si espressero con voto affermativo circa il grado eroico delle virtù, la fama di santità e di segni.
Sessione ordinaria dei Cardinali e Vescovi Si riunì il 3 maggio 2016. L’Ecc.mo Ponente, dopo aver riassunto la storia della Causa, si soffermò sulla figura del Venerabile Servo di Dio, sottolineando che la fede fu il nucleo del suo abito virtuoso. Era un uomo di orazione profonda. Trascorreva lunghi periodi di tempo davanti al tabernacolo, in intimità con il Signore, e nutriva una grande devozione alla Vergine Maria. Visse la fede in mezzo ai problemi e alle fatiche della gente comune e la manifestò esercitando il ministero sacerdotale. In un periodo di forte anticlericalismo, trovò coraggio nell’esercizio della virtù della speranza cristiana. Ugualmente era ammirevole per la sua bontà verso tutti, insegnando ad essere caritatevoli e a sorridere. Mostrò un atteggiamento di gratuità e disponibilità verso tutte le classi sociali, potenti e povera gente, perché la sua carità verso il prossimo fu senza limiti, portando soccorso materiale e spirituale verso chiunque ne avesse necessità. Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente con sentenza affermativa.
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