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Servo di Dio Bernard Digal Sacerdote e martire
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Tiangia, India, 27 gennaio 1962 - Chennai, India, 28 ottobre 2008
Don Bernard Digal, dell’Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneshwar, in Orissa (India), aggredito e malmenato il 25 agosto 2008 nell’ondata di violenze scatenate dai radicali indù, è deceduto il 28 ottobre seguente in ospedale, in seguito alle gravi lesioni riportate alla testa. Il sacerdote, 45 anni, era stato trasportato all’ospedale di Chennai, in Tamil Nadu, per essere sottoposto a un delicato intervento chirurgico al capo, ma il suo fisico, malridotto a causa di numerosi traumi, ferite e lesioni in tutto il corpo, ha ceduto. “Durante la sua vita p. Bernard ha mostrato determinazione e coraggio nel testimoniare e morire per Cristo. E’ morto da vero cristiano, e subito dopo l’aggressione subita ha perdonato i suoi nemici e persecutori”, ha detto p. Mrutyunjay Digal, sacerdote della stessa Arcidiocesi e segretario dell’Arcivescovo. P. Bernard è il primo sacerdote cattolico rimasto ucciso nella campagna di violenza anticristiana. “P. Bernard Digal ha ricevuto la corona dei martiri – ha detto ad AsiaNews mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack- Bhubaneshwar. Egli è morto a causa delle violenze degli estremisti indù. Ora i cristiani di Kandhamal hanno un potente intercessore nei cieli, poiché egli continuerà il suo lavoro dalla casa celeste”.
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“Padre Digal era il tesoriere della diocesi, un prete sensibile, generoso e sempre pronto a rispondere ai bisogni degli altri religiosi prima ancora dei suoi. Alla continua ricerca della comunione fraterna”. È il ricordo di mons. Rapheel Cheenath, arcivescovo di Cuttack- Bhubaneshwar, di p. Bernard Digal, morto la sera del 28 ottobre 2008 in un letto del St. Thomas Hsopital a Chennai. P. Digal era stato assalito da un gruppo di fondamentalisti indù la notte del 25 agosto, nei primi giorni delle persecuzioni contro i cristiani dell’Orissa. Nonostante le cure mediche alle quali è stato sottoposto, la salute è andata peggiorando. Sabato 25 ottobre è stato ricoverato nell’ospedale di Chennai, nel Tamil Nadu ed è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico per rimuovere un grumo di sangue formatosi nel cervello in seguito alle percosse subite dai fondamentalisti la notte dell’assalto. Il 27 ottobre i polmoni hanno collassato ed è subentrata una grave crisi respiratoria, in seguito alla quale al religioso è stato attaccato un respiratore artificiale. Egli ha ricevuto l’unzione degli infermi e alle 9.25 del 28 ottobre, assistito da mons. Cheenath, è morto. “A p. Bernard è stata consegnata la corona dei martiri: egli ha ricevuto la palma della vittoria dai santi in paradiso”, racconta l’arcivescovo di Cuttack- Bhubaneshwar. “Fin dall’inizio delle violenze contro i cristiani, i cui primi episodi risalgono al dicembre del 2007, p. Bernard ha sempre voluto restare fra la sua gente a coordinare i lavoro di assistenza e sviluppo, promuovendo iniziative di pace”. Il prelato sottolinea inoltre le opere a favore dei “cristiani vittime della carneficina” e della devozione particolare “per la Vergine Maria e la recita del rosario: egli ci confidava spesso di come trovasse rifugio e sostegno nella Madonna, anche nei momenti di più cupa disperazione”. Mons. Rapheel Cheenath conclude sottolineando come “i cristiani di Kandhamal abbiano ora un potente intercessore nei cieli”, perché p. Bernard continuerà il suo lavoro“ dalla casa celeste. La sua fine è culminata in una kenosis, una resa totale alla passione sulla croce di Gesù Cristo; ora speriamo nella gloria della resurrezione. La vittoria del Cristo risorto è motivo di speranza, la speranza della vita eterna dopo la morte”. P. Bernard, che AsiaNews aveva incontrato il 10 settembre precedente durante la degenza dell’Holy Spirit Hospital di Mumbai (vedi foto), aveva 48 anni ed era stato ordinato prete il 29 maggio 1992. Egli era nativo del villaggio di Tiangia, a Kandhamal, una delle zone più colpite dalle recenti violenze anticristiane perpetrate dai fondamentalisti indù. Egli aveva ripercorso i drammatici momenti dell’assalto, in seguito al quale “per una notte intera è rimasto senza conoscenza e seminudo nella foresta”. P. Ajay Singh, direttore del Jan Vikas, un centro di iniziativa sociale della diocesi di Cuttack-Bhubaneshwar, ricorda la “santità” di padre Digal, il suo “zelo missionario”, il suo “servizio per la gente”, le parole di “perdono” verso i responsabili delle violenze” e il lavoro incessante finalizzato al “loro recupero”. Anche p. Manoj Digal, cugino della vittima e nativo dello stesso villaggio, ricorda il “lavoro incessante con i cristiani di Kandhamal, che subiscono violenze e umiliazioni di ogni tipo. Le sue virtù sono l’umiltà, la capacità di perdonare, il senso di giustizia, e il sacrificio di sé fino alla morte”.
Autore: Nirmala Carvalho
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