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Servo di Dio Giuseppe Mazzanti Sacerdote, fondatore

Festa: .

Imola, Bologna, 3 giugno 1879 - 22 dicembre 1954

Sacerdote nato, cresciuto e morto nella sua amata Imola, ha vissuto in modo appassionato l'ordinario della sua vita e può ancora di re una parola a quanti oggi cercano la via che conduce alla pace del cuore e alla santità del quotidiano. Il segreto della sua bontà costante e verso tutti era la sua intima e filiale unione con Dio. Viveva ogni problema e ogni giornata con la meravigliosa realtà del soprannaturale vivente in lui. Sapeva vedere le cose e gli avvenimenti alla luce della fede e ciò lo inculcava anche nei suoi convincenti discorsi spirituali. Troppo brevi per noi erano le sue impareggiabili lezioni di catechismo dalle quali si usciva sempre con l'anima inondata di gioia. - L'incontro con don Giuseppe Mazzanti era unbagno di serenità e di riposo. La forza che attirava a luiera il suo grande spirito di carità: una carità cordiale e simpatica che donava con sincera e totale comprensione; una carità intelligente che sapeva vedere, anche nella zizzania e nel deserto di un cuore, la nota positiva, il lucignolo fumigante; una carità apostolica che seppe trasfondere in quell'esercito di anime generose –le Piccole Suore di S. Teresa- che, consacrate a Dio nello spirito della piccola Teresa di Lisieux, trovarono in lui il consigliere inesauribile, il padre generoso, il sapiente direttore dell'Opera da lui fondata. Il 3 giugno 2016 è iniziata la sua causa di betificazione.



Don Giuseppe Mazzanti, esimio Sacerdote e Fondatore, insieme a Madre Maria Zanelli, dell’Istituto delle Piccole Suore di Santa Teresa del Bambino Gesù, ha concluso serenamente il suo pellegrinaggio terreno il 22 dicembre 1954 nella Diocesi di Imola (Bologna), sua terra natale e, subito, le tante persone che l’avevano conosciuto parlarono delle sue straordinarie virtù, vissute nell’umiltà e nella quotidianità.
Nacque a Imola il 3 giugno 1879, decimo di diciannove fratelli, e visse in una famiglia dove il santo timor di Dio regnava sovrano. Ancora fanciullo, aiutava la mamma a “dondolare” i fratellini più piccoli di lui e, appena terminate le scuole elementari, fu a fianco del papà nella drogheria-tabaccheria.
Nel 1896 maturò la sua risposta alla divina chiamata al sacerdozio ed ottenne dal padre di poter riprendere privatamente gli studi continuando ad aiutare nel negozio, anche a motivo della morte del fratello maggiore Eugenio (nel 1897). Solo il 3 novembre 1900 poté finalmente entrare in Seminario e il 27 febbraio 1904, per ministero del Vescovo d’Imola, Mons. Francesco Baldassarri, venne ordinato sacerdote.
Nel periodo in cui egli era Cappellano nella Parrocchia di S. Cassiano (dal 1916 al 1920) morirono di spagnola, nello spazio di otto giorni, il parroco Don Rocco Rocca e la sorella Elena (che don Mazzanti confessò e assistette sul letto di morte); fu lei a proporre a don Giuseppe la lettura di Storia di un’anima. Egli fu l’angelo del sostegno e del conforto non solo ai morenti, ma anche ai desolati genitori e familiari. Il fratello Giuseppe Rocca, dopo molti anni, ricorda: “Don Peppino, come non aveva badato a sacrifici d’ogni sorta e rinunciato anche al riposo pur di assistere i morenti, con uguale cuore seppe confortare e consolare i superstiti e infondere nelle loro anime il balsamo della cristiana rassegnazione”. Questo è solo un esempio tra i tanti della sua vita sacerdotale, calata nelle situazioni concrete del dolore e della povertà.
Altre caratteristiche che hanno segnato tutta la sua vita furono l’amore alla verità e l’obbedienza. Don Eugenio Gottarelli afferma: “Di Don Peppino mi ha sempre edificato la venerazione per i suoi Vescovi, la carità verso i suoi confratelli dei quali sapeva mettere in evidenza le virtù e coprire con un velo di compatimento i difetti. Non l’ho mai sentito parlare male di nessuno”.
I confratelli che ebbero occasione di conoscerlo e di sfruttare anche la sua sensibilità artistica per miniature e pergamene furono molti, favoriti anche dal suo prolungato servizio come vice-cancelliere vescovile (dal 1912 al 1948).
Dal 1910 al 1917, in un periodo burrascoso per la stampa cattolica, fu amministratore del settimanale diocesano “Il Diario”. Il Canonico Bettelli ricorda che “egli non tollerava soprusi e consigliò una polemica franca, leale, veritiera, una polemica seria basata su argomenti positivi”.
Nella sua vita sacerdotale, un posto speciale l’hanno sempre occupato i giovani. Nel 1911 fu assistente al Circolo Silvio Pellico e al Patronato Fanciulle, presso le Suore Ancelle del Sacro Cuore; durante la prima guerra mondiale si offrì cappellano militare alla Fornace Gallotti; dal 1938 al 1945 insegnò religione alle Scuole Alberghetti; dal 3 all’8 settembre 1921 accompagnò “i circolini” del Silvio Pellico a Roma per il Congresso Nazionale della Gioventù Cattolica. Secondo la testimonianza di Tommaso Mazzanti, in quell’occasione tornò a Imola “con la bandiera strappata, la veste talare rotta e una scudisciata al collo ricevuta dalle guardie regie, incaricate a disperdere i cortei”.
Negli anni 1928 – 1937, nel periodo in cui è stato Abate-Parroco in S. Maria in Regola, i giovani si sentivano i privilegiati del suo cuore. Ettore Barelli ricorda: “Noi, ragazzacci della sua Parrocchia, un po’ scapestrati e litigiosi gli volevamo un gran bene… ci aiutava a crescere pian piano, ogni giorno, ad avere coscienza di noi e riconoscere intorno a noi la vita con i suoi doveri e le sue bellezze pure, alte, spirituali: la preghiera, il canto, la poesia, l’arte”.
Anita Serantoni, rimasta orfana in tenera età, racconta: “Conobbi don Peppino nella mia fanciullezza quando l’animo sa cogliere tutto ciò che è puro e luminoso negli insegnamenti di un sacerdote che vive all’altezza del suo ministero. La vita religiosa da lui vissuta, fortificata dal suo carattere sempre mite, dall’esempio continuo e dalla parola semplice, ma persuasiva, ha dato a chi l’avvicinava forza e fede per la dolorosa esistenza della vita. Fu un apostolo per chi soffriva perché sapeva attenuare il dolore e temprare di forza religiosa la persona colpita”. 
Dal 1941 al 1946 Giuseppe Mazzanti, che era divenuto canonico della Cattedrale nel giugno 1937, fu nominato anche Assistente Diocesano degli uomini cattolici. Il 21 dicembre 1941, in un raduno in Cattedrale disse loro: “Ricordatevi che voi lavorate nello stesso terreno dove lavora la Chiesa… Rifulgano in voi le qualità dell’apostolo che conosce, che ama, che vuol far conoscere e vuol far amare Gesù Cristo; dell’apostolo che sente la bellezza della sua posizione di difensore della fede e che vuole tutelare l’onore di Dio e della Chiesa, anche a costo della sua stessa vita. Tenere fede! Se occorre, anche col martirio, siamo ciascuno e tutti di questi testimoni!”.
Da quando, nel 1919, fu “convertito” dalla “Storia di un’anima”, come disse lui stesso, la sua vita e la sua azione portarono il nome e il sigillo della spiritualità della Santa di Lisieux, così consona al suo carattere e alla sua formazione. All’insegna dello spirito d’infanzia evangelica proposto da S. Teresa di Gesù Bambino e a contatto con Antonietta Zanelli, sbocciò l’attuale Istituto delle Piccole Suore di Santa Teresa del Bambino Gesù, sorto in Imola il 2 novembre 1923 e aggregato all’Ordine dei Carmelitani Scalzi l’8 maggio 1936.


Fonte:
www.piccolesuoresantateresa.it

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Aggiunto/modificato il 2025-10-10

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