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San Pietro Truong Van Thi Sacerdote e martire

21 dicembre

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Ke-So, Vietnam, 1763 – Hanoi, Vietnam, 21 dicembre 1839

Pietro Truong Van Thi, nato nel villaggio di Ke-So nell’attuale Vietnam, fu ordinato sacerdote il 22 marzo 1906. Uomo sobrio e virtuoso, per un trentennio si occupò di portare i Sacramenti a numerose comunità cristiane. Arrestato il 10 novembre 1839, condivise la prigionia con il confratello padre Andrea Dung Lac. Con lui venne pure decapitato il 21 dicembre 1839; aveva 76 anni. Inseriti entrambi in un gruppo di 64 potenziali martiri, vittime delle varie persecuzioni in Vietnam, sono stati beatificati il 27 maggio 1900 da papa Leone XIII. Sono poi stati canonizzati il 19 giugno 1988 da san Giovanni Paolo II, compresi in un gruppo che conta in tutto 117 martiri, dei quali Andrea Dung Lac è stato presentato come capolista.

Emblema: Palma

Martirologio Romano: Ad Hanoi nel Tonchino, ora Viet Nam, passione dei santi Andrea Dung Lac e Pietro Tru?ng Van Thi, sacerdoti e martiri, che conclusero con la decapitazione il loro combattimento rifiutando l’ordine di oltraggiare la croce. La loro memoria si celebra il 24 novembre.


Prima catechista, poi sacerdote
Pietro Truong Van Thi nacque nel 1763 nel villaggio di Ke-So, nella provincia di Ha-Nam in Vietnam. A undici anni fu ammesso a vivere nella “Casa di Dio” del suo villaggio, ossia nella struttura dedicata alla formazione del clero e dei catechisti.
Grazie al suo zelo apostolico, alla sua condotta di vita devota e alle sue capacità sia religiose sia pubbliche, divenne catechista nel 1796, quindi venne ammesso agli studi in vista del sacerdozio. Fu ordinato prete il 22 marzo 1806, a 43 anni.

Il suo ministero
Per ventisette anni si occupò della comunità cristiana di Song Chay, poi, nel 1832, fu nominato parroco di quella di Ke-Song. Secondo le testimonianze dei suoi fedeli, era un uomo molto virtuoso: pregava tre o quattro volte al giorno per lungo tempo e celebrava solennemente l’Eucaristia. Il suo cibo era sobrio e, benché avesse un’ulcera cronica allo stomaco, digiunava tutti i venerdì.
Anche il suo abbigliamento era estremamente semplice: oltre alla veste sacerdotale, indossava gli abiti marroni dei contadini poveri. Non si occupava solo della sua comunità, ma anche di tante altre, che raggiungeva con una barca.
Un giorno, il mezzo su cui viaggiava affondò: la sua scorta annegò, ma padre Pietro riuscì a tenersi a galla aggrappandosi alla cassa che conteneva le suppellettili liturgiche. Nel corso del suo ministero, nessuno si lamentava di lui né lo criticava per nessuna ragione.

L’arresto
Quando l’imperatore Minh Mang proibì l’esercizio del cattolicesimo in tutto il Paese, padre Pietro cominciò a esercitare in segreto il suo ministero. Il 10 novembre 1839 ricevette in casa sua per confessarlo un confratello, padre Andrea Dung, che aveva cambiato il nome di nascita (che nell’onomastica vietnamita occupa l’ultimo posto) in Lac.
Una delazione causò l’arresto di entrambi da parte del capovillaggio, Phap. L’uomo ordinò ai cristiani un riscatto di duecento pezzi d’argento per entrambi. Tuttavia, fu recuperata solo la metà della somma, quindi venne rilasciato il solo padre Andrea, che s’incaricò di tornare con il resto del denaro.
Tuttavia, il sacerdote fu nuovamente arrestato mentre era sulla via del ritorno; pertanto, Phap non concesse di raccogliere ulteriore denaro per ottenere il rilascio di padre Pietro e ordinò di trasferirlo a Binh-Luc. Lungo la strada, incontrò i soldati che avevano preso in custodia padre Andrea e consegnò loro l’altro prigioniero.

Un trattamento di favore
Il funzionario di Binh-Luc trattò i due sacerdoti molto bene. Ordinò che venissero portati loro i pasti nei piatti a lui riservati e fece restituire i loro vestiti dal capovillaggio. Ebbe particolari riguardi verso padre Pietro, per la sua età avanzata e la sua fragile salute. «Io sono un funzionario civile, tu sei un funzionario religioso», gli disse, pur non comprendendo pienamente in cosa consistesse il sacerdozio cattolico.
Consapevole che non sarebbe riuscito a intaccare la loro fede, non li torturò, ma li tenne prigionieri per tre giorni, dopo i quali li fece trasferire a Hanoi. In una solenne cerimonia della religione tradizionale, alla stregua di Ponzio Pilato, dichiarò la sua estraneità alla loro punizione: «Non sono io, ma è il decreto imperiale a proibire la pratica del cristianesimo e perseguita i sacerdoti. Non ho nulla a che fare con esso».

«Perché la gente vuole loro così bene?»
Nel corso del trasferimento a Hanoi lungo il fiume Hong, padre Andrea e padre Pietro furono seguiti da moltissimi fedeli, a piedi o in barca. Al vederli, i due si fermarono e li incoraggiarono a continuare a vivere come la Chiesa insegna.
Il funzionario, stupefatto, domandò: «Che cos’hanno i preti perché la gente vuole loro così bene?». Una donna lì presente rispose: «Vostro Onore, i preti ci hanno insegnato cosa sia buono e giusto: gli uomini devono essere buoni con le loro mogli ed evitare il gioco d’azzardo e l’alcol; le mogli devono vivere in armonia coi loro mariti, secondo gli insegnamenti della religione».

Rifiuto dell’apostasia
Il giorno dopo l’arrivo a Hanoi, il funzionario locale li portò in tribunale e provò a costringerli ad apostatare, ordinando loro di calpestare la croce. Entrambi respinsero la proposta, affermando che preferivano la morte invece di offendere il simbolo della loro fede. Padre Pietro, anzi, s’inginocchiò e lo baciò.
Dopo ripetuti interrogatori, il funzionario comprese che era impossibile farli desistere e ordinò di chiedere al sovrano la sentenza capitale.

La prigionia
Nel tempo che trascorsero in carcere, in attesa della sentenza, i due sacerdoti conquistarono la simpatia delle guardie, che li rispettavano. Ogni volta che ricevevano qualcosa dall’esterno, lo condividevano con i carcerieri, trattenendo per sé solo il minimo necessario.
Ogni mattino e ogni sera s’inginocchiavano l’uno accanto all’altro e pregavano a lungo. Benché i fedeli avessero il permesso di portare loro quotidianamente carne o pesce, domandarono loro di non farlo più. Continuarono a digiunare o, almeno, a consumare minuscole quantità di cibo, quanto bastava per sopravvivere.
Il 1° novembre 1839 ai prigionieri fu portata clandestinamente l’Eucaristia da un altro sacerdote. Padre Andrea lo salutò con queste parole: «Salve, fratello, ti ho aspettato per un po’ perché abbiamo finito il cibo». Poi ricevette devotamente la Comunione, come fece anche padre Pietro.
Il 21 dicembre 1839, quando poté comunicarsi per la seconda volta, l’anziano sacerdote era a letto, prostrato dalla malattia. Quello stesso giorno arrivò la sentenza di morte, approvata dal sovrano: i due sacerdoti accolsero i funzionari imperiali come se portassero una ricompensa per loro.

Il martirio
Lungo la via del patibolo, padre Pietro era così esausto da non reggersi in piedi: barcollò, poi cadde a terra. Un soldato, quasi come Simone di Cirene, se lo caricò sulle spalle fino al luogo dell’esecuzione. Per ringraziarlo, il sacerdote gli lasciò le sue scarpe, in suo ricordo.
I due condannati chiesero quindi di avere ancora qualche minuto per pregare e, infine, si chinarono per venire decapitati sul terreno fuori dalla porta della città a Cau-Giay, presso Hanoi, sul bordo della strada che conduceva a Son-Tay.
Il corpo di padre Pietro poté essere recuperato e seppellito nel suo paese natale di Ke-So. Un missionario francese, padre Jeantet, l’aveva conosciuto nel 1835 durante il ministero a Ke-Song e lasciò questo elogio di lui, in una lettera del 13 aprile 1840 a monsignor Girod, vicario generale della diocesi di Saint-Claude: «La grazia ha trionfato su tutte le debolezze umane e ha dato al suo carattere docile una forza che non era nella sua natura». (cfr. «Annales de la Propagation de la Foi», XIV [1842], pp. 409-426).

La glorificazione
I sacerdoti Andrea Dung Lac e Pietro Truong Van Thi sono stati inseriti in un gruppo di 64 potenziali martiri, vittime delle varie persecuzioni in Vietnam. Il decreto sul martirio è stato promulgato il 2 luglio 1899, mentre la beatificazione è stata celebrata il 27 maggio 1900, da papa Leone XIII.
Il 18 aprile 1986 è stato emesso il decreto con cui le cause di quei 64 martiri confluivano, insieme a quelle di altri quattro gruppi, in una sola causa di canonizzazione: il totale era quindi di 117 persone. Andrea Dung Lac fu scelto come capogruppo, grazie al culto di cui godeva e gode tuttora nel suo Paese, oltre che all’esempio dato durante tutta la sua vita.
In seguito al decreto “de signis” del 5 giugno 1986, che sanciva la perdurante fama di segni e di miracoli relativi a tutti quei martiri, il Papa san Giovanni Paolo II li ha canonizzati il 19 giugno 1988.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2017-11-23

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