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Beato Giovanni Battista Fouque Sacerdote

5 dicembre

Marsiglia, Francia, 12 settembre 1851 – 5 dicembre 1926

Jean-Baptiste Fouque nacque a Marsiglia il 12 dicembre 1851. Ordinato sacerdote il 10 giugno 1876, fu viceparroco durante tutta la sua vita, in varie parrocchie della sua città. Sostenuto economicamente da molti benefattori e fiducioso nella Provvidenza divina, avviò numerose opere a sostegno specialmente dell’infanzia abbandonata, che lo fecero soprannominare «il San Vincenzo de Paoli di Marsiglia». Era anche un confessore instancabile e un apprezzato predicatore. Morì il 5 dicembre 1926 nell’Ospedale San Giuseppe di Marsiglia, da lui stesso fondato. È stato beatificato il 30 novembre 2018 nella cattedrale di Santa Maria Maggiore a Marsiglia, sotto il pontificato di papa Francesco. I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa della SS. Trinità a Marsiglia, mentre la sua memoria liturgica, per la diocesi di Marsiglia, cade il 5 dicembre, giorno della sua nascita al Cielo.



I primi anni
Jean-Baptiste Fouque nacque a Marsiglia il 12 dicembre 1851. I suoi genitori erano Louis Fouque, di professione scaricatore di porto, e Adèle Anne Remuzat, sarta; entrambi erano molto religiosi. Della sua infanzia poco è conosciuto: si sa che fu allievo della scuola per giovani della classe operaia aperta da don Joseph-Marie Timon-David, fondatore della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù (per lui è aperto il processo di beatificazione).
Insieme a don Jean-Joseph Allemand, don Timon-David influì molto sulla formazione del giovane Jean-Baptiste: non solo perché entrambi l’aiutarono a discernere se avesse la vocazione al sacerdozio, ma anche perché contribuirono a fargli capire che la sua fede poteva contribuire a migliorare la società, nel più genuino significato di “cattolicesimo sociale”.

Sacerdozio e incarichi iniziali
Jean-Baptiste divenne sacerdote il 10 giugno 1876. Celebrò il giorno dopo la sua prima Messa nella cappella dell’opera fondata da padre Timon-David, il quale aveva sperato che lui entrasse nella congregazione che aveva fondato.
Il suo primo incarico durò un anno, presso la parrocchia di Santa Margherita. Dal dicembre 1877 al luglio 1885 fu di nuovo vicario parrocchiale ad Auriol: lì acquistò un edificio che destinò a sala di spettacoli, oltre che a sede di un circolo musicale.
Dal 1885 al 1888, fu destinato alla cattedrale di Santa Maria Maggiore (che i marsigliesi chiamano affettuosamente “La Major”). Infine, il 15 aprile 1888, arrivò nella parrocchia della SS. Trinità, dove avrebbe abitato per i successivi trentotto anni. Di fatto, quello di viceparroco fu l’unico incarico che ricoprì in tutta la sua vita.
Prima ancora di arrivare nella sua ultima destinazione, don Jean-Baptiste inaugurò, il 6 aprile 1888, la casa d’accoglienza della Sacra Famiglia, per le ragazze che venivano in città come cameriere e dame di compagnia. La casa fu da lui affiliata, nel 1901, all’Opera della Protezione della Giovane. Allo stesso tempo, creò un comitato di patronesse, dette le Amiche della Famiglia (Les Amies du Foyer).

L’inizio della sua opera per l’infanzia abbandonata
Nel dicembre 1891, ricevette un invito da monsignor Payan d’Augery, vicario generale della diocesi di Marsiglia: doveva occuparsi dei ragazzi abbandonati, ai quali nessuno pensava. La vigilia di Natale, il piccolo Joseph Crouzet fu abbandonato sulla porta di casa dell’altro vicario parrocchiale, don Eyssautier. Vedendolo incerto su cosa fare di lui, don Jean-Baptiste ravvisò in quel bambino un segno da Dio e affermò: «Lo prendo e inizio».
Il 3 ottobre 1892 celebrò la Messa presso il Santuario marsigliese della Madonna della Guardia: quello stesso giorno fece nascere Villa Paradiso, dove accolse orfani, portatori di handicap, ragazzi condannati dalla giustizia. Nel 1894, anche per ragioni di spazio, trasferì l’opera nel quartiere Sant’Anna: la Casa degli Angeli Custodi, come fu chiamata, fu da lui affidata alle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli.
«Qui, in definitiva, di cosa si tratta?», scrisse al vescovo di Marsiglia, monsignor Robert. «Di poveri piccoli ragazzi abbandonati […] Questi signori mi hanno domandato se non potessi occuparmi di questi bambini e venir loro in aiuto collocandoli da qualche parte. Non ho avuto il coraggio di rifiutare! Non si raccolgono forse gli animali erranti? Dunque li ho raccolti, questi poveri piccini, ma non per creare un’opera qualunque, solo per poterli accasare un giorno. Mentre aspettano, vanno alla scuola parrocchiale e sono posti sotto la sorveglianza del signor parroco».

Opere per giovani ragazze e donne anziane
L’idea di essere d’aiuto alle domestiche e alle impiegate che giungevano a Marsiglia per ragioni di lavoro, quindi lontane dalle loro famiglie, non l’aveva abbandonato. Per questo, nel 1903, fondò un ristorante femminile, seguito da un’altra casa di accoglienza per signorine.
Nell’antico educandato delle Dame della Dottrina Cristiana, nello stesso anno, impiantò la Scuola San Tommaso d’Aquino. Ebbe anche un’attenzione per le donne anziane: trasformò il convento che aveva ospitato le Benedettine del SS. Sacramento, nel quartiere del Prado, nell’Opera de La Salette.

Marsiglia tra Otto e Novecento
Intanto, in quegli anni, Marsiglia era diventata la seconda città della Francia per numero di abitanti: cinquecentomila, secondo il censimento del 1901. Ricchezza e povertà vi si mescolavano, mentre si assisteva all’ascesa delle classi medie. Dal punto di vista religioso, un anticlericalismo crescente si affiancava a un sentimento religioso che, per alcuni, comportava ancora l’attaccamento alla frequenza ai Sacramenti.
Le processioni del Corpus Domini e del Sacro Cuore furono a più riprese vietate e permesse, mentre si profilava la legge che sanciva la separazione ufficiale tra la Chiesa e lo Stato francesi, che comprendeva anche l’espulsione delle congregazioni religiose. Fu questo il motivo che rese vacanti i conventi che don Jean-Baptiste riconvertì in opere caritative.

Accanto ai giovanissimi delinquenti
La crescente delinquenza giovanile colpì profondamente il suo cuore, tanto che, nel 1913, domandò che gli venissero affidati i ragazzi dichiarati colpevoli dai tribunali. Così, il 27 novembre, nacque l’Opera dell’Infanzia Colpevole, che lui affidò ai sacerdoti della Congregazione di San Pietro in Vincoli, fondata da don Charles Fissiaux proprio perché, all’epoca, i giovanissimi delinquenti venivano internati insieme agli adulti.
Don Jean Baptiste era solito dire, in senso ironico, in riferimento a quest’opera: «Per entrare da noi ci vuole un certificato di cattiva condotta». Un giovane che fu ospitato in quell’Opera, tempo dopo esserne uscito, gli scrisse: «Se voi non foste stato caricato del fardello ingombrante che io ero, dove sarei oggi? Che Dio vi doni lunga vita, affinché possiate ripescare moltissimi poveri bambini simili a me».

L’Ospedale San Giuseppe
Anche la prima guerra mondiale con le sue conseguenze fu, per don Jean-Baptiste, un mezzo per esercitare la carità. Nel 1919, a conflitto finito, ebbe l’idea di fondare un ospedale totalmente gratuito, ma non sapeva come trovare i mezzi. L’occasione gli venne quando seppe che, in un convento abbandonato risalente al 1850, le truppe americane avevano allestito un ospedale dove avevano prestato soccorso a chi ne avesse bisogno: erano rimaste dopo la partenza, avevano lasciato la strumentazione medica.
Per lungo tempo il vescovo di Marsiglia non fu favorevole a quell’iniziativa: aveva in mente un progetto analogo, che alla fine non si concretizzò. Lasciò dunque che lui inaugurasse, il 20 marzo 1921, l’Ospedale San Giuseppe, dove prestarono servizio per anni le Suore della Presentazione di Tours, a loro volta scacciate dagli ospedali pubblici.

Il Castello dell’Angelo Custode
La sua ultima realizzazione fu, ancora una volta, a favore dei bambini più abbandonati. Durante gli anni, si era infatti reso conto che alcuni dei suoi piccoli ospiti avevano bisogno di cure speciali, perché colpiti da disabilità fisiche o mentali. Acquistò dunque un castello a Montfavet, nel dipartimento della Vaucluse, non lontano da Avignone: dedicandolo all’Angelo Custode (Château Saint-Ange), vi ospitò subito ottanta bambini.

Con la collaborazione dei laici
Per finanziare questa e le altre opere, don Jean-Baptiste riuscì a radunare un certo numero di collaboratori laici, benestanti se non ricchi, che non esitarono a rinunciare a parte delle loro sostanze per aiutarlo nelle fondazioni. Tra di essi, sua sorella Josephine, ma anche madame Prat, o madame de Greling, già proprietaria di Villa Paradiso, o ancora madame Jacques, che riscattò il monastero diventato sede dell’Ospedale San Giuseppe. In questo modo, riuscì a circondare Marsiglia di una “cintura di carità”.
Di fatto, non poté né volle istituire delle nuove congregazioni, da una parte a causa delle leggi anticlericali, dall’altra perché preferì appoggiarsi a realtà già esistenti che potessero garantire continuità alle opere.

Lo stile di don Jean-Baptiste
Diventato famoso come «il San Vincenzo de Paoli di Marsiglia», a volte detto così per scherno, altre per ammirazione, don Jean-Baptiste non tralasciava gli impegni più direttamente collegati al suo ministero. Celebrava sempre la Messa, era fedele alla recita del Breviario e alla preghiera del Rosario. Ogni giorno era in confessionale, pronto a dispensare il perdono di Dio e a ridare direzione a chiunque la cercasse.
Come suo motto assunse un versetto del Vangelo di Marco, il ventitreesimo del capitolo 9: «Omnia possibilia sunt credenti», «Tutto è possibile per chi crede». Quando qualcuno gli chiedeva il segreto della sua riuscita, rispondeva: «Dio me l’ha ispirata e mi ha detto: “Continua”», o ancora: «Non sono io. È il buon Dio che ha fatto e fa tutto. Mi sento sospinto dal buon Dio».

Gli ultimi anni e la morte
Il 9 febbraio 1925 il sindaco di Marsiglia, Siméon Flaissières, denunciò una riunione privata della Lega di Difesa religiosa e di Azione cattolica, affermando che rischiava di condurre la Francia a «un fasciscmo odioso e rivoltante». Alcuni manifestanti di estrema sinistra aggredirono i partecipanti, colpendoli con sassi e manganelli. Tra gli aggrediti ci furono due morti, mentre don Jean-Baptiste, che ormai aveva settant’anni, era nel computo dei feriti.
Circa un anno più tardi, il 1° dicembre 1926, celebrò la sua ultima Messa. Appariva ormai stanco, col peso degli anni e di tutte le fatiche compiute per salvare i più giovani. Dopo quattro giorni, il 5 dicembre, rese l’anima a Dio.

Le prime tappe della sua causa di beatificazione
La fama di santità che continuava a distanza di anni dalla sua morte condusse alcuni cittadini marsigliesi a domandare, il 12 maggio 1940, l’introduzione della sua causa di beatificazione. Il processo informativo diocesano fu quindi aperto il 19 maggio 1944. Nel 1955 fu nominato un nuovo tribunale, ma le autorità diocesane preferirono concentrare i loro impegni per l’edificazione di nuove chiese, a causa di un’ulteriore espansione di Marsiglia.
La causa rimase quindi in stallo per parecchi anni. Prima della riapertura, si procedette alla ricognizione canonica e alla traslazione dei resti mortali del Servo di Dio: il 29 aprile 1993 furono collocati accanto alla cappella di San Giuseppe, annessa all’omonimo ospedale.

La ripresa della causa fino al decreto sulle virtù eroiche
Monsignor Bernard Panafieu, vescovo di Marsiglia e successivamente Cardinale, riconobbe che il suo ricordo e la sua buona fama non erano venuti meno: decise allora di riprendere la causa secondo le norme canoniche approvate nel 1983. La Santa Sede concesse il nulla osta il 6 luglio 2002, quindi poté essere avviato un nuovo processo diocesano, durato dal 7 dicembre 2002 al 15 marzo 2003. Gli atti dell’inchiesta diocesana, aperti presso la Congregazione delle Cause dei Santi il 22 marzo 2003, furono convalidati il 4 giugno 2004.
Tuttavia, la Congregazione domandò che il processo iniziato nel 1944 venisse concluso, affinché le testimonianze raccolte potessero venire considerate come prove testimoniali autentiche. A quella richiesta, risalente al 12 dicembre 2005, seguì la conclusione del processo, il 28 gennaio 2006. Gli atti, consegnati il 30 gennaio 2006, sono stati convalidati il 9 gennaio 2007. Nella stessa occasione, i membri della Congregazione delle Cause dei Santi stabilirono che la causa non dovesse essere considerata “antica” o “storica”, benché fossero passati più di cinquant’anni dalla morte del Servo di Dio in esame, ma recente.
Sono quindi seguiti gli atti più normali del resto della causa: la presentazione della “Positio super virtutibus” nel 2012, la riunione dei consultori teologi e quella dei cardinali e dei vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi. Infine, il 21 dicembre 2016, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui don Jean-Baptiste Fouque veniva dichiarato Venerabile.

Il miracolo per la beatificazione
Il miracolo preso in esame per la beatificazione riguarda una donna italiana, Maria Accorsini coniugata Grassi, residente a Marsiglia, che lavorava come donna delle pulizie all’Istituto degli Angeli Custodi.
Dal 1915 soffriva di ulcera piloro-duodenale, con continue recidive. Neanche due operazioni erano servite a migliorare le sue condizioni, secondo i medici dell’Ospedale San Giuseppe. Così, sapendo che don Jean-Baptiste Fouque stava per morire, nel 1926 cominciò ad affidarsi alla sua intercessione. Nel 1929 prese parte a un pellegrinaggio a Lourdes, dove lo invocò una seconda volta. Tornata dal viaggio, migliorò progressivamente, ritrovò le forze e riprese peso. Nel 1933, il “Bureau médical” del Santuario di Lourdes certificò l’avvenuta guarigione.

L’inchiesta sul miracolo e la beatificazione
L’inchiesta diocesana sull’asserito miracolo è stata convalidata il 1° febbraio 2013. A seguito del parere positivo della Consulta medica della Congregazione delle Cause dei Santi, avvenuto il 23 febbraio 2017, quello dei consultori teologi, che confermarono il nesso tra la guarigione e l’intercessione di don Jean-Baptiste. A loro volta, i cardinali e i vescovi della Congregazione emisero il loro giudizio favorevole.
Papa Francesco ha quindi autorizzato la promulgazione del decreto sul miracolo il 18 settembre 2017. La beatificazione si è svolta il 30 settembre 2018 nella cattedrale di Santa Maria Maggiore, a Marsiglia, col rito presieduto dal cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come inviato del Santo Padre.

La sua eredità oggi
L’eredità del nuovo Beato, la cui memoria liturgica cade il 5 dicembre, si esprime anzitutto nelle sue opere, ancora oggi esistenti. L’Ospedale San Giuseppe, ad esempio, è il primo ospedale privato senza fini di lucro in Francia: accoglie circa ottocento pazienti in trenta reparti.
Esistono ancora anche quelle a sostegno dell’infanzia e della gioventù, con attività di recupero scolastico e inserimento lavorativo anche dei disabili. Tutte le realizzazioni sono associate dal 2003 nell’Unione delle Opere e degli Amici dell’abbé Fouque (abbé è il titolo tradizionale per i sacerdoti secolari in francese).
La diocesi di Marsiglia, per festeggiare la beatificazione, ha lanciato una campagna sulle reti sociali attuata dall’agenzia di comunicazione Classe 35. Dal 21 settembre, anniversario del Battesimo di don Fouque, al 30, giorno della beatificazione, i marsigliesi sono stati invitati a condividere su Facebook e Instagram le buone azioni che sono stati capaci di compiere, con l’apposito hashtag #faistaba. Si sono quindi messi sulla scia del loro Beato concittadino, il quale, del resto, amava ripetere: «L’entusiasmo è come il fiore della carità».


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2018-09-30

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