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Beato Christian Chessel Sacerdote e martire

27 dicembre

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Digne, Francia, 27 ottobre 1958 – Tizi Ouzou, Algeria, 27 dicembre 1994

Christian Chessel nacque a Digne, in Francia, il 27 ottobre 1958. Dopo la laurea in Ingegneria civile, entrò nel Seminario di Avignone, ma la scoperta dell’Algeria, dove aveva prestato servizio come cooperante, l’aveva profondamente segnato. Così, nel 1985, fece domanda per essere ammesso nella Società dei Missionari d’Africa, detti Padri Bianchi. La sua formazione si svolse tra l’Algeria, l’Inghilterra e Roma. Fu ordinato sacerdote il 28 giugno 1992 a Nizza. Tornato a Tizi Ozou, il paese algerino dove già aveva vissuto al tempo del noviziato, comprese subito il clima di pericolo che accomunava indistintamente la popolazione. Nel giugno 1994 fu eletto superiore della comunità. Alcuni mesi dopo, il 27 dicembre 1994 quattro uomini, vestiti da poliziotti, fecero irruzione nella casa dei Padri Bianchi a Tizi Ouzou, catturarono padre Christian e tre suoi confratelli e li uccisero nel cortile, a colpi di kalashnikov. I quattro Padri Bianchi di Tizi Ouzou, compresi nel gruppo di diciannove martiri uccisi in Algeria tra il 1994 e il 1996, sono stati beatificati l’8 dicembre 2018 a Orano, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica di tutto il gruppo cade l’8 maggio, giorno della nascita al Cielo dei primi due che vennero uccisi, fratel Henri Vergès e suor Paul-Hélène Saint-Raymond.



Christian Chessel nacque a Digne, in Francia, il 27 ottobre 1958, figlio di un gendarme e di un’insegnante. Venne battezzato l’11 novembre nella cattedrale di Digne, dedicata a san Girolamo. Mentre la famiglia visse per svariati anni ad Antibes, Christian studiò a Lione, ottenendo, nel 1981, la laurea in Ingegneria Civile e, parallelamente, una licenza in Lettere.
Per due anni fu cooperante in Algeria, poi entrò nel Seminario diocesano di Avignone. L’Africa, però, continuava ad attrarlo: per questa ragione, nel 1985 domandò di essere ammesso nella Società dei Missionari d’Africa, detti Padri Bianchi: il loro scopo specifico era proprio l’evangelizzazione del continente.
Nel 1986, dopo un anno di noviziato, fu inviato a Tizi Ozou, in Algeria. A contatto coi giovani e giovane lui stesso – aveva ventott’anni – studiò la lingua araba e il dialetto della Cabilia, la regione dove si trovava. Allo stesso tempo, seguì alcuni corsi d’Ingegneria all’università.
Quanto alla formazione teologica, la proseguì prima in Inghilterra, poi a Roma, dove fu anche allievo del Pontificio Istituto di Studi Arabi e Islamologia (PISAI). A Roma fu anche ordinato diacono, il 30 novembre 1991. L’ordinazione sacerdotale, invece, avvenne a Nizza, il 28 giugno 1992.
Scrivendo ai suoi familiari, aveva espresso le sue aspirazioni in questi termini: «Per me diventare sacerdote missionario significa essere chiamato a testimoniare più particolarmente l’aspetto universale della missione della Chiesa; farmi vicino a chi è lontano, sia geograficamente sia spiritualmente, per dire a tutti che, in Gesù Cristo, Dio si è fatto vicino all’uomo fino a diventare uno di noi».
Tornato a Tizi Ozou, si rese conto subito della situazione di pericolo che da qualche tempo accomunava tutti, algerini e stranieri, cristiani e musulmani. «In questo contesto», annotò in una meditazione, «non dovrebbe essere la compassione la prima parola di un discorso e il primo gesto di un impegno con l’altro e per l’altro, qualunque sia la sua fede?».
Spesso visitava i villaggi dove le suore del ramo femminile della sua Società avevano le loro presenze, dotato di un’energia incontenibile. Aveva anche in progetto di costruire una biblioteca per i giovani di Tizi Ozou, che venne completata solo dopo la sua morte. Nel giugno 1994, i confratelli, tutti molto più anziani di lui, lo elessero superiore della comunità.
Nell’autunno dello stesso anno, padre Christian iniziò a partecipare al Ribât es-Salâm (Vincolo di Pace), un gruppo per l’incontro e il dialogo tra musulmani e cristiani. Sperava, in tal modo, da rendere meno intellettualistico il suo approccio alla vita e alla religiosità degli algerini, pur restando fermo nella propria fede, come del resto facevano gli altri membri del gruppo.
La mattina del 27 dicembre 1994, quattro uomini vestiti da poliziotti fecero irruzione nella casa dei Padri Bianchi a Tizi Ouzou, sequestrando la cuoca, gli operai che lavoravano in casa e i religiosi rimasti: oltre a padre Christian, padre Alain Dieulangard, padre Jean Chevillard e padre Charles Deckers (cappellano della basilica di Nostra Signora d’Africa, venuto per festeggiare l’onomastico di padre Jean e il proprio compleanno). Poiché opponevano resistenza, i religiosi vennero uccisi a colpi di kalashnikov, nel cortile. Padre Christian venne colpito alle spalle da cinque proiettili, uno dei quali gli perforò il cuore.
La loro uccisione è stata interpretata come una rappresaglia in risposta all’intervento con cui, due giorni prima, le forze speciali della polizia francese avevano messo in salvo i passeggeri dell’Airbus A300, presi in ostaggio da alcuni terroristi del Gruppo Islamico Armato (GIA).
I quattro Padri Bianchi sono stati inseriti nella causa che contava in tutto diciannove candidati agli altari, tutti religiosi, uccisi dal 1994 al 1996, nel corso dei cosiddetti “anni neri” per l’Algeria. La loro inchiesta diocesana si è svolta ad Algeri dal 5 ottobre 2007 al luglio 2012.
Il 26 gennaio 2018 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto relativo al martirio dei diciannove religiosi. La loro beatificazione è stata celebrata l’8 dicembre 2018 nel santuario di Nostra Signora di Santa Cruz a Orano, presieduta dal cardinal Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come delegato del Santo Padre.
La memoria liturgica di tutto il gruppo cade l’8 maggio, giorno della nascita al Cielo dei primi due che vennero uccisi, ossia fratel Henri Vergès e suor Paul-Hélène Saint-Raymond.
 

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Aggiunto/modificato il 2018-12-04

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