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Don Raffaello Rossi

Testimoni

Castiglione Garfagnana, Lucca, 13 novembre 1913 - Novicchia. Lucca, 13 febbraio 1945


La storia di Don Raffaello Rossi ha inizio in quella porzione di territorio un tempo parte della diocesi di Apuania: la Garfagnana. Frequentava il Seminario di Castelnuovo, ma da esterno. Un compagno di seminario, che idealmente scrive all’amico Raffaelo, ci spiega il perché di questo percorso formativo così particolare: “Ogni sera, al terminare delle lezioni, riprendevi la strada per il tuo paese nativo, ed ogni mattina, rosso in volto per la lunga camminata, tornavi puntualmente tra noi scolaro e seminarista. Te lo confesso: guardavo con invidia il privilegio della tua libertà, e dopo ogni tua partenza, con più forte nostalgia, volgevo lo sguardo ai miei monti dominati da una torre severa. Un giorno seppi il motivo di quel tuo privilegio. Il venerando Don Santinoni diceva di te: «signor Rettore, con quel ragazzo ci faremo una vittima!» ed esponeva commosso i disagi gravi delle tue peregrinazioni quotidiane. Io avevo ascoltato, indiscreto, il colloquio”.

Spionaggio d’altri tempi, dal quale emergeva la situazione di estrema povertà della famiglia di Raffaello, tanto da impedire la permanenza stabile del ragazzo in seminario. Ma in seguito a quel colloquio la situazione mutò ed in breve tempo si fece in modo che anche Raffaello potesse condividere la vita dei compagni di studi. La sua vita di chierico, testimonia sempre il suo amico, può essere sintetizzata con la parola serenità, quella serenità che deriva dalla sicurezza interiore di trovarsi sulla strada giusta. La presenza di Raffaello ravvivò la vita comunitaria, ridonandole una gioia schietta.

Giovane sacerdote, Don Rossi trovò in Castelnuovo un campo di apostolato assai variegato, pur venendosi a trovare negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Non mancavano le persone che lo raggiungevano in canonica, in confessionale, alla ricerca di una parola di conforto in assenza dei loro cari in pericolo su vari fronti, in particolare quello russo che vedeva coinvolti gli alpini a temperature bassissime. Eroica fu la presenza del pastore in mezzo al suo gregge in quel tempo così difficile. Il registro parrocchiale annota così: “Anno 1945 15 febbraio -: La sera del 13 febbraio 1945 alle ore 17,30 in seguito a bombardamento aereo da parte di bombardieri pesanti che lasciarono cadere parecchie bombe a catena in località detta Novicchia, morirono 30 persone. Tra esse si trovava il M. Rev. Sac. Rossi Raffaello fu Domenicoe fu Stolidi Maria, nato a Castiglione Garfagnana, prov. Lucca il 13 XI1913, ordinato Sacerdote ad Apuania Massa per la Pasqua 1941. Esso lasciava dietro di sé un generale rimpianto tra la popolazione e l’esempio di un eroico attaccamento al proprio dovere. Dal Settembre 1944 al giorno di sua morte, ha continuato a viverre in mezzo alla sua popolazione visitando i vari gruppi lungo la linea del fronte, sotto le cannonate, e nel continuo pericolo di incursioni aeree, a tutti rivolgendo parole di conforto e di incoraggiamento col suo aperto sorriso gioviale. Con umile abnegazione ed incalcolabile sacrificio, ha continuamente cercato di portare in salvo, quasi sempre da solo, quanto più ha potuto di sacra suppellettile della Chiesa Abaziale e di altre Chiese della Città. La sua memoria è in benedizione!”.

L’atto di morte non ha ovviamente potuto riportare tutto quanto ci sarebbe stato da dire, ciò che tanti avrebbero potuto testimoniare, ad esempio i bambini di Cerretoli, ai quali donava pane e marmellata che le Suore dell’Ospedale avevano dato a lui perché fossero la sua colazione ed il suo pranzo. Don Raffaello trascinò anche al cimitero con un carretto i corpi dei morti affinché potessero ricevere cristiana sepoltura. Il 6 novembre precedente, immediatamente dopo il bombardamento di Castelnuovo, si espose al pericolo tra le macerie pericolanti per trarre in salvo un uomo con una gamba spezzata. Una volta morto, ai suoi piedi fu trovato un vasetto di olio calcareo, per curare ustioni, con il quale era corso per medicare un sofferente. Don Santinoni era stato profetico: “con quel ragazzo ci facciamo una vittima”. Un testimone fedele sino alle estreme conseguenze del grande dono ricevuto nel sacerdozio.


Autore:
Don Fabio Arduino


Fonte:
Vita Apuana

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Aggiunto/modificato il 2020-07-30

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