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> Home > Sezione Venerabili > Venerabile Giuseppe (Rocco Giocondo Pasquale) Spoletini Condividi su Facebook Twitter

Venerabile Giuseppe (Rocco Giocondo Pasquale) Spoletini Sacerdote dei Frati Minori

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Bellegra, Roma, 16 agosto 1870 – Roma, 25 marzo 1951

Rocco Giocondo Pasquale Spoletini nacque a Civitella, l’attuale Bellegra (in provincia di Roma e oggi in diocesi di Tivoli e Palestrina), il 16 agosto 1870, in una famiglia contadina. Attratto dalla spiritualità francescana, entrò nell’Ordine dei Frati Minori, col nome di fra Giuseppe. Dopo l’anno di noviziato a Greccio, il 10 giugno 1888 emise la professione temporanea e, il 13 marzo 1892, quella solenne. Fu ordinato sacerdote il 22 settembre 1894 a Palestrina. Trascorse la sua vita francescana e sacerdotale principalmente tra il convento romano di San Francesco a Ripa e quello di Fonte Colombo presso Rieti, dove fu, tra l’altro, maestro dei novizi. Incoraggiava i suoi penitenti ad aspirare al Paradiso e a vivere la misericordia su di sé e verso gli altri. Negli anni della seconda guerra mondiale fece di tutto per dare rifugio ai perseguitati politici. Morì nel convento di San Francesco a Ripa, a Roma, il 25 marzo 1951, giorno in cui, quell’anno, cadeva la domenica di Pasqua. Le sue spoglie riposano dal 22 maggio 1974 nella cappella dell’Annunziata della chiesa di San Francesco a Ripa. Il 13 ottobre 2021 papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto con cui padre Spoletini veniva dichiarato Venerabile.



Il Servo di Dio Giuseppe Spoletini (al secolo: Rocco Giocondo Pasquale) nacque il 16 agosto 1870 a Civitella (oggi Bellegra, Italia) in una famiglia contadina di profonda fede e carità. Attratto dalla spiritualità francescana, all’età di 16 anni entrò nell’Ordine dei Frati Minori. Dopo l’anno di noviziato a Greccio, il 10 giugno 1888 emise la professione temporanea e, il 13 marzo 1892, quella solenne. Fu ordinato sacerdote il 22 settembre 1894 a Palestrina.
Nei primi anni di ministero, si dedicò in modo instancabile al ministero della Riconciliazione nella chiesa romana di San Francesco a Ripa. Nel 1898 fu trasferito nel convento di Fonte Colombo (Rieti), con il compito di Vicario e Vice Maestro dei Novizi. Dal 1905 al 1906, svolse il servizio di Maestro dei Novizi a Bellegra.
Dal 1906 al 1919 fu Coadiutore del Parroco a San Francesco a Ripa; dal 1919 al 1925, Maestro dei Fratelli laici, Confessore dei novizi e Catechista dei Postulanti a Fonte Colombo; dal 1925 al 1940, Sacrista e Confessore nella chiesa delle SS. Stimmate di San Francesco a Roma e, dal 1940 al 1944, Sacrista, Confessore e Vicario del convento di San Pietro in Montorio.
Nel 1944 tornò nella chiesa di San Francesco a Ripa dove riprese il servizio di Sacrista e Confessore.
Morì a Roma il 25 marzo 1951, solennità della Pasqua e giorno dell’Annunciazione di Maria.
Il Servo di Dio trascorreva molto tempo in chiesa e il suo ministero fu soprattutto quello del confessionale. Uomo di pietà e di preghiera, mostrava in particolare una grande devozione al Ss.mo Sacramento, alla Vergine Maria e alle anime del purgatorio. Il suo esempio e le sue parole erano un richiamo per le persone. Esortava tutti ad una vita buona, operosa e piena di carità. Ovunque passò lasciò il segno del suo stile di vita semplice.
Nelle varie circostanze della vita, mostrò una speranza eroica. Infondeva continuamente negli altri l’abbandono fiducioso alla Divina Provvidenza. Ricordava a sé e agli altri che la nostra meta è il paradiso, a cui aspirare continuamente. La sua confidenza nel Signore era piena e totale e il suo modo di considerare la realtà terrena partiva sempre dall’alto. Esercitando il ministero della confessione avvertiva forte la misericordia di Dio ed esortava a vivere nella misericordia incoraggiando e sostenendo gli altri.
L’amore verso Dio era forte, e così pure il senso della Sua gloria e del bene delle anime. Da tutto il suo modo di fare emergeva l’esercizio della carità eroica verso Dio, che si manifestava anche nel ripetere frequentemente le giaculatorie al Sacro Cuore di Gesù. Il suo esempio di carità eroica verso il prossimo risaltava in vari modi, in particolare non muovendo critiche e non lamentandosi degli altri. Era rispettoso, cordiale e affettuoso con tutti. Se riceveva qualche dono cercava al più presto di disfarsene con carità. Soprattutto nel confessionale mostrò carità nell’accogliere le persone in qualsiasi momento, anche quando era stanco e spossato. Durante la Seconda Guerra Mondiale si prodigò nel dare rifugio a ricercati dai nazisti e dai fascisti.


Fonte:
www.causesanti.va

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Aggiunto/modificato il 2021-10-14

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