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Beata Maria Pilar Gullón Yturriaga Giovane laica e martire

28 ottobre

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Madrid, Spagna, 29 maggio 1911 – Pola de Somiedo, Spagna, 28 ottobre 1936

María Pilar Gullón Yturriaga nacque il 29 maggio 1911 a Madrid. Imparò all’interno della sua famiglia come coniugare religiosità e carità: appena fu in grado, s’impegnò in parrocchia e nel volontariato. Non si sposò e rimase in famiglia, prestando ogni cura ai suoi genitori. In seguito ai disordini e alle persecuzioni che andavano crescendo in tutta la Spagna, il 16 luglio 1936 si trasferì con la madre nella loro casa di Astorga, dove andavano in vacanza durante l’estate; due giorni dopo, si verificò la rivolta militare che diede origine alla guerra civile spagnola. Insieme a sua sorella María del Carmen, a Octavia Iglesias Blanco, loro cugina di secondo grado, e a un’amica, Olga Pérez-Monteserín Núñez, s’iscrisse al corso per dame ausiliarie della Croce Rossa, organizzato per venire incontro ai feriti del conflitto. Nel mese di ottobre, Pilar, Octavia e Olga vennero inviate all’ospedale di Somiedo, dove, secondo le indicazioni della Croce Rossa, venivano curati feriti sia da parte dell’esercito rivoluzionario, sia dell’Esercito regolare. Nella notte tra il 26 e il 27 ottobre 1936, i miliziani conquistarono Puerto de Somiedo: poco dopo, occuparono militarmente l’ospedale. Pilar e le altre, che avevano voluto restare anche dopo il termine del loro turno volontario, furono catturate e condotte a Pola de Somiedo, dove vennero a lungo torturate e violentate. Durante la prigionia, non smisero di pregare e non rinnegarono mai Dio, né la loro patria. Il 28 ottobre 1936 vennero fucilate in un prato situato poco fuori da Pola de Somiedo; Pilar aveva venticinque anni. Furono beatificate il 29 maggio 2021, sotto il pontificato di papa Francesco. I loro resti mortali sono venerati nella cattedrale di Santa Maria ad Astorga, precisamente nella cappella di san Giovanni Battista, mentre la loro memoria liturgica cade il 6 novembre, giorno in cui le Diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del Ventesimo secolo.



Un cammino d’impegno e di carità
María Pilar Gullón Yturriaga nacque il 29 maggio 1911 a Madrid, primogenita dei quattro figli di Manuel Gullón García Prieto, avvocato e politico, e di María Pilar Yturriaga Blanco. Fu battezzata un mese dopo, il 28 giugno, nella Real chiesa parrocchiale intitolata a San Genesio di Arles, coi nomi di María del Pilar Peregrina Matea Maximina. Ricevette invece la Prima Comunione nell’istituto «Bianca di Castiglia» di Madrid, retto dalle Religiose del Bambino Gesù, dette “Dame Nere” per il colore del loro abito.
Nella sua famiglia, religiosità e carità andavano di pari passo: sua madre e sua nonna materna occupavano incarichi di responsabilità nella sezione femminile della Croce Rossa di Astorga. Anche Pilín, com’era soprannominata, s’impegnò presto in parrocchia e nel volontariato. Non si sposò e rimase con i genitori, curando fino agli ultimi giorni suo padre, che morì il 17 dicembre 1931.

Ad Astorga poco prima dello scoppio della guerra civile
In quegli stessi anni, a Madrid e in tutta la Spagna, si stavano verificando disordini, incendi di chiese e palesi atti persecutori nei confronti di sacerdoti, religiosi e laici noti per la loro fede. Per questa ragione, insieme alla madre, Pilar si trasferì ad Astorga, nella casa dove abitualmente trascorreva le vacanze estive: era il 16 luglio 1936, due giorni prima della rivolta militare che diede origine alla guerra civile spagnola.
Poiché il conflitto si estendeva e, di conseguenza, aumentava il numero dei feriti e dei morti, il presidente della Croce Rossa di Astorga, il dottor Julio Fernández Matinot, chiese di poter avviare un corso per infermiere, che cominciò a metà del mese di agosto.

Infermiera volontaria e impegnata in politica
Appena Pilar ne venne a conoscenza, decise d’iscriversi: presentò la richiesta a nome proprio, ma anche di sua sorella María del Carmen, di Octavia Iglesias Blanco, figlia di una cugina di sua madre, e un’amica, Olga Pérez-Monteserín Núñez.
Tutte erano mosse dal desiderio di soccorrere e confortare quanti, a causa della guerra, erano in situazioni di bisogno. Allo stesso scopo, insieme a Octavia e Olga, Pilar aveva iniziato a confezionare indumenti per i soldati al fronte, in un laboratorio allestito allo scopo da sua madre, nella loro casa.
In più, Pilar e Octavia erano entrate, pur non ricoprendo incarichi, nella formazione politica di Acción Popular, promossa dal cardinale arcivescovo di Toledo Pedro Segura e guidata dal pensiero politico di Ángel Herrera Oria, anche lui in seguito vescovo e cardinale. La loro scelta era motivata dallo stimolo, motivato dalla gerarchia, per cui i laici dovevano difendere i principi cattolici, i loro interessi e i loro obiettivi, per sostenere la dignità dell’impegno politico.

Al fronte
A settembre, appena ebbero concluso il corso e svolto le necessarie esercitazioni pratiche, le giovani furono pronte per rendersi utili sul campo di battaglia. L’8 ottobre 1936, Pilar, Octavia e Olga arrivarono nelle Asturie, incaricate del soccorso ai feriti nel piccolo ospedale di Somiedo, a centoventi chilometri da Astorga: era in un luogo d’importanza strategica, perché si trovava sul confine tra le Asturie, sotto il controllo repubblicano, e León, sottoposto all’Esercito nazionale. Inoltre, vi passava la strada che univa Ponferrada con le Asturie.
Nell’ospedale erano curati feriti dell’una e dell’altra fazione, senza distinzione. Le squadre delle infermiere avevano turni di otto giorni; tuttavia, al termine del loro primo turno, Pilar e le altre rimasero volontariamente, senza essere sostituite.

L’attacco all’ospedale
Intanto, il 23 di agosto, l’Esercito nazionale aveva occupato Puerto de Somiedo, mentre i miliziani si erano collocati a Pola de Somiedo, a dodici chilometri di distanza. Il 22 ottobre diedero l’assalto, conquistando Puerto de Somiedo nella notte tra il 26 e il 27, quindi occuparono militarmente l’ospedale. Né il medico né Pilar e le amiche, pur avendo la possibilità di scappare, scelsero di farlo, per non abbandonare i pazienti e assisterli fino alla fine.
Appena i miliziani arrivarono, fucilarono i soldati feriti. Altri ventuno riuscirono a fuggire, mentre i rimanenti, circa settanta, insieme al medico e alle tre infermiere, furono arrestati. I capi e i soldati catturati vennero portati a Gijón e assegnati al Dipartimento di Guerra del Comitato Provinciale del Fronte Popolare, mentre i comandanti militari, il cappellano, il medico e le infermiere vennero condotti a piedi a Pola de Somiedo, per essere consegnati al Comitato di Guerra.
Presso il Comitato di Pola vennero fucilati alcuni superiori militari dell’Esercito nazionale, in modo sommario. Vennero anche assassinati il cappellano don Pío Fernández e, presso il ponte Uriz, fuori città, il dottor Luis Viñuela e un altro prigioniero, i cui cadaveri vennero poi bruciati ed esposti come monito.

Una notte di torture e di preghiere
Pilar, Octavia e Olga vennero invece condotte nella casa del medico del luogo e consegnate ai miliziani, che le torturarono e le violentarono per tutta la notte. Intanto un’automobile, sulla quale era stato posto il cadavere del cappellano, girava intorno all’abitazione, in modo tale che, col rumore prodotto, si coprissero le grida delle infermiere.
Sin dal primo momento fu chiaro che le tre donne erano cristiane, anzi, inizialmente vennero scambiate per delle religiose. Alcune persone, infatti, andavano spesso a visitarle, chiedendo delle “tre suore”. La sentinella, indicandole, rispondeva: «Sono qui a pregare».
In quanto infermiere della Croce Rossa, era evidente che fossero al di sopra delle parti. A suscitare invece l’ira dei miliziani era che manifestassero apertamente la propria fede, perché pregavano e avevano con sé oggetti religiosi.
Per questo cercarono di far loro rinnegare Dio e la Patria, ma risposero: «Per Dio e per la Spagna si muore una volta sola». Gli stessi miliziani trattarono per intercedere a loro favore, sempre se avessero abbandonato le loro convinzioni, ma esse non lo fecero.

Il martirio
Il 28 ottobre 1936, verso mezzogiorno, le tre infermiere vennero condotte al luogo dell’esecuzione, un prato appena fuori città. Tre miliziane pretesero che i condannati passassero attraverso la città in quest’ordine: alle estremità i due falangisti, al centro del gruppo Pilar e, ai suoi fianchi, Ottavia e Olga.
I falangisti vennero fucilati per primi: appena caddero privi di vita, le infermiere vennero di nuovo sottoposte a pressioni, ma senza risultato. Le miliziane cercarono di obbligarle a gridare: «Viva la Russia», ma loro replicarono: «Viva Cristo Re» e «Viva la Spagna». Gli spari successivi furono diretti a Olga e a Octavia: Pilar, che era rimasta in piedi, fu trascinata a terra dalla loro caduta; aveva venticinque anni.
Le miliziane si spartirono quindi i loro vestiti, dei quali erano state spogliate in precedenza. I cadaveri rimasero abbandonati per un giorno intero sul luogo dell’esecuzione; vennero seppelliti nottetempo in una fossa comune scavata da alcuni abitanti del posto, obbligati a farlo dai miliziani.

Le ricadute nell’opinione pubblica
La notizia della morte delle infermiere circolò immediatamente: era la prima volta che tre esponenti della Croce Rossa venivano uccise in Europa, per di più da donne come loro e dopo aver subito violenza.
La Croce Rossa spagnola, insieme alla Croce Rossa internazionale, insistette presso il Governo perché venisse fatta giustizia. Il 10 febbraio 1937 emersero i primi dettagli sulla loro morte. Si dovette però aspettare il 30 gennaio 1938 perché i corpi venissero riesumati.
Il giorno seguente ottennero sepoltura privilegiata nella cattedrale di Santa Maria ad Astorga, dopo i solenni funerali presieduti dal vescovo monsignor Antonio Senso Lázaro, alla presenza di numerose associazioni cattoliche e non confessionali, capeggiate queste ultime dalla Croce Rossa. Il 28 giugno 1948 ebbero nuova sistemazione, sempre all’interno della cattedrale, precisamente nella cappella di san Giovanni Battista.

La fama di martirio e la causa di beatificazione e canonizzazione
Pilar e le sue compagne vennero subito circondate da fama di martirio. Tuttavia, la loro causa di beatificazione e canonizzazione non fu avviata prima del 2005, anno in cui, il 30 novembre, venne concesso il nulla osta. Il processo diocesano si svolse quindi dal 24 marzo 2006 al 15 marzo 2007 presso la diocesi di Astorga.
Ottenuta la convalida giuridica il 4 giugno 2009, venne preparata la “Positio super martyrio”, consegnata nel 2016. La causa passò quindi ai Consultori Storici della Congregazione delle Cause dei Santi, che l’esaminarono il 9 febbraio 2016. Il 23 ottobre 2018 si svolse il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi, seguito, il 2 giugno 2019, dalla Plenaria dei cardinali e dei vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi.

La beatificazione
L’11 giugno 2019, ricevendo in udienza il cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto con cui Pilar e compagne venivano dichiarate martiri.
La loro beatificazione si svolse quindi il 29 maggio 2021 presso la cattedrale di Astorga, presieduta dal cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come delegato del Santo Padre. La loro memoria liturgica venne fissata al 6 novembre, giorno in cui le Diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del Ventesimo secolo.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2021-05-28

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