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San Cornelio de Wijck Religioso dei Frati Minori, martire

9 luglio

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Wijk bij Duurstede, Paesi Bassi, 1548 – Brielle, Paesi Bassi, 9 luglio 1572

Nel giugno 1572, un gruppo di calvinisti, i “Pezzenti del mare” o Gheusi, assediarono e conquistarono la cittadina di Gorcum (oggi Gorinchem), nei Paesi Bassi. Alcuni fedeli laici, il parroco e un gruppo di Frati Minori si rifugiarono nella rocca della città, ma anche la guarnigione che avrebbe dovuto difenderli venne sconfitta. Contrariamente a quanto promesso nelle trattative per la resa, vennero catturati undici Frati Minori, tre sacerdoti diocesani, un Canonico Regolare di Sant’Agostino e un sacerdote domenicano. Dal 26 giugno al 6 luglio rimasero incarcerati a Gorcum, poi vennero trasportati a Dordrecht. Di lì vennero condotti a Brielle, dove a essi vennero uniti altri tre sacerdoti diocesani. Sostennero lo scherno del popolo e disputarono col capo dei Gheusi, difendendo la Presenza Reale di Gesù nell’Eucaristia e il primato del Papa. Il 9 luglio 1572, benché il principe Guglielmo d’Orange avesse ordinato di non toccare i prigionieri, vennero impiccati in diciannove; tre, invece, furono risparmiati perché rinnegarono la fede. Tra i Frati Minori era presente fra Cornelio de Wijck, nato a Wijk bij Duurstede, presso Utrecht, nel 1548. Durante l’interrogatorio del 6 luglio, dichiarò la propria fedeltà a quanto professava e insegnava padre Nicola Pieck, guardiano (ossia superiore) del suo convento anche lui prigioniero. Con lui e con i loro compagni fu beatificato da papa Clemente X il 24 novembre 1675 e canonizzato dal Beato Pio IX il 29 giugno 1867. I loro resti mortali sono venerati nel santuario loro dedicato a Brielle, sorto sul luogo dell’impiccagione, e nella chiesa di San Nicola a Bruxelles. La loro memoria liturgica cade invece il 9 luglio, giorno della loro nascita al Cielo.

Martirologio Romano: A Brielle sulla Mosa in Olanda, passione dei santi martiri Nicola Pieck, sacerdote, e dieci compagni dell’Ordine dei Frati Minori e otto del clero diocesano o regolare, che per difendere dai calvinisti la dottrina della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia e l’autorità della Chiesa di Roma, patirono scherni e torture di vario genere, concludendo il loro martirio con l’impiccagione.


L’Olanda del XVI secolo, che diventava man mano calvinista, faceva parte dei Paesi Bassi ed era soggetta all’Impero spagnolo di Filippo II. La lotta che le Province del Nord intrapresero per l’indipendenza contro la cattolica Spagna si risolse, alla fine, a loro favore.
La confederazione di nobili calvinisti e di altri che si erano uniti a loro assunse il nome di Gheusi (in olandese “geuzen”, dal francese “gueux”), ossia “pezzenti”. Associandosi nella lotta ad avventurieri e pirati, presero il nome di “Pezzenti del mare” (“watergeusen”), e si distinsero per uno spiccato odio contro i sacerdoti e i religiosi.
Fra l’aprile e il giugno 1572 i Gheusi s’impadronirono delle città di Brielle, Vlissingen, Dordrecht e Gorcum (oggi Gorinchem). In quest’ultima città vinsero la resistenza della piccola guarnigione del castello, in cui si erano rifugiati alcuni Frati Minori Osservanti, il parroco e molti fedeli. Tra i frati era presente fra Cornelio de Wijck, nato a Wijk bij Duurstede, presso Utrecht, nel 1548.
Contrariamente a quanto promesso nelle trattative della resa, i Gheusi imprigionarono undici frati, di cui nove erano sacerdoti, tre sacerdoti diocesani, compreso il parroco di Gorcum, don Leonardo Vechel, e un Canonico Regolare di Sant’Agostino, padre Giovanni Lenaerts da Ojsterwijk.
Erano presenti anche altri due Minori Osservanti, padre Guglielmo da Liegi e fra Enrico, novizio, e un altro sacerdote diocesano, Ponzio Heuter. Il 2 luglio arrivò un nuovo prigioniero: padre Giovanni da Colonia, domenicano e parroco di Hoornaert, che era stato sorpreso mentre si dirigeva a Gorcum per battezzare un bambino.
Dopo un periodo di detenzione, risultati vani i tentativi dei fedeli cattolici di liberarli, nella notte tra il 5 e il 6 luglio vennero imbarcati segretamente per Brielle, ma con tappe in altre città, affinché ricevessero offese dal popolo calvinista.
Arrivati a Brielle, furono ancora sottoposti a tormenti e insulti, a cominciare da una sorta di parodia di una processione religiosa, durata circa quattro ore. Nella prigione locale furono uniti al gruppo altri tre prigionieri: due padri premostratensi, Adriano Becan e Giacomo Lacops, e un sacerdote diocesano, Andrea Wouters.
Alle 15 del 6 luglio, i prigionieri, digiuni dalla sera precedente, vennero portati nel centro della città, in una casa, per essere interrogati. Fra Cornelio non era in grado di disputare con i calvinisti (in quanto fratello laico, gli mancavano gli strumenti teologici), per cui rispose semplicemente: «Io credo e professo tutto quello che crede, professa e tante volte mi ha insegnato il mio Guardiano, padre Nicola».
La mattina dell’8 luglio, sette prigionieri vennero selezionati per essere condotti nella sala del Consiglio cittadino. Tutti furono sollecitati continuamente ad abbandonare la fede cattolica e si rifiutarono di rinnegare il primato del Papa, ribattendo le affermazioni dei persecutori.
Lo stesso giorno, a Brielle, arrivò un emissario, cattolico e proveniente da Gorcum, che portava con sé una lettera del Consiglio cittadino, in cui si chiedeva la liberazione dei prigionieri, ma anche un lasciapassare firmato da Marin Brant, comandante delle navi dei Gheusi, a loro destinato. Infine, recava una copia scritta di ordini arrivati il giorno prima dal principe Guglielmo d’Orange, nei quali era proibita la persecuzione degli uomini di Chiesa, protetti dalla legge.
Tuttavia Guglielmo de La Marck, conte di Lumley, comandante dei Gheusi, che già aveva assistito ad alcuni dei tentativi di far cedere i prigionieri, non solo non si attenne al decreto, anzi: dichiarò pubblicamente di voler disobbedire alle disposizioni, asserendo di voler vendicare la morte i calvinisti Horn ed Egmont, giustiziati dal Duca d’Alba come traditori.
Verso la mezzanotte fra l’8 e il 9 luglio, i prigionieri, in catene, vennero trascinati fuori città. Il luogo designato per l’esecuzione era un capanno nei pressi del convento agostiniano di Santa Elisabetta, usato come deposito di legna da ardere: lì si trovavano già due travi e una scala, ritenuti adatti per l’impiccagione.
Tre dei condannati, invece, furono risparmiati perché rinnegarono la propria fede. Padre Guglielmo da Liegi si arruolò come soldato, ma due anni dopo i fatti di Brielle venne accusato di furto e condannato all’impiccagione.
Il novizio Enrico, che già durante la prigionia aveva dato segno di diventare calvinista, e per questo era stato separato dagli altri, al momento di salire il patibolo ebbe paura. In seguito si pentì e finì i suoi giorni nel convento di Bois-le-Duc. Infine, il sacerdote Ponzio Heuter, anche lui trasferito in una delle carceri superiori col novizio, tornò alcuni anni dopo nella Chiesa cattolica e riprese a esercitare il ministero.
Anche i cadaveri furono vilipesi, finché non intervenne un cattolico di Gorcum che, dietro pagamento di una somma di denaro, ottenne che i martiri venissero seppelliti in due fosse scavate vicino al luogo dell’esecuzione, che divenne meta di pellegrinaggi.
Oggi vi sorge un santuario, dove sono venerati, in un’urna davanti all’altare maggiore, i resti dei diciannove martiri gorcomiesi (o gorcomiensi), capeggiati da padre Nicola Pieck, ai cui insegnamenti fra Cornelio rimase sempre fedele. Altre reliquie sono venerate nella chiesa di San Nicola a Bruxelles.
Fra Cornelio e compagni furono beatificati il 24 novembre 1675 da papa Clemente X e canonizzati dal Beato Pio IX il 29 giugno 1867. La loro memoria liturgica cade il 9 luglio, giorno della loro nascita al Cielo.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2021-07-29

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