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San Bademo (Vadim) Monaco

10 aprile

† Persia, 13 aprile 376

Nato da nobile famiglia in Persia, diviene eremita e abate di un monastero. La sua esistenza ascetica, dedita alla preghiera e alla carità, si scontra con la brutalità del regime persiano che lo imprigiona insieme ad altri sette monaci. In carcere, la fede di Vadim viene messa alla prova di fronte al cedimento di Narsete, un compagno di fede che abiura per ottenere la libertà. Incaricato di uccidere Vadim, Narsete vacilla, tormentato dal rimorso e dalla paura del giudizio divino. Solo dopo atroci sofferenze, Narsete decapita Vadim, che ottiene la palma del martirio il 13 aprile 376.



E' una bella storia quella di san Vadim, in russo, o Bademo, in italiano. Storia di un giovane coraggioso, poi santo monaco e, infine, martire vittorioso.
Bademo nacque nella città di Betlapeta, in Persia, da ricchi e nobili genitori. Essendo divenuto erede dei molti beni della famiglia, non si lasciò abbagliare dal vano splendore delle ricchezze né sedurre dai fallaci piaceri del mondo, ancora giovane abbracciò con tutto il cuore il Vangelo di Cristo, distribuì il suo patrimonio ai poveri e si ritirò a vita eremitica, edificando poi un monastero del quale fu abate.
Visse meditando le verità eterne, in intima e familiare unione con Dio, molto sollecito della salute del prossimo, dei poveri e dei miserabili che a lui ricorrevano e che egli accoglieva con singolare affetto. Viveva in mirabile povertà e pregava molto, anche di notte. Godeva di grande stima per le sue virtù.
Durante la persecuzione contro i cristiani del re Sapore II, Bademo e altri sette monaci furono incarcerati nell’anno 375 ed esposti a crudeli torture.
Nello stesso carcere c’era anche Narsete, un signore della città di Arnuno, anch’egli imprigionato per avere ricusato, come cristiano, di adorare il sole. Egli, raffreddatosi nella pietà, stanco delle angustie del carcere, invaghito di recuperare il suo perduto splendore, antepose la grazia del principe terreno a quella del celeste Imperatore. Si diede per vinto e, pur di riavere la sua libertà, con detestabile apostasia, si dichiarò pronto ad eseguire quello che il re Sapore II gli avesse ordinato.
Udita questa sua risoluzione, il re lo fece chiamare alla sua reggia e gli diede ordine di uccidere egli stesso il compagno di fede e di catene Bademo. Impugnato il ferro, Narsete, stava per uccidere Bademo, quando fu sorpreso da un improvviso terrore, cominciò a tremare e restò immobile come un sasso. Allora, Bademo lo mirò in viso con compassione e gli disse: “Così, Narsete, ti sei lasciato vincere dal male, ti sei indotto a negare Dio. Non hai orrore di spargere il sangue innocente? Per me e cosa dolce e soave il morire in testimonianza della vera fede per Cristo, ma tu a qual raggio di speranza di appiglierai davanti al tribunale del giustissimo Dio?”.

Narsete, pallido e tremante, con la mente turbata e fuori di sé per la confusione, né rifletteva sull’indegnità del fatto né si muoveva a misericordia. Alzò più volte la spada e vibrò più colpi ma sempre con mano tremante, così che fece soffrire a Bademo un più lento e doloroso martirio e, nello stesso tempo, espose se stesso alle beffe dei presenti che ammiravano la fortezza del martire e la vergognosa codardia del misero apostata. Solo alla fine, dopo molte ferite gli riuscì di recidere la testa a Bademo.

Bademo, il beato atleta di Cristo, conseguì la corona del martirio il 13 aprile dell’anno 376. La sua festa è celebrata il 10 aprile.


Autore:
Flavio Peloso

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Aggiunto/modificato il 2021-08-27

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