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Servo di Dio Renzo Pietro Buricchi Laico

Festa: .

Carmignano, Prato, 21 gennaio 1913 – Prato, 6 ottobre 1993

Renzo Buricchi (al Battesimo, Renzo Pietro) nasce il 21 gennaio 1913 a Seano, frazione di Carmignano, in provincia di Prato e diocesi di Pistoia, in una famiglia di contadini. Interrompe gli studi in terza elementare, ma osserva con meraviglia la natura e gli animali. A diciott’anni inizia a lavorare nel bar di uno zio, in piazza del Comune a Prato. Durante il servizio militare a Bologna, dopo un iniziale interesse per le filosofie orientali, inizia a leggere il Vangelo, a cui in seguito aggiunge la vita di san Francesco d’Assisi e altri testi di spiritualità. Tornato a Prato, sposa Misora Baldi, da cui ha un’unica figlia, Maria Pia. Iscritto fin da giovane al Partito Comunista Italiano, ne viene espulso perché, mentre lavora al bar e nelle riunioni di partito, continua a parlare di Gesù e del Vangelo. Condivide le sue intuizioni spirituali con alcuni amici, con i quali fonda quella che definisce “associazione disassociata”, che darà vita ai gruppi di preghiera chiamati “Piccoli Cerchi”. Ritiratosi a Seano dopo la pensione, il 3 ottobre 1993 viene colpito da infarto mentre lavora in campagna: portato all’ospedale Misericordia e Dolce di Prato, muore tre giorni dopo, a ottant’anni. L’inchiesta diocesana della sua causa di beatificazione e canonizzazione, per la verifica dell’esercizio in grado eroico delle virtù cristiane, si è svolta a Prato dal’8 ottobre 2022 al 5 ottobre 2025. I suoi resti mortali riposano nel cimitero dell’Arciconfraternita della Misericordia di Prato, precisamente nella Galleria San Francesco.


I primi anni e l’ambiente familiare
Renzo Buricchi nasce a Seano, località nel comune di Carmignano, attualmente in provincia di Prato e diocesi di Pistoia, il 21 gennaio 1913, da Alessandro Buricchi e Pia Santini. Al Battesimo, ricevuto due giorni dopo la nascita, il 23 gennaio nella parrocchia di San Pietro a Seano, gli vengono dati i nomi di Renzo Pietro.
Cresce nell’ambiente contadino della sua famiglia, la quale unisce a una buona formazione cristiana un marcato impegno politico nelle file socialiste. In effetti, negli anni del fascismo, suo padre Alessandro è imprigionato dal 1921 al 1923; in seguito, due cugini, Bogardo e Alighiero Buricchi, entrano a far parte della Resistenza, morendo per i loro ideali.

Alla scuola della natura
Renzo riceve la Prima Comunione il 3 giugno 1926. È un bambino sveglio e curioso, che inizia a interrogarsi sull’origine della vita, immerso com’è nella natura, a strettissimo contatto con animali, piante e alberi. La fede cristiana ricevuta in famiglia non riesce, almeno per il momento, a dare risposta a queste sue domande.
Il suo studio della natura continua anche quando, terminata la quarta elementare, lascia la scuola per lavorare nel podere di famiglia. In particolare, un giorno, osservando un cipresso, si accorge che quell’albero ha un ramo in una posizione insolita: è orientato verso un terreno vicino, dove, nascosto da un canneto, svetta un altro cipresso.
Il comportamento di quell’albero gli sembra come quello di un innamorato che vuole raggiungere la propria amata. Dal cipresso che cerca d’impollinare la cipressina, quindi, Renzo riconosce l’opera del Creatore e impara che nulla al mondo esiste per caso.

A Prato, nel bar-tabacchi di piazza del Comune
Il 21 agosto 1937, a Seano, Renzo sposa Misora Baldi, con la quale ha una sola figlia, Maria Pia. La nuova famiglia si stabilisce definitivamente a Prato; alcuni anni dopo le nozze, prende casa in via Frascati 13.
Nel frattempo, Renzo si era trasferito a Prato, per lavorare nel bar-tabaccheria di uno zio, situato in piazza del Comune, nel centro cittadino. Nel suo nuovo posto di lavoro applica agli esseri umani il suo spirito di osservazione, che già l’aveva condotto a meditare sulla Creazione.

La lettura del Vangelo e la scoperta della verità
Nello scarso tempo libero dal lavoro, Renzo inizia a confrontarsi con le filosofie e le religioni orientali. Vi riconosce lo stesso appello alla compassione verso le altre forme di vita da lui stesso sperimentato, ma continua a sentirsi insoddisfatto di fronte a quella molteplicità di risposte.
Questa sensazione ha il culmine durante il servizio militare, che Renzo svolge a Bologna a metà degli anni ’30 del 1900. Un giorno, mentre si trova sotto un pilone nei pressi del santuario della Beata Vergine di San Luca a Bologna, apre il Vangelo senza scegliere un passo preciso: gli capita sotto gli occhi la frase «Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli».
Quel versetto del diciottesimo capitolo del Vangelo di Matteo lo colpisce vivamente: Renzo riconosce di dover cambiare vita, liberandosi dagli egoismi tipici delle persone adulte. L’esempio di san Giovanni Battista, che legge in altre pagine del Vangelo, lo sprona ulteriormente: aumenta lo studio autonomo dei testi sacri, tanto da rimanerne sconvolto e da chiedere aiuto a un sacerdote.

Il bar come un eremitaggio
Anche in casa e sul lavoro Renzo cambia: si libera da qualsiasi cosa superflua e si dà a pratiche di penitenza, cercando di non farsi scoprire nemmeno dalla moglie e dalla figlia. Il bar diventa un luogo dove tanti vengono a chiedere aiuto e non escono mai a mani vuote. Dato che continua a parlare di Gesù perfino nelle riunioni del Partito Comunista, a cui si è iscritto giovanissimo, finisce per essere espulso.
Secondo le sue stesse parole, «Sono riuscito a trasformare il mio bar in un eremitaggio, ove ogni giorno entrano centinaia di persone, e credetemi, mi è costato sacrifici enormi, però quando sono arrivato a capire che quella non era più una bottega, ma una capanna da eremita, ho iniziato a vedere fra i clienti tanti poveri ciechi, inquieti e spesso cattivi e a provare il forte desiderio di aprire quegli occhi».

I primi amici di Renzo
Nel 1956, Renzo viene avvicinato da tre giovani, incuriositi da quelle sue affermazioni lapidarie che, agli occhi di alcuni, lo rendono un personaggio molto particolare, per non dire un matto. In particolare, sono attratti dai fenomeni dei cosiddetti Ufo, di cui sono appassionati.
Parlando con loro, li coinvolge nei suoi atti di carità e di preghiera: ad esempio, di notte, appena chiuso il bar, li porta in auto nei pressi degli ospedali, dove pregano per i ricoverati e per tutti i sofferenti, che considera “i notabili” della città; con loro, inoltre, raccomanda i moribondi alla misericordia di Dio.
Nasce così quella che Renzo definisce “associazione disassociata”, la cui caratteristica principale, a cui tiene particolarmente, è di avere un ridottissimo numero di aderenti. L’esperienza dura circa vent’anni, fino alla morte di due dei tre amici.

L’amicizia coi Frati Minori della Verna
Un altro rapporto speciale che Renzo stringe in quel periodo è con i Frati Minori del convento della Verna, quello del monte su cui san Francesco d’Assisi ricevette le stimmate. Da sempre ammirava la figura di quel Santo, particolarmente da quando, ragazzo, gli era parso di averlo visto in sogno e di avergli stretto la mano. Dopo quell’esperienza, la sua mano destra era rimasta gelida; nemmeno i medici riuscivano a spiegare scientificamente il fenomeno.
La relazione coi frati, confermata da una visita alla Verna nell’ottobre 1955, gli permette di trovare sempre più marcate affinità con lui. In particolare, di san Francesco elogia il fatto che «partì solo: modificò un’epoca» e che vinse più battaglie lui mediante il colloquio col sultano «che tutti i generali delle crociate». 
Secondo lui, l’opera di san Francesco «si ingigantisce... e l’ordine nei secoli, ha grandezza, quando si abbevera nella Sua imitazione, si impoverisce quando conserva le Sue glorie: il tempo nel passare annienta la sostanza della gloria richiamando al Suo seno chi l’edificò. I conservatori sono i lenti demolitori di essa». Sono tutte espressioni tratte dalle lettere scambiate con alcuni frati e dagli articoli pubblicati sulla rivista del santuario, «La voce della Verna».
Tuttavia, il vescovo di Prato, monsignor Pietro Fordelli, chiede ai frati di non farlo più scrivere per loro. Renzo obbedisce: promette che non pubblicherà mai più nulla, né su quella rivista, né da alcuna altra parte.

La rinascita del “popolo” di Renzo
Intorno al 1976, nasce un secondo gruppo di giovani interessati agli insegnamenti di Renzo. Tra di essi c’è un giornalista de «L’Unità», Marcello Pierucci: da ateo, diventa cristiano. Renzo lo soprannomina “Il Popolo”, dandogli implicitamente il compito di raccogliere la sua eredità.
Marcello e gli altri amici iniziano a registrare molte delle conferenze, come lui chiama i loro incontri, insieme alle invocazioni spontanee che lui pronuncia, tenendole per loro in obbedienza alle sue indicazioni.

Ritorno in campagna
Dopo cinquant’anni di attività, Renzo e Misora lasciano il bar-tabaccheria e tornano a Seano. Ormai Renzo ha capito che nella Creazione c’è l’impronta di Dio. In una delle sue conversazioni con gli amici, infatti, aveva dichiarato: «Non è che io ho amore per le piante e gli animali fine a se stessi, ma ho amore per la vita che li anima e in quella vita vedo sempre la scintilla divina che li fa vivere».
In un’altra conferenza, invece, aveva meditato così sull’Eucaristia: «Quando il sacerdote solleva l’ostia e dice: “prendete, questo è il mio corpo”… A me viene in mente la prima foglia di vegetale che nacque dalle acque, e vedo la scintilla divina ingenerarsi in essa, per arrivare nelle sue mutazioni attraverso i millenni a divenire la base di quel cibo, nel quale il Salvatore, rinnovando il suo sacrificio ne trasforma la sostanza, per divenire egli stesso cibo eterno per noi… Sentire vivo nella mente questo percorso è cosa così grande da rimanerne sbalorditi!!».

«Morire è meraviglioso!».
Proprio mentre lavora in campagna, il 3 ottobre 1983, Renzo è colpito da un infarto. Viene portato d’urgenza all’ospedale Misericordia e Dolce di Prato, ma in sala di rianimazione il suo cuore smette di battere. Grazie a un tentativo estremo dei medici, il battito ritorna qualche minuto dopo.
Appena riesce a parlare, Renzo dichiara: «È bellissimo! Mi sono trovato in una grande luce ed ho provato una beatitudine così grande che è impossibile raccontare, poi è tutto scomparso perché voi – commenta rivolto ai sanitari – mi avete riportato da questa parte».
Anche Marcello Pierucci riesce a salutarlo e a raccogliere queste sue parole: «Marcello, io lo dico a te e tu lo devi dire a tutti; morire è meraviglioso! Si passa di colpo dentro una luce che non ha eguali e provi un pace e una beatitudine che non è confrontabile con nessun’altra sensazione».

La morte
Tre giorni dopo, verso le 18 del 6 ottobre, un medico si accosta a lui per chiedergli se gli serve qualcosa. Renzo risponde: «Io no, dottore, e lei ha bisogno?». 
Quindi prosegue: «Vede dottore, io non ho altro da chiedere, perché questa esperienza mi ha dato la certezza di quanto ho pensato in tanti anni di studi, e cioè che l’uomo passa tutta la vita ai margini della Gloria di Dio e non se ne accorge. E la Gloria di Dio è proprio quella luce nella quale, sia pure per un brevissimo tempo, mi è stata data la possibilità di entrare». Di lì a poco, Renzo muore.
Viene sepolto il 7 ottobre 1983 nel cimitero dell’Arciconfraternita della Misericordia di Prato. La salma, riesumata il 12 maggio 1997, viene poi collocata nella Galleria San Francesco dello stesso cimitero.

La fama di santità
Col passare degli anni, gli amici di Renzo danno seguito a quella che era stata la sua ultima consegna: «È giunto il tempo che veramente iniziate a camminare da soli. Continuate ad incontrarvi, questa minuscola riunione è divenuta un piccolo cerchio e da questa create altri piccoli cerchi, i quali a loro volta potranno crearne un numero infinito. La Chiesa sarà la vostra madre, il vostro riferimento. E operate sempre perché questi piccoli cerchi siano il suo aiuto, il suo sostegno».
In particolare, Marcello Pierucci dà alle stampe due pubblicazioni: «Un cipresso per amico», del 1999, dove racconta la vita di Renzo, e «Renzo Buricchi. Mistero eterno, Natura e Piccoli Cerchi sul cammino del “tabaccaio di Prato”», del 2007, trascrizione delle conferenze.
Nello stesso 2007 è stato fondato il Cenacolo Renzo Buricchi, per dare continuità alla sua esperienza spirituale e cercare di coordinare i Piccoli Cerchi, ovvero i gruppi che a essa si rifanno. Il 30 maggio 2009 è stata stampata la «Carta dei Piccoli Cerchi», per diffondere e sintetizzare la sua spiritualità.
I vescovi di Prato hanno seguito con interesse lo sviluppo della fama di santità di Renzo, soprattutto monsignor Gastone Simoni, che ha dato l’approvazione alla «Carta dei Piccoli Cerchi». Sotto l’episcopato di monsignor Franco Agostinelli si è invece tenuto, nel 2016, un convegno di studio.

La fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione
A fronte di questa fama di santità, don Alessandro Andreini, nominato postulatore il 21 settembre 2021, ha presentato a monsignor Giovanni Nerbini, vescovo di Prato, il Supplice libello, per chiedere formalmente l’avvio della causa. 
La Conferenza Episcopale Toscana, il 6 ottobre seguente, ha dato parere positivo circa l’introduzione della causa, che ha ricevuto il Nulla Osta dalla Santa Sede il 3 febbraio 2022. Il 19 giugno 2022 è stato presentato ufficialmente l’Editto con cui si annunciava l’apertura, seguito dall’accettazione del Supplice libello il 4 ottobre 2022. 
L’inchiesta informativa diocesana su vita, virtù e fama di santità del Servo di Dio Renzo Buricchi si è quindi aperta l’8 ottobre 2022, concludendosi il 5 ottobre 2025.

Preghiera
Signore onnipotente, eterno Dio, ti ringraziamo per averci fatto dono della testimonianza di vita e di fede di Renzo Pietro Buricchi.
Docile allo Spirito Santo, egli ha percorso con semplicità e umiltà il sentiero che conduce fino a te, scoprendo la Scintilla del Tuo amore in ogni forma di vita, sperimentando la gioia della tua amicizia.
Ti ringraziamo per aver ispirato a Renzo di non tenere per sé i tuoi doni, ma di condividere con chi lo desidera le piccole pietre di verità che tu avevi disseminato lungo il suo cammino.
Tu che hai aperto gli orizzonti infiniti della preghiera, nella generosa condivisione del dolore di tutti i viventi, ascolta la preghiera che ti rivolgiamo e concedici la grazia che per la sua intercessione ti domandiamo.
Donaci, infine, secondo il tuo disegno, la gioia di vederlo presto annoverare tra i beati nel cielo. Amen.
Pater Ave Gloria


Autore:
Emilia Flocchini


Note:
Chi ricevesse grazie o favori per l’intercessione del Servo di Dio Renzo Pietro Buricchi è pregato di darne comunicazione al postulatore dell’inchiesta diocesana (Don Alessandro Andreini, cell. 3478769130 – [email protected]).

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Aggiunto/modificato il 2025-11-05

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