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Beati Francesco, Abdel-Mooti e Raffaele Massabki Martiri maroniti

10 luglio

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Damasco, Siria, † 10 luglio 1860

I tre fratelli Francesco, Abdel-Mooti e Raffaele Massabki, laici cattolici maroniti, furono vittime di una sanguinosa persecuzione scatenata nel XIX dai turchi contro la Chiesa patriarcale maronita. Essi morirono a Damasco, in Siria, il 10 luglio 1860 ed in tale anniversario sono commemorati dal Martyrologium Romanum, essendo stati beatificati nel 1926 dal pontefice Pio XI. L’iconografia sorta su di loro li raffigura solitamente insieme, inginocchiati dinnanzi all’altare, talvolta con la sciabola, oggetto del loro martirio.

Martirologio Romano: A Damasco in Siria, passione dei beati martiri Emanuele Ruíz, sacerdote, e compagni, sette dell’Ordine dei Frati Minori e tre fratelli fedeli della Chiesa Maronita, che, con l’inganno consegnati ai nemici da un traditore, furono sottoposti per la fede a varie torture e conclusero il loro martirio con una morte gloriosa.


Bisogna dire che i tre fratelli Massabki, sono già citati nella scheda dei Beati Martiri Francescani di Damasco, con i quali subirono il martirio e furono beatificati il 10 ottobre 1926 da papa Pio XI.
Essi perirono nella tragica notte del 9-10 luglio 1860, che ridusse il quartiere cristiano di Damasco in Siria, ad un cumulo di macerie fumanti; gli otto missionari francescani, sette spagnoli e un austriaco, svolgevano la loro vita comunitaria nel convento di Damasco, estendendo l’apostolato fra la popolazione locale.
Fino a quando i Drusi, setta religiosa di origine musulmana sciita, in preda al loro fanatismo di insofferenza religiosa, scoppiato negli anni 1845-46 e poi specialmente nel 1860, contro il cristianesimo, percorsero con furia omicida la città, facendo stragi di cristiani.
I francescani Emanuele Ruiz, Carmelo Volta, Engelberto Kolland, Ascanio Nicanore, Pietro Soler, Nicola Alberga, Francesco Pinzo, Giovanni Giacomo Fernandez, si rifugiarono fra le solide mura del convento e con loro anche tre fedeli cristiani maroniti, loro collaboratori.
Purtroppo, forse fra gli inservienti locali, ci fu un traditore che segnalò una porticina secondaria, che nessuno aveva pensato di sprangare, permettendo ai fanatici fondamentalisti islamici, di massacrare tutti a colpi di scimitarra.
Diamo qui qualche notizia sui tre fratelli di sangue di Damasco; essi godevano nella comunità maronita di vasta stima di osservanti e zelanti cristiani, Francesco, il fratello maggiore era un negoziante di seta molto ricco, ciò nonostante osservava i precetti religiosi con esattezza, facendoli osservare dai familiari; fu molto duro con una figlia che aveva violato il digiuno quaresimale; iniziava la sua giornata assistendo alla celebrazione della Messa e la terminava con la funzione liturgica serale e per questo anticipava la chiusura del negozio.
Abdel-Mooti (= servo del Donatore), invece si era ritirato dagli affari di commerciante, temendo di non poter sempre tenere la coscienza tranquilla e si dedicò all’insegnamento nella scuola dei Francescani.
Anche lui ogni mattina assisteva alla Messa con la figlia, uscendo con ogni tempo anche con la neve; prevedendo la sua fine, quel giorno si congedò dai suoi alunni, esortandoli a non temere il martirio, considerandolo una grazia divina.
Raffaele Massabki era celibe e amava la solitudine contemplativa, tra la casa e la vicina chiesa, trascorreva molte ore ogni giorno nella preghiera e nella meditazione, aiutava il fratello Francesco nel negozio e il sacrestano nella vicina chiesa francescana.
Quando verso l’una dopo mezzanotte, i Drusi penetrarono nel convento, dove si erano rifugiati con gli otto francescani, essi furono chiamati per nome e invogliati dai fondamentalisti ad abiurare la fede cristiana e ritornare a quella islamica, così avrebbero avuto salva la vita, ma essi singolarmente, come i cristiani dei primi tempi, rifiutarono con parole di fede genuina e convinta e furono massacrati a colpi di scimitarra, sciabola, mazze ferrate, a Raffaele fu staccato il capo di netto e il suo corpo calpestato.
Quando il 17 dicembre 1885 fu iniziato il processo per la beatificazione dei martiri francescani di Damasco, i tre fratelli Massabki, benché periti nello stesso giorno, luogo, motivo e circostanze, furono dimenticati.
Ma quando nella primavera del 1926, a causa conclusa, si fissò la data della solenne beatificazione per il 10 ottobre, l’episcopato maronita che come è noto è legato alla Chiesa di Roma, con a capo l’arcivescovo di Damasco, presentò a papa Pio XI una urgente istanza, affinché i tre fratelli Massabki maroniti, periti anch’essi nell’eccidio attuato dai Drusi musulmani, fossero accomunati nella gloria ai padri francescani, come lo furono nella vita e nel martirio.
Papa Pio XI con un gesto rimasto unico nella storia della Congregazione dei Riti, riconoscendo legittima la richiesta, dispose un processo sommario sulla vita e sulla morte di Francesco, Abdel-Mooti e Raffaele Massabki, incaricando per questo mons. C. Salotti, promotore della fede e il padre Santarelli, postulatore dei Frati Minori, che si recarono in Siria e in Libano per le indagini, raccogliendo le dovute e genuine testimonianze, compresa quella del parroco maronita, Moussa Karam loro contemporaneo e miracolosamente sfuggito alla strage.
Il 7 ottobre papa Pio XI, viste le prove raccolte e concedendo la dispensa dei miracoli prescritti, firmò il decreto per la loro beatificazione, che come già detto ebbe luogo il 10 ottobre successivo insieme agli otto francescani.
La loro celebrazione comune fu fissata al 10 luglio.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2006-06-06

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