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Roma. Seimila538 "voci", anche
se il numero dei santi e dei beati del nuovo
"Martirologio romano" è più elevato.
Perché spesso, accanto al nome, c'è
un "...e tot compagni". E, tra una
settimana, con le nuove beatificazioni già
in programma, sarà già incompleto. Ma
in ogni caso, a quasi mezzo secolo dalla
pubblicazione, nel '56, della precedente edizione,
il nuovo volume che raccoglie i nomi di tutti
coloro per i quali la Chiesa ha pubblicamente
ammesso il culto segna il culmine di un lavoro
tanto grande quanto prezioso.
Il nuovo "Martirologio romano", il primo dall'epoca
del Concilio Vaticano II, è stato presentato
ieri nella Sala Stampa della Santa Sede dal
cardinale Jorge Arturo Medina Estevez, prefetto
della Congregazione per il Culto divino e la
disciplina dei sacramenti, da monsignor Francesco
Pio Tamburrino e da monsignor Mario Marini,
rispettivamente segretario e sottosegretario della
stessa congregazione. Tanto per dare l'idea
dell'impegno richiesto, basti pensare che il lavoro
di revisione, come ricordato da Medina Estevez,
è iniziato nel 1966 con l'obiettivo di
conservare e, al tempo stesso, rinnovare la memoria
in ogni giorno della santità della Chiesa.
Il porporato a tale proposito ha ripercorso la
storia degli «elenchi» che inizialmente,
nelle Chiese particolari, contenevano i nomi dei
martiri morti in quella Chiesa, ma anche i nomi di
uomini e donne morti in altri luoghi e il cui
martirio ebbe grande risonanza, tanto da essere
ricordati in altre Chiese.
Dai tanti martirologi si è poi arrivati a
quello "unico", nel quale trovavano posto tutti i
santi e i beati riconosciuti come tali
dall'autorità della Chiesa cattolica: il
primo risale al XVI secolo e fu opera del cardinale
Cesare Baronio, e venne approvato nel 1586 da Papa
Gregorio XIII. Da allora è stata una
successione di decine e decine di revisioni, spesso
- ha spiegato Tamburrino - anche «senza cura
né spirito critico, che finirono con il
moltiplicare gli errori anziché
ridurli». Rispetto all'ultimo, che come detto
è del '56, sono stati eliminati dall'elenco
i nomi di quei santi, martiri o beati della cui
esistenza non vi sono prove storiche
sufficientemente fondate. Per avere l'elenco
completo di questi nomi occorrerà aspettare
la pubblicazione dell'"Appendice", ma per esempio
si può già dire che nel nuovo
martirologio, mentre troviamo il san Giorgio che
sconfisse il drago e san Cristoforo, sono stati
cancellati i nomi di santa Filomena e di Uria,
santo vittima del santo re Davide. E non si
può escludere, ha osservato Medina Estevez,
che ulteriori ricerche scientifiche
«richiedano altre correzioni nelle edizioni
future».
Insomma, un'opera «monumentale» che
risponde «all'esigenza - ha spiegato
Tamburrino - di ripristinare il culto dei santi
nella sua più genuina autenticità e
di fornire ai fedeli veri ed opportuni esempi da
imitare». Un Martirologio, nello stesso tempo,
in grado di catalizzare interessi svariati,
«anche del mondo accademico e degli studiosi
di liturgia, che in questo testo vedono realizzarsi
istanze conciliari non prive di grande
attualità, anche alla luce del recentemente
dibattuto rapporto tra scienze umane e virtù
della Chiesa».
Salvatore Mazza
(da Avvenire 03/10/01)
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