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IL LITURGISTA Come utilizzare il testo? Parla Padre Maggioni

Quella lista di nomi che unisce cielo e terra

Perché un Martirologio non è un elenco come gli altri, ma un libro liturgico? E come fa in concreto una comunità a «celebrare» i santi di un determinato giorno? Sono le domande che nascono alla notizia che da ieri la Chiesa universale ha un nuovo Martirologio. Sono passati i tempi in cui i monaci, durante l'«ora prima», cantavano in coro gli elogi dei santi del giorno. Eppure il tema della santità oggi è quanto mai attuale nella Chiesa. E nella dottrina cristiana i santi non sono solo modelli da imitare: sono parte vivente di una comunità che celebra il suo Signore. Può, dunque, il nuovo Martirologio diventare un'occasione per rendere questo aspetto di nuovo visibile nei nostri riti?
«La Chiesa - premette il liturgista padre Silvano Maggiani - ha sempre sentito il bisogno di "far vedere" la presenza dei santi in mezzo a noi. Storicamente lo ha fatto attraverso l'evocazione: proclamando una serie di nomi (quindi con il mezzo della parola) si rende viva la percezione della communio sanctorum. È quanto avviene, ad esempio, nella preghiera eucaristica, con un elenco per forza di cose limitato. Da qui, in ambiente monastico, nacque l'uso di cantare il Martirologio, proprio con questa logica».
Ma oggi? Ha ancora senso citarli tutti? «Può avere un senso in una prospettiva che chiamerei estetica - risponde Maggiani -: ricordare i santi di una determinata giornata dà a vedere come il Vangelo sia stato davvero vissuto nella storia. Questo mostrare è importante. Pensiamo a cosa è stato durante il Giubileo la commemorazione al Colosseo dei martiri del XX secolo. Si è trattato di un gesto liturgico che ci ha permesso di vedere un aspetto del Novecento fino a quel momento rimasto sommerso».
Fin qui la teoria. Ma in pratica come si potrebbe fare? Il problema è aperto. Lo stesso prefetto della Congregazione per il culto divino ieri, presentando il Martirologio, non ha indicato modalità precise per la sua lettura. «Si potrebbe pensare, riallacciandoci alla tradizione, a una proclamazione durante la liturgia delle ore - prova a ipotizzare padre Maggiani -. Dopo la lettura breve delle lodi. Oppure durante le ore minori (terza, sesta o nona). O ancora, richiamando il tema della comunione dei santi in una prospettiva escatologica, prima della benedizione finale del vespro. Un'altra soluzione, guardando più all'ambito parrocchiale, potrebbe essere la proclamazione dei santi del giorno durante la Messa tra il Vangelo e l'omelia, come avviene il 6 gennaio per l'annuncio della data della Pasqua. Ma sono ipotesi tutte da valutare».
Al di là delle soluzioni tecniche, comunque, il richiamo visibile nella liturgia di una verità di fede quale la comunione dei santi è un'idea suggestiva. «Una cosa però è importante - precisa il liturgista -: non bisogna perdere di vista la sorgente della santità. È Dio che santifica ed è a lui che tutto ritorna». Il salto di qualità rispetto a un qualsiasi calendario è tutto qui.

Giorgio Bernardelli
(da Avvenire 03/10/01)
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